Bufala

Su Twitter rilanciano l’hashtag tachipirina, ma “tachipirina e vigile attesa” è sempre stato una fake news

Ritorna a grandi passi la bufala della “tachipirina e vigile attesa”, cavallo di battaglia dei novax.

Nella narrazione novax, ogni cura fai da te, ogni attacco ai medici e al governo, ogni colpo basso sull’informazione ufficiale trova giustificazione così. “Loro ci curano con la tachipirina e la vigile attesa, loro vogliono ucciderci”

Ma in realtà non è così. Non è mai stato così.

Già a partire da aprile 2020, infatti, le linee guida dell’AIFA per il trattamento dei pazienti Covid non hanno mai previsto solo “tachipirina e vigile attesa”.

Il protocollo prevede l’uso di diversi farmaci, come eparine, cortisone, antibiotici e anti-infiammatori non stereoidei.

Non è mai stata solo tachipirina

Semplicemente prevede sia un medico a prescriverli e non il primo che passa.

Vieppiù che secondo FNOMCeO, la terapia per i casi lievi è

Se la persona contagiata è in condizioni sufficientemente buone per restare in casa, ovviamente isolata dal resto delle persone conviventi, il medico può prescrivere innanzitutto farmaci per al­leviare i sintomi: paracetamolo per la febbre, antidolorifici non steroidei per i dolori muscolari o articolari. Come spiega l’INMI Spallanzani, “il cortisone può essere considerato solo per i pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore dall’insorgenza dei sintomi e nei quali si rilevi un peggioramento dei valori di ossigenazione del san­gue rilevati tramite il saturimetro”. È raccomandato inoltre l’u­tilizzo di eparine a basso peso molecolare per la profilassi di eventi trom­boembolici nei pazienti con ridotta mobilità, per esempio persone che usano la carrozzina o che non si alzano frequentemente dal letto.

Il paracetamolo, nel suo nome commerciale di tachipirina, appare tra gli “host directed” per i casi di estrema levità. Per “host directed”, ricordiamo intendiamo i farmaci che non servono a guarire la malattia, quelli li stiamo studiando.

Intendiamo quelli che servono a “tenere su” il paziente consentendogli di sopravvivere una fase della malattia. Ovviamente, il paucisintomatico se la caverà con farmaci per alleviare i pochi (“pauci” significa questo: pochi) sintomi, ma col progredire della malattia bisognerà procedere al ricovero e cure più aggressive.

Cure che naturalmente sarà il medico, in scienza e coscienza a prescrivere.

Sorpresa: non è mai stata neppure “vigile attesa” e basta

Il concetto novax di vigile attesa, agitato davanti alle folle che si vuole terrorizzare, è quello del medico “ufficiale” ignavo e crudele che ignora le grida di dolore dei pazienti dicendogli di “attendere se i sintomi peggiorano”, spesso contrapposto al “medico novax”, figura eroica al capezzale del malato h24.

Ma non è così. Già a dicembre del 2020 FNOMCeO aveva pubblicato una circolare ministeriale basata sul monitoraggio quotidiano e su una serie di fattori, tra cui:

  1. identificazione delle condizioni abitative e familiari che possono rendere non applicabile
    l’isolamento domiciliare;
  2. monitoraggio e gestione domiciliare dei pazienti che non richiedono ospedalizzazione;
  3. istruzione dei pazienti sull’utilizzo di presidi di monitoraggio a domicilio;
  4. prescrizione di norme di comportamento e terapie di supporto;
  5. istituzione di un’alleanza terapeutica con il paziente e con il caregiver;
  6. identificazione precoce di parametri e/o condizioni cliniche a rischio di evoluzione della malattia con conseguente necessità di ospedalizzazione;
  7. realizzazione di test diagnostici rapidi per screening di contatto stretto di caso o per riammissione in comunità di contatto stretto di caso e asintomatico secondo le indicazioni della circolare n. 35324 del 30 ottobre 2020 “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica”;
  8. identificazione degli assistiti >70 anni e portatori di 3 o più patologie a rischio;
  9. identificazione degli assistiti portatori di patologia a rischio (ad esempio neoplasia, obesità morbigena, condizioni psichiatriche gravi).

Nonché l’aderenza ad una scaletta internazionale per distinguere i vari tipi di gravità

No, non è mai stato solo tachipirina e vigile attesa

Lo scopo non è “negare le cure”, ma semplicemente valutare e modulare le cure necessarie nei diversi stati della malattia.

Ricordiamo che ad oggi, sia pur con farmaci assai promettenti in arrivo, lo scopo è aiutare il paziente a superare la malattia. Con cocktail di farmaci “tirati al paziente” senza un rigido screening e senza analisi complessiva del quadro clinico in evoluzione, il rischio è quello di creare interazioni tra farmaci diversi (pensate a chi assuma già medicine per malattie croniche) e peggiorare il quadro clinico cercando di migliorarlo.

Cosa nota già da tempo a tutti i medici ancora prima del COVID.

Quindi, riassumendo, non è mai stato “tachipirina e vigile attesa”. Né ha senso dire lo sia.

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