No, non è vero che la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell’Alpino

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
No, non è vero che la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell’Alpino Bufale.net

Secondo una bufala virale, ormai viralissima, la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell’Alpino. Bufala che si diffonde con una screenshot che passa di gruppo fogna su Whatsapp a gruppo vergogna su Telegram, che sarebbe ormai logoro se i byte si logorassero, in quanto gira incessantemente dal 2015 e ce ne occupiamo dal 2019.

Secondo la del tutto falsa narrativa del 2015 infatti la Diocesi avrebbe sato censurare la Preghiera degli Alpini, rimuovendo da essa una frase

Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana“.

Secondo l’assurda narrativa lo scopo sarebbe “non offendere gli immigrati”, e le Diocesi dovrebbe essere condannata perché in un rigurgito nazional popolare ci chiede di “adattarci agli immigrati” anziché imporre la nostra italica volontà allo straniero.

Si tratta ovviamente di una xenofoba fake news.

No, non è vero che la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell’Alpino

In realtà, il testo della Preghiera dell’Alpino è stato aggiornato più volte negli ultimi cent’anni.

Non vi è alcuna meraviglia: periodicamente anche i testi religiosi vengono aggiornati.

No, non è vero che la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell'Alpino

No, non è vero che la Diocesi di Treviso ha vietato la Preghiera dell’Alpino

Si aggiorna tutto: testi scolastici, religiosi.

Facciamo una doverosa premessa: il testo originale della preghiera, datato 1935, è di fatto una reliquia di età fascista. Ispirato in alcuni versi, improponibile nel finale.

La versione originale recitava infatti così:

Fra pascoli e pinete, sulla nuda roccia, sui ghiacciai perenni della grande cerchia delle Alpi, che la bontà Divina ci ha dato per culla e cresta e baluardo sicuro delle nostre contrade; nel torrido estate come nel gelido inverno, l’anima nostra, purificata dal dovere pericolosamente compiuto, è rivolta a Te, o Signore, che proteggi le nostre madri, le nostre spose, i nostri figli lontani e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri Avi. Salvaci, o Signore, dalla furia della tormenta, dall’impeto della valanga e fa che il nostro piede passi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, sui crepacci insidiosi. Fa che le nostre armi siano infallibili contro chiunque osi offendere la nostra Patria, i nostri diritti, la nostra bandiera gloriosa. Proteggi, Signore, l’amato Sovrano, il nostro Duce, concedi sempre, alle nostre armi, il giusto premio della Vittoria.

Compare un riferimento alle armi, ma col ben poco ecumenico scopo di difendere Patria, Sovrano e Duce: un anacronismo per quanto riguarda la monarchia, un affronto vero e proprio con la richiesta alla divinità, sostanzialmente, di difendere la dittatura fascista.

Arriviamo così al 1949, nell’immediato dopoguerra

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E tu, Madre di Dio, candida più della neve, tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli alpini caduti, tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli alpini vivi ed in armi, tu benedici e sorridi ai nostri battaglioni e ai nostri gruppi. Così sia.

Dove spariscono i riferimenti al fascismo ed alla monarchia, ma si parla di patria e bandiera.

Arrivano però gli anni di piombo, il 1972

In una società che sogna ormai la fine delle ostilità e del terrorismo anche interno, sotterrata nei terrori della Guerra Fredda, l’idea stessa di pregare Dio per avere armi più forti sembra quasi un affronto.

Si chide, sostanzialmente alla divinità di darci forza e dirittura morale per porre fine a tutto questo.

Nel 1972 si decide di apportare, però, una nuova modifica togliendo l’aggettivo millenaria e quindi il “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana…” diventa “Rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera”. Questa particolare forma, adottata ufficialmente nel 1985, viene utilizzata quando durante le funzioni sono presenti anche altri fedeli. Se si è alla presenza esclusiva di iscritti ANA, invece, si torna a recitare la versione del 1949.

Il controsenso è tutto qui: in quel caso nel 2015 si diede la lettura della forma pubblica della Preghiera dell’Alpino, destinata ad un pubblico di civili e non al pubblico militare che riconosce il valore storico e vintage della formulazione originale.

Regalandoci, come ricorda Giornalettismo, lo spettacolo del Popolo della Rete in festa che decide di insegnare ai Vescovi il loro mestiere.

Cosa che accade, in una sorta di rito pagano, interrottamente dal 2015, periodicamente cavalcata dalla politica o dai “gruppi di opinione”: agevolata dal fatto che la bufala chiede di “condividere contro la censura” un testo che di fatto nessuno ha censurato.

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