La vendetta della commessa di Decathlon e Tigotà che vendono prodotti a due euro è phishing

Ci segnalano i nostri contatti una serie di post contenenti la vendetta della commessa di Decathlon e Tigotà che vendono prodotti a due euro. I post, sponsorizzati, sono tutti uguali tra loro.
In tutti i post appare una “content creator digitale” che dichara di essere una commessa di Decathlon o Tigotà che, a seconda della versione, vuole vendicarsi per essere stata “ingiustamente licenziata” oppure vuole rivelare “i segreti della compagnia che vende a basso prezzo ai dipendenti prima che ai clienti”.

La vendetta della commessa di Decathlon e Tigotà che vendono prodotti a due euro è phishing
In ogni caso, la finta commessa si erge come paladina della giustizia pronta a consegnare “il link segreto della ditta”.
E si tratta di un caso da manuale di Phishing, la truffa di un soggetto che si finge un altro soggettto di maggior reputazione.
La vendetta della commessa di Decathlon e Tigotà che vendono prodotti a due euro è phishing
Analizzando le immagini scopriamo che la presunta “Sofia Nicolosi addettta alle vendite Decathlon” è raffigurata ad esempio dalla stessa foto stock di Rebecca Sardo, venditrice di LEGO straordinaria, Emily Robinson, “sorella di una che per caso ha scoperto come ottenere sconti da Decathlon” (ma non lavorava lì?), Charlotte Brown, miracolosamente trasformatasi da ragazzo di colore in donna bianca e Julia Kelly, la cui vendetta è motivata non dal suo licenziamento, ma da quello del padre vecchio e malato.

Un solo volto per mille donne
Ovviamente, anche “Giulia Romano” e il corteggio di personaggi con storie simili non esistono, anzi sui social c’è chi cerca di mettere in guardia dalla “vendicativa commessa di Tigotà” avendo comunicato con la compagnia che ha ricordato di cosa stiamo parlando.

La denuncia di un caso
Phishing, tentativi di truffa.
Decathlon e Tigotà non hanno pagine segrete dove i dipendenti possono comprare beni di lusso a due euro.

Charlotte, il mutaforma
Cliccando sui link, quando il vostro antivirus non fa il suo dovere bloccando la pagina in quanto malevola, si finisce su pagine dove all’utene vengono poste semplici domandine. Come in casi simili lo scopo delle domande è psicologico: si illude l’utente che compiendo delle operazioni qualsiasi, in qualche modo il dono sia “meritato”.

La pagina per “finalizzare l’acquisto”
Ovviamente la prospettiva di avere merci di pregio a costi infimi non consente di fermarsi a pensare che un dipendente non dovrebbe partecipare a nessuna “truffarella o lotteria” per avere un beneficio che già, secondo la narrazione gli spetta.
Come al solito alla fine delle domande si chiedono dati personali e di pagamento per poter ottenere la merce a due euro.

Se tutto va bene, interviene l’antivirus
Ed a questo punto perfetti sconosciuti che non sono Decathlon o Tigotà hanno accesso ai vostri dati.
Oltre il danno la beffa: successive comunicazioni comunicheranno dapprima di recarsi in negozio per ritirare un pacco che non esiste e poi abbonamenti a servizi vari e prelievi economici.
Cosa posso fare?
Bloccare immediatamente la carta di debito o credito usata, cambiare la password di eventuali caselle di posta indicate, denunciare il tutto alla Polizia Postale senza attendere tempo.
Ricordate che nessun “dipendente scontento” può elargire sconti per motivi vendicativi.
Questo genere di phishing unisce il phishing classico alla ragebait: il tentativo di sfruttare emozioni di rabbia e odio per far calare l’attenzione
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