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La Russia lancia GigaGPT, il ChatGPT russo e maschio

La Russia lancia GigaGPT, il ChatGPT russo e maschio, continuando così una china che vede la Russia affrettarsi nel clonare tutto quello che l’Occidente ha da offrire prima di finirne tagliata fuori.

L’avevamo già visto coi (malriusciti) tentativi di rilanciare un’industria dell’informatica alternativa al dominio occidentale di Apple, Intel e AMD con computer privi di caratteristiche utili e in arretrato di generazioni.

La Russia lancia GigaGPT, il ChatGPT russo e maschio

L’avevamo visto coi tentativi di sostituire persino McDonald’s e Starbucks con equivalenti autarchici nazional-popolari basati su imitazioni degli iconici menù (e talora loghi) in locali ereditati dalle ditte che hanno abbandonato con le sanzioni.

Abbiamo compilato un lungo elenco dei grotteschi frutti del rinascimento del clone made in Russia e dei non meno grotteschi inviti a piratare ogni prodotto informatico e di intrattenimento occidentale per “affamare l’Occidente” (ovviamente fallimentari)..

La Russia ora arriva nella guerra delle AI cercando di creare il suo prodotto: GigaChat.

La Russia lancia GigaGPT, il ChatGPT russo e maschio

L’enfatico lancio di GigaGPT descrive tra le capacità del nuovo arrivato nella corsa all’AI “conversare, scrivere messaggi, rispondere a domande” ma anche “scrivere codice” e “creare immagini dalle descrizioni”.

Praticamente la descrizione di quello che fa ChatGPT4. Oltre, ovviamente, una presunta superiorità nell’esprimersi in lingua russa.

Con una serie di differenze: al momento GigaGPT è solo su invito per la società Russa Sberbank, rendendo impossibile all’occidentale medio valutare le qualità dell’AI Russa e virile.

Non a caso abbiamo usato virile: per motivi ancora ignoti, probabilmente assai compensatori, Sberbank ha deciso di ribattezzare la sua creatura “GigaGPT”, con un riferimento evidente al meme legato all’universo incel e alla mascolinità tossica del “GigaChad”

Laddove il GigaChad viene presentato come un maschio “alpha” ipervirile, incline a ostentare la sua mascolinità in modi anche improbabili, e caratterizzato dai tratti che gli incel chiamano “looksmax, ovvero la mascella grossolanamente deforme e i muscoli pompati in modo caricaturale che secondo loro dovrebbero attrarre e non disgustare il gentilsesso.

Illustrazione del GigaChad, idolo della mascolinità tossica

Meme peraltro incarnato dalle foto (modificate al computer per esasperare i caratteri fisici che per gli incel rappresentano “la bellezza”) di un modello Russo, tale Ernest Khalimov.

Probabilmente non ha senso parlare di una coincidenza: la cultura russa è fortemente maschilista, tanto da avere un reality show destinato a stanare il gay nascosto tra gli etero, descrivere l’omosessualità tra i tratti “indesiderati” dei “terroristi ucraini” e avere nei canali Telegram dei supporter del regime una fortissima presenza della “Manosfera”, gruppi dedicati al culto dell’ipervirilità.

Del resto, parliamo sempre di una propaganda sostenuta da improbabili meme di Putin a torso nudo che cavalca bestie.

Ma enfasi a parte, anche in questo caso l’imitazione nasce dal bisogno e dall’adulazione.

L’uso “bellico” delle AI

Nel vario sottobosco hacker della Russia, ancora oggi si discute su come usare VPN o abbonarsi ai servizi “evoluti” di ChatGPT aggirando blocchi e sanzioni.

L’utilità di ChatGPT nelle attività lavorative è indubbia, tale anche da gettare al vento le più elementari precauzioni e portare a casi come quelli di Samsung in cui la ditta ha dovuto imporre ai suoi lavoratori un ban sul prodotto di OpenAI perché usato per ottenere “aiutini” su progetti privati e confidenziali.

E questo può aver spinto sia Sberbank a creare GigaGPT che gli “hacker russi” a cercare modi per accedere a ChatGPT.

Ma le AI possono anche essere un prezioso alleato nella “guerra ibrida”, in grado di creare con poche domande contenuti verosimili da usare per fomentare e potenziare teorie del complotto e intere legioni di “personaggi inventati più veri del vero” che ne siano portavoce.

Ne avevamo lungamente parlato in questo articolo, e da questo punto di vista avrebbe perfettamente senso per le “fonti russe” festeggiare l’arrivo di un soldato virtuale che non sia sotto il controllo economico ma anche strategico del “nemico”.

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