Sì, l’inventore della Vaselina era convinto fosse un farmaco commestibile

Non tutte le invenzioni nascono nel modo previsto, e non tutte sono state usate nel modo previsto: l’inventore della Vaselina era convinto fosse un farmaco commestibile.

Sì, l’inventore della Vaselina era convinto fosse un farmaco commestibile
Un po’ come l’inventore del Listerine era convinto fosse solo uno strumento per disinfettare per poi decidere di cominciare una aggressiva campagna promozionale contro i mali dell’alitosi e prima che i cereali Kelloggs diventassero uno strumento di salute erano “solo” qualcosa che risparmiava alle casalinghe la fatica di spignattare sin dal primo mattino ottenendo una colazione completa col solo sforzo di versare latte su una scodella di cereali, l’inventore della vaselina attribuiva la sua salute all’ingestione di un cucchiaino al giorno della sostanza.
Non è chiaro se effettivamente fosse il suo dessert preferito, ma il suo claim fu esattamente quello.
Sì, l’inventore della Vaselina era convinto fosse commestibile
Nel 1859 l’allora ventiduenne chimico Robert Augustus Chesebrough si recò in Pennsylvania dove scoprì una sostanza cerosa che compariva come residuo delle attività di perforazione del petrolio (nonché causa del danneggiamento di taluni apparati) e che gli operai si spalmavano addosso per curare abrasioni e scottature.
Attirato dal fatto che tale sostanza cerosa compariva anche nelle tradizioni dei nativi americani e persino nel Milione di Marco Polo come rudimentale cura per la scabbia e altre affezioni della pelle, decise di studiarla in laboratorio e brevettare un procedimento per ottenere “l’olio da trivella” e dargli un nome commerciale: la Vaselina.
Nella piena tradizione dei “venditori di olio di serpe” americani, Chesebrough provvide a comprarsi un carretto per andare in giro per l’America spalmandosi addosso la Vaselina su scottature e abrasioni dimostrando la sua capacità lenitiva e protettiva.
Noi moderni sappiamo che la frazione più pura della vaselina, il petrolato bianco, è componente di pomate e lozioni, gel per le labbra e antimicotici, balsami e lubrificanti per uso sessuale, nonché usi industriali.

L’ammissione di Chesebrough
Le frazioni meno pure, ovvero quelle gialle, ambrate e marroni, possono essere usate solo per scopi industriali in quanto esse contengono contaminanti anche cancerogeni.
Chesebrough non smise mai di vantarsi delle qualità della sostanza: in quanto abituale collaboratore della Spring Lake Gazette fino alla morte sopraggiunta nel 1933 a 96 anni, approfittò della circostanza per farsi pubblicità.
Il giorno due marzo del 1933, tra gli ultimi contributi alla testata, scrisse infatti di star raggiungere il suo 97mo anno di età grazie alla sua abitudine di mangiare un cucchiaio di Vaselina al giorno.
Altre fonti dichiarano che egli si sarebbe curato a cinquanta anni da una forte pleurite facendosi aspergere di vaselina da una infermiera: ma di questo non ci sono fonti, come invece ce ne sono della sua bizzarra vanteria.
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