Gli Easter Egg: sorprese vintage nel mondo videoludico e dintorni

Gli Easter Egg, portati agli onori della cronaca da opere di narrativa nostalgica come Ready Player One, libro e poi film, sono da sempre stati compagni di giochi e programmi, ma anche di computer retro.
L’Easter Egg deriva il suo nome dal rito del “Coniglio Pasquale”, di cui ci siamo occupati in altra rubrica: quel gioco in cui uova colorate vengono nascoste in giro per mandare i piccoli alla loro ricerca.
Un Easter Egg in gergo videoludico è esattamente questo: qualcosa che non serve all’economia del gioco, ma serve per nascondere una sorpresa, o spesso per “marcare il territorio”, al suo autore.
Ce ne sono tanti di Easter Egg, più delle stelle in cielo: ci concentreremo sui più storici e curiosi.
Prima della parola Easter Egg
Il primo Easter Egg riconosciuto nella storia informatia è reperibile in TECO, un editor testuale per i computer PDP-6 negli anni ’60. Era brutalmente semplice: il programmatore William F. Weiher aveva in testa il motto “fate l’amore e non fate la guerra” (make love, not war), “popolarizzato da Jane Fonda”, o almeno lui riteneva, e così quando fu il momento di inserire in TECO il comando make face in modo che prima dell’esecuzione comparisse il motto completo a schermo.
Weiher era un amante dei giochi di parole e delle curiosità: quando gli uffici dove coniò questo easter egg ebbero bisogno di munirsi di interni, egli propose che avessero nomi di luoghi apparsi nella Terra di Mezzo del Signore degli Anelli anziché di numeri.

William Weiher, creatore del primo Easter Egg informatico popolarizzato
Capirete che per l’autore dell’interno Mordor, Imladris e Pony Rampante, inserire un motto pacifista udito da Jane Fonda fosse, tutto sommato, ordinaria amministrazione.
Il primo Easter Egg propriamente detto, ancorché non nominato, apparve nel gioco Moonlander, ispirato all’allunaggio e creato nel 1973 sulla base di giochi testuali di identico contenuto per dimostrare le qualità dei computer DEC dell’epoca (pari, grossolanamente, ad una console di prima e seconda generazione: l’Atari VCS, per capirci).

Easter Egg in Moonlander
Facendo volare la navicella in orizzontale senza meta, il gioco si interrompeva con l’astronauta che incontrava un McDonald’s spaziale interrompendo la sua avventura per fermarsi a mangiare un panino lunare.
Fino a questo punto gli Easter Eggs erano scherzi senza nome, oppure “funzoni dimenticate”: William Crowther, autore di Colossal Cave Adventure ad esempio aveva bisogno di inserire nel gioco dei cheat code, dei trucchi per esplorare gli ambienti virtuali da lui creati, lasciando la “parola magica” XYZZY nel gioco finito, consentendo a chiunque di teletrasportarsi di stanza in stanza.
Dovremo aspettare le pessime politiche di Atari nei confronti dei suoi dipendenti.
Il primo Easter Egg propriamente detto e il tracollo di Atari
Negli anni ’70 Atari aveva idee piuttosto sui generis sul rispetto delle maestranze. Sostanzialmente i programmatori erano risorse da incatenare al ciclo produttivo evitando “cacciatori di teste”.
Al programmatore medio non era consentito neppure firmare i propri giochi, per paura che qualcuno decidesse di contattare i creatori migliori per portarli nel mondo della concorrenza.
Abbiamo già visto come, quando quattro programmatori decisero di alzare la testa chiedendo un trattamento migliore, Atari rispose dapprima picche, per poi cominciare un’aggressiva campagna promozionale contro di loro, usando spazi pubblicitari per definirli dei farabutti arricchitisi grazie ai segreti di Atari per poi cercare di trascinarli in tribunale distruggendo la loro nuova impresa commerciale per riportarli all’ovile.
Cosa che fallì accelerando il declino già avviato di una Atari incapace di innovarsi.

Giochi Activision
Nel frattempo Warren Robinett, programmatore, decise di ribellarsi come poteva. La band dei quattro della futura Activision se ne andarono sbattendo la porta e sfidando la casa madre in tribunale: Robinett decise che Atari gli aveva rubato il riconoscimento e ogni leva commerciale e contrattuale per far valere la sua abilità.
Ispirato non già ai passati e citati proto Easter Egg, ma al mito delle “Canzoni dei Beatles coi messaggi satanici al contrario e i messaggi sulla morte di Paul McCartney” decise che se la nuova direzione di Atari aveva stabilito di condannarlo all’anonimato, lui si sarebbe ripreso la fama.
Inserì in Adventure, un gioco da lui creato con uno scudiero alla ricerca di un calice/graal in un castello, un singolo pixel che, toccato, avrebbe sbloccato una stanza segreta col suo nome in enormi caratteri cubitali lampeggianti.

Adventure: il primo Easter Egg della storia nominato come tale
Poi Robinett se ne andò anche lui per fondare The Learning Company, ditta che produceva giochi educativi per i computer Apple II nel 1980.
A questo punto un quindicenne di nome Adam Clayton si imbatté nella stanza segreta e, convinto di aver scoperto un enorme segreto piazzato da Atari per i più bravi e valorosi, scrisse alla ditta una lettera.
La direzione fu livida, e propose immediatamente di ristampare tutte le cartucce di Adventure rimuovendo la firma dell’autore. Fu loro fatto notare che, semplicemente, a quel punto sarebbe costato troppo, e qualcuno degli impiegati interpellati rispose che avrebbe benissimo potuto metterci il suo nome.
Steve Wright, direttore addetto allo sviluppo, suggerì invece di mentire spudoratamente al ragazzino e a tutti i giocatori.

Scena dal film Adventure
Suggerì di rispondere a Clayton che effettivamente si era imbattuto in un segreto, suggerendo che tutti i programmatori inserissero un “qualcosa”, fossero anche le loro iniziali, nascosto nei giochi perché i ragazzini lo trovassero.
Decise di chiamare quel qualcosa Easter Egg perché “ai ragazzini piacciono le Uova di Pasqua”.
Giochi Atari come Yar’s Revenge ebbero iniziali nascoste da cercare, e si preferì diffondere la voce che Atari incoraggiava simili operazioni che non autoaccusarsi di stroncare le fantasie dei programmatori.
Di lì a poco Atari chiuse i battenti, ma il concetto di Easter Egg no. Nel 1977 Atari introdusse un Easter Egg in uno dei suoi cabinati, Spaceship 1: un codice per ottenere un saluto dell’autore e dieci gettoni gratis.
Gli easter egg dopo Atari
Molti Easter Egg furono creati e lanciati da transfughi di Atari: Jay Miner, per feteggiare il successo del suo progetto post-Atari (una piccola cosetta chiamata l’Amiga 1000) fece incidere nel case delle prime unità le firme di tutti i suoi collaboratori, più le orme della zampina del suo cane adorato.
Sempre DEC, nel 1984, fece nascondere una serie di insulti in cirillico nel CVAX anticipando che le fabbriche del falso in URSS avrebbero messo le mani sulla sua creazione e cercato di replicarla scoprendo di trovarsi accusati di essere “Ladri che rubano le cose migliori”.
Nel 1985 Kazuhisa Hashimoto, programmatore di Gradius si trovò nella stessa situazione dell’autore di Colossal Cave Adventure: aveva sostanzialmente un intero gioco da testare ma poco tempo per farlo. Introdusse un codice per darsi vite illimitate e quindi accorciare il numero di tentativi per “vedere tutto”.

L’inglese era una lingua molto di moda in Giappone, come l’informatica
Si dimenticò di toglierlo, e Nintendo, come era accaduto con Steve Wright, decise di aggiungere il Konami Code in diversi giochi incitando quindi i giocatori a provre il maggior numero di giochi della casa per scoprire dove essi si erano andati a cacciare.
In un certo senso, fu Nintendo ad avere alcuni degli Easter Egg più famosi: in Adventure of Link, il nostro protagonisita poteva imbattersi in personaggi dai nomi improbabili di Bagu ed Error, con la celebre frase ritenuta da molti un errore del gioco “I am Error”.
In realtà un Easter Egg voluto diede ad alcune comparse nella terra di Hyrule nomi ispirati alla cultura informatica ed all’inglese, entrambi molto amati dai Giapponesi dell’epoca.

La stanza di Chris
Sempre nella saga di Zelda, arrivati ad A Link to the Past Nintendo decise che non solo avrebbe inserito un Easter Egg nello stile di Adventure, ma avrebbe indetto un concorso per decidere chi immortalarvi.
Vinse Chris Houlihan, evidentemente abbonato alla rivista Nintendo Power del quale alla fine della fiera non sappiamo nulla altro se non un suo messaggio dove invita a tenere il segreto sulla sua identità nella prima edizione di ALttP.
Game Freak e gli Easter Egg nella saga di Pokemon
Sempre in casa Nintendo, abbiamo già visto come Satoshi Tajiri aveva iniziato la sua carriera nel mondo dei videogames come Fanzinaro, scrivendo liste di trucchi ed easter egg da vendere agli amichetti.
Lui era un convinto assertore della teoria secondo cui trucchetti e easter egg aumentavano le vendite perché aumentavano l’attenzione.
In un certo senso, l’elusivo Pokémon Mew, primo dei Pokemon Mitici (animaletti ottenibili solo partecipando ad eventi de visu o comunque non ottenibili semplicemente giocando) potrebbe essere considerato un Easter Egg: fu aggiunto solo alla fine, quando dopo aver rimosso i file necessari al debug era rimasto spazio per un solo animaletto, e a parte qualche trucco poco lecito, per ottenerlo dovevi rispedire la cartuccia ai produttori per far caricare la bestiola mitologica.
Ma c’erano anche easter egg falsi poi diventati veri: un camioncino tra gli oggetti di scenario divenne oggetto della leggenda per cui interagendo con esso si avrebbe potuto ottenere Mew senza bisogno di vincere un concorso per spedire la cartuccia al produttore.

Esempio di “neve diamantata” nei remake
Nei remake successivi dei primi giochi della saga (Blu e Rosso) interagendo col camioncino potevi ottenere oggetti utili per il gioco.
A cominciare dai giochi di quarta generazione, durante alcuni anniversari della saga, nei luoghi della mappa dove appare della neve, essa diventa una sfavillante pioggia di diamanti,
Un easter egg che confina col Creepypasta in Pokémon XY una “streghetta”, allenatrice dedita ai Pokemon del tipo psico e spettro vestita con abiti “gotici” scarmigliati e stropicciati, appare alle spalle del giocatore dichiarando “tu non sei il Prescelto” per poi svanire allontanandosi con fare misterioso.
La misteriosa streghetta tornerà in Pokemon Alpha Zaffiro/Omega Rubino, sempre nella sesta generazione, nuovamente per notificare il giocatore di non essere il Prescelto.

La streghetta
La prima volta possiamo parlare di un elemento di mistero, la seconda volta è ovvio l’Easter Egg rispetto alla prima, e tutti aspettano il prossimo gioco della saga ambientato nel continente di XY, Pokemon Z-A, di prossima uscita, per avere nuove notizie della streghetta.
Un easter egg meno misterioso è la possibilità di incontrare, in gioco, version digitali dei programmatori della saga pronti a lodarti per l’abilità dimostrata e chiederti se il gioco ti ha divertito.
Doom e i suoi bizzarri easter egg, più altri easter egg truculenti
Abbiamo già visto come Doom sia stato un fenomeno epocale, e come un easter egg collega tutti giochi della saga, portando il Doomguy a dissacrare la memoria dei suoi antenati videoludici e non solo B.J. Blaskowitz e Billy “Commander Keen” Blaze, antenati e protagonisti di saghe connesse.
In un altro Easter Egg è possibile imbattersi nell’autore stesso dei giochi, ridotto ad una testa decapitata, che parlando al contrario come in Twin Peaks ti ordina di dargli il colpo di grazia per sbloccare un finale alternativo del gioco.

Non la cosa meno strana
In Mortal Kombat, saga di picchiaduro basata su brutali ammazzamenti in grafica così iperrealistica da andare oltre la uncanny valley (diversificandosi così dalla violenza sublimata di Street Fighter), è possibile sbloccare per tutta la saga il faccione sorridente del musicista Dan Forden e la sua voce in falsetto che interrompe il pathos della battaglia urlando Toasty!
Hideo Kojima e i suoi bizzarri easter egg
Hideo Kojima è sempre stato uno dei più brillanti creatori, ed è così abituato a creare giochi in grado di sfondare la quarta parete che neppure ci fai più caso. Escluderemo creazioni più moderne, come un finale di Nier: Automata sbloccabile donando il tuo salvataggio, quindi tutte le tue avventure, ad un giocatore bisognoso per trasformarti idealmente in un bot che si sacrificherà per lui o lei nel finale conducendolo alla vittoria.
Giochi rinomati come la saga di Metal Gear Solid hanno ad esempio avversari come il telepate Psycho Mantis, che in gioco si vanta della sua abilità di leggere nel pensiero dei suoi nemici e nel gioco infatti è programmato per percepire i movimenti impostati sul pad della PlayStation originale e cambiare le scene visualizzate sul monitor simulando una perdita di segnale.

Ovviamente Psycho Mantis leggeva da scheda di memoria e controller
Quando il cattivo comincia a leggere l’elenco dei giochi salvati sulla tua Memory Card (sulla Playstation originale installata sopra la porta joypad) ti fornisce un indizio per trasformare la sfida in una vittoria sicura: usando il pad del secondo giocatore (o, su PC, smettendo di usare il pad per passare alla tastiera) i poteri del nemico cessano di esistere.
Nel terzo gioco della saga un Easter Egg ti consente di sconfiggere in modo comicamente brutale il cecchino centenario The End: puoi sfidarlo in un’epico scontro tra cecchini, che Kojima avrebbe voluto durasse settimane ma non era possibile in un gioco per la PS2 e al termine del quale egli ti ringrazierà di avergli consentito di morire in modo epico, oppure iniziare la sfida, salvare il gioco e smettere di giocare per almeno otto giorni.
Al tuo ritorno, semplicemente avresti trovato l’anziano cecchino morto di vecchiaia mentre attendeva il tuo ritorno per cominciare la sfida.
Tornando alla PlayStation
Uno dei gimmick originali delle prime due generazioni della PlayStation era l’avere una vocazione multimediale. La PlayStation originale poteva quindi sostituire un decente lettore di CD Audio, la PlayStation 2 era il primo lettore DVD di molti ragazzini.
Per questo in “Castlevania: Symphony of the Night”, usando il CD di gioco come CD Musicale, potevi trovare una traccia audio segreta coi ringraziamenti del protagonista e remix delle colonne sonore più belle.
Molti giochi per PlayStation “doppiavano” anche come CD delle colonne sonore, ma un simpatico Easter Egg colpiva
Easter Egg di vario tipo
Nel gioco del 2001 per GameCube Wave Race: Blue Storm un poco noto easter egg, scoperto solo dieci anni dopo, consentiva di trasformare il commentatore in un povero stron*o incattivito dalla vita che continuava a insultare, ripetutamente, il giocatore.
Nel picchiaduro del 1996 Virtua Fighter 3TB è possibile imbattersi nel Galaxy Express 999, creazione del genio visionario del mangaka Leiji Matsumoto, mentre nell’edizione USA di Kung-Fu Masters per il Commodore 64 era possibile finire le tue sfide nel modo più “yankee” possibile: estraendo una pistola per ammazzare tutti.
Ma la saga di Monkey Island, da noi affrontata, era piena di Easter Egg, così tanti da meritare un capitolo a parte. Molti satirizzavano gli usi e malcostumi del mercato videoludico dell’epoca.

Un modo astuto per motteggiare Sierra
Siccome Monkey Island nacque come risposta alle frustanti avventure grafiche Sierra dove era possibile morire o rimanere bloccati, ecco che Guybrush, praticamente immortale, nel primo capitolo può morire se, dopo aver dichiarato di poter trattenere il fiato per dieci minuti, viene lasciato sott’acqua per dieci minuti e un secondo (nell’ultimo sequel, moderno, semplicemente nella “storia cornice” suo figlio gli dirà che se non la smette di darsi per morto per non raccontare il seguito se ne andrà via interrompendo la narrazione…), e cadendo da un precipizio, viene prima accolto dalla schermata di morte tipica dei giochi Sierra, per poi ritornare in scena dicendo di essere “rimbalzato su un albero della Gomma”.
Altri Easter Egg lo vedono trovare nel primo gioco un passaggio segreto che richiede l’inserimento di floppy non in possesso del giocatore (satira del fatto che, prima dell’arrivo dei CD, molti giochi erano distributi su più floppy da installare sul disco rigido o scambiare) e che riappare nel terzo capitolo della saga come collegamento tra i due giochi, e persino comparire nel gioco Indiana Jones e la Macchina Infernale.
Gli Easter Egg, oggi
Gli Easter Egg non hanno mai smesso di apparire anzi: lo spazio di archiviazione maggiore nei giochi consente di inserirne di nuovi.
Siamo alle porte di GTA VI: in GTA V è ad esempio possibile assistere alla scena madre di Thelma&Louise, o almeno una sua riedizione moderna
Siamo all’arrivo della Switch 2, ma nel Pro Controller della Switch originale, visibile guardando sotto l’anello del controllo analogico di sinistra, è possible leggere un messaggio di “ringraziamento per i fan gamers”.
Il Pro Controller aveva peraltro anche un LED Segreto, attivabile solo usandolo su PC o, a partire da un update del 2019, come aiuto visivo per le notifiche.
Rimanendo così un curoso Easter Egg per due anni.
Naturalmente la storia potrebbe continuare a lungo: ma per ora, fermiamoci qui.
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