Oggi 14 settembre Matteo Salvini è stato ospite su LA7 e, ad un certo punto, gli è stata posta una domanda chiara a proposito dell’app Immuni. Il leader della Lega, fondamentalmente, ha annunciato pubblicamente di non aver usato l’applicazione e di non averla scaricata. Oltre a confermare il suo “rifiuto“, che ci può stare non essendo l’installazione obbligatoria, ha spiegato anche le motivazioni della scelta. Vicenda che richiama anche la questione della privacy, con il paradosso che vi abbiamo riportato in mattinata.
Se da un lato è lecito non voler procedere con il download di Immuni, ci sono delle incongruenze che trapelano dalla presa di posizione da parte dello stesso Matteo Salvini nel momento in cui ha spiegato le ragioni che fino a questo momento lo hanno indotto ad ignorare la questione. Questo il virgolettato incriminato, stando al video disponibile su LA7 poco dopo il minuto 2.oo:
“Non ritengo di essere un pericolo pubblico. E se avessi problemi di sintomi sarei il primo a correre a farmi tutti i controlli del caso. Io sulla tecnologia e sulla messa a disposizione dei dati degli italiani quando c’è una potenza cinese che ormai ci è in casa, ci è sul telefono, ci è in banca e ci è in ospedale, starei molto attento perché la Cina non è una democrazia occidentale”.
Ebbene, queste dichiarazioni di Salvini su Immuni hanno creato molte discussioni, grazie anche a quanto riportato da Punto-Informatico. Ad esempio, l’applicazione non è pensata per chi si considera “pericolo pubblico“, ma è per tutti. Dunque, per i malati e per coloro che sono a intorno loro. Si fatica a comprendere anche la menzione della Cina, essendo l’app italiana, con il supporto di colossi americani come Apple e Google.
Ancora, gli standard di sicurezza sono molto più elevati di TikTok, utilizzata dallo stesso Salvini e paradossalmente di origini cinesi. Vi lasciamo qui di seguito al video di Salvini su LA7, con una chiara domanda dopo il minuto 2:00 a proposito della necessità di procedere con il download dell’app Immuni.
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