L’abbiamo spiegato tantissime volte, ma ci siamo resi conto di aver pubblicato una guida dedicata solamente ai mendicanti del web e non ai condivisori compulsivi che veramente si trovano alla base di ogni malefatta perpetrata sui social. In parole povere: i mendicanti del web si nutrono attraverso i condivisori compulsivi, e se i condivisori compulsivi smettessero di esistere allora non avremmo più mendicanti del web.
No, non parliamo di estinzione ma di consapevolezza. Se tutti smettessero di obbedire passivamente a chi scrive “condividi”, “fai girare”, “copia e incolla ai tuoi contatti” e via discorrendo, cosa resterebbe ai viralizzatori? Niente. Pare poco? A volte sì, ma certe volte no.
Il condivisore compulsivo è l’utente che condivide perché qualcuno gli dice di farlo. Il viralizzatore sa che un certo tipo di utenza ragiona per “non si sa mai”, e dunque crea contenuti che gli daranno una certa visibilità. Quando il web scoprirà che si tratta di una bufala sarà troppo tardi. La memoria ci insegna che vi sono tanti tipi di condivisioni che fanno gola al condivisore compulsivo, e vi facciamo alcuni esempi di quelli apparentemente meno gravi:
Sì, solo che non sempre ne è consapevole. Anzi, no: se fosse consapevole del rischio eviterebbe di premere “invio”, quindi no, non è mai consapevole. Perché può essere pericoloso? L’esempio è facile: se mi mandano una foto di vostro zio – che io non conosco – e mi dicono di condividerla perché «quest’uomo violenta i bambini», se fossi un condivisore compulsivo la condividerei. Si scoprirà, poi, che vostro zio è un uomo mite, buono e trasparente, che non ha mai toccato un bambino e soprattutto è stato aggredito da persone che hanno creduto alla bufala sul suo conto. La fonte? Un messaggio arrivato su WhatsApp o Messenger. Molte persone diventano rosse in viso, quando si tratta di bambini. È vero, i bambini non si toccano, ma chi ha la prova, in questo caso, che siano stati toccati? No, nemmeno il contatto che vi ha girato il messaggio, anche se si tratta del vostro partner: se non c’è fonte, verificate prima di fare qualsiasi cosa.
Nel mondo dei social le condivisioni hanno sostituito la regolare denuncia presso le forze dell’ordine. Ha senso? No. Per fermare un criminale bisogna recarsi presso gli organi di competenza. Loro faranno le indagini, non voi. Anche se quella notizia vi ha disgustati, vi ha fatti arrabbiare, accettatelo: senza prove non esiste notizia.
Stiamo esagerando? Bene, continuate a leggere. Volete sapere in quali occasioni un condivisore compulsivo si è dimostrato pericoloso? Ecco un brevissimo elenco:
Sì, è sufficiente. Avete un grande potere, e questo potrebbe logorarvi se non acquisite consapevolezza. Obbedire passivamente non fa di voi persone migliori. Sui social, imparatelo, non esiste il “non si sa mai”. Verificate sempre.
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