I Protocolli dei Savi di Sion: il falso storico alla base dell’antisemitismo

La parola antisemitismo è uno di quei termini che ciclicamente tornano ad affacciarsi sul panorama offerto da politica ed opinione pubblica, giacchè è strettamente intrecciata alle sorti di uni dei paesi che dei semìti sono stati la culla, Israele, finendo troppo spesso nel calderone delle definizioni usate impropriamente come sinonimi: Ebrei, Sionisti, Israeliti, Israeliani e via dicendo.
Partendo dalla definizione, possiamo definire l’antisemitismo come l’insieme di pregiudizi, odio, diffidenza e paura degli ebrei, tutti sentimenti accorpati in un termine relativamente moderno (pare che a coniare il termine fu, nel 1879, il giornalista tedesco Wilhelm Marr) ma che perfettamente si sposa con tutta una serie di ostilità di carattere religioso nate e cresciute parallelamente all’espansione del cristianesimo.
In Italia, i numeri ci parlano di un fenomeno in forte ascesa anche grazie, si fa per dire, alle ultime vicende sul genocidio in Palestina, al punto che nel corso dell’ultimo anno gli episodi di discriminazione contro persone di origine ebrea sono aumentati del 300%, registrando oltre 400 casi tra online e offline.
Seppur considerando i numeri in valore assoluto non si possa parlare di un’emergenza, siamo comunque di fronte ad episodi di violenza superflua e gratuita, preoccupante se considerata alla luce dei dati su come gli ebrei sono percepiti in Italia: quasi un italiano su dieci sarebbe fortemente antisemita, uno su tre sminuirebbe la shoah e per il 15,6% l’olocausto come è stato raccontato non sarebbe mai avvenuto realmente.
Riflettendo su questi dati, potremmo suddividere in due grandi filoni le spinte sottostanti tale ostilità:
- l’identificazione degli ebrei con la politica dello stato di Israele;
- lo sviluppo del pensiero complottista come chiave di lettura del mondo, che vede gli ebrei come parte di un’elite di poteri forti che ci controllano in gran segreto.
Nell’articolo di oggi ci concentriamo su quest’ultima parte, limitandoci a sottolineare come la confusione che circonda i termini elencati nel primo paragrafo (ebraismo, sionismo, Israeliti ed Israeliani) giochi un ruolo fondamentale per quanto riguarda il primo punto.
I Protocolli dei Savi di Sion: il falso storico alla base dell’antisemitismo
Se volessimo a tutti i costi identificare il punto d’origine della rilettura in chiave moderna delle teorie del complotto sugli ebrei, la scelta ricadrebbe quasi certamente sui famigerati “Protocolli dei Savi di Sion”, forse la madre di tutti i falsi storici che da decenni alimentano le più variegate teorie circa l’esistenza di un’elite ebrea che segretamente controlla il Mondo.
Tutto ha inizio a San Pietroburgo nel 1903, in piena Russia zarista, dove sul quotidiano russo “La Bandiera” fa capolino una pubblicazione dal titolo altisonante: “I protocolli dei savi di Sion”

Protocolli dei Savi di Sion
Disponibile ancora oggi per la lettura, il testo dovrebbe essere il resoconto originale di una riunione segreta tenutasi in Svizzera (appunto a Sion) tra i capi dell’ebraismo mondiale, i cosiddetti “Savi”.
L’argomento in discussione? Nientepopodimeno che il controllo del Mondo.
Al fine di raggiungere il proprio malefico scopo, i Savi racchiusero in 24 “protocolli” (documenti diplomatici) i dettagli concordati durante la riunione.
L’arguta strategia dei Savi si basava sulla proliferazione delle idee liberali, sulla promozione della libertà di stampa e sulla sovversione dei valori cristiani e patriottici, il tutto per ipnotizzare e indebolire le masse diffondendo immoralità, prostituzione, alcolismo, adulterio, gioco d’azzardo ed altre nefandezze volte a distogliere l’attenzione della popolazione mentre loro, indisturbati, si sarebbero dedicati all’accumulo di denaro e potere.
Una volta riprogrammata la società, sarebbero stati infine pronti a controllarne la finanza creando una teocrazia sionista.
I più attenti potrebbero obiettare circa la totale assenza di un nesso causale tra le varie cose…argomentazione cui sinceramente non trovo il modo di ribattere se non con un laconico: “in effetti non c’è”.
Nonostante tutto, passano gli anni e i Protocolli diventano sempre più popolari, con ristampe e traduzioni in varie parti del mondo, tra cui Polonia, Francia, Regno Unito, persino Stati Uniti d’America, dove a renderli celebri ci penso Henry Ford in persona, il fondatore dell’omonima casa automobilistica, che vi si appassionò al punto di farne stampare mezzo milione di copie.

Protocolli dei Savi di Sion – Traduzione Italiana
L’ascesa dei Protocolli sembra inarrestabile, nessuno dubita dell’effettiva autenticità degli scritti, finchè gli stessi non giungono all’attenzione di un gruppo di scettici che decidono di indagare sull’origine del documento.
Il primo fact checking sulla Bufala
Siamo nel 1920, anno in cui alcuni giornalisti inglesi capitanati da Lucien Wolf (un ebreo inglese anti-sionista) pubblicano una dimostrazione circa la falsità degli scritti.
Dall’analisi emerse che il/gli autori dei Protocolli avevano scopiazzato/si erano “liberamente ispirati” ad altri libri, tra cui il “Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu”, in cui i piani per dominare il mondo sono appioppati a Napoleone III, e il romanzo “Biarritz”, in cui le dodici tribù di Israele si incontrano segretamente in un cimitero per complottare.
Ma se anche facessimo finta di credere che i Protocolli non fossero una svogliata e poco originale opera di copia-incolla, antesignana della moderna richiesta a ChatGPT, e bene sottolineare un’argomentazione basilare: l’autenticità di un libro non rende automaticamente vero ciò che c’è scritto al suo interno, trattandosi possibilmente di un’opera di fantasia – altrimenti, senza scomodare similitudini con La Sacra Bibbia, potremmo obiettare che da qualche parte in Scozia dovrebbe trovarsi il Castello di Hogwarts in cui centinaia di adolescenti vengono addestrati a diventare maghi.
Umberto Eco, nella prefazione de “Il Complotto” di Will Eisner, fece notare una cosa basilare: “È poco credibile che i cattivi esprimano in modo cosí scoperto e svergognato i loro malvagi progetti, che dichiarino, come i savi di Sion, di avere “un’ambizione sconfinata, una ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso”…insomma, chi mai si attribuirebbe in maniera così disinvolta delle caratteristiche così assurde in un documento ufficiale? Nemmeno il più malvagio dei nemici di un’opera cinematografica.
Il fact checking successivo
In conclusione: i resoconti erano falsi. Gli appuntamenti non ci sono mai stati. I savi di Sion, non esistono, nessuno li ha mai visti, non ne esistono testimonianze.
A partire dalla segnalazione di Wolf, diversi autori si lanciano in opere di debunking, tra cui Herman Bernstein che in “History of a Lie” li attribuisce a Sergei Nilus, un ufficiale zarista. Altri segnalano come Nilus fosse solo l’editore, indicando in Matvej Vasil’evič Golovinskij – un altro agente zarista di stanza a Parigi – l’autore materiale degli articoli, su ordine del capo dell’Ochrana – la polizia segreta Zarista – Pëtr Račkovskij.
Appare dunque accertato che il testo pubblicato in Russia risalga alla fine dell’Ottocento e sia in qualche modo collegato agli ambienti di Parigi, all’epoca infervorata dall’affare Dreyfus, ideato dall’Ochrana e poi mandato in Russia per la stampa.
L’obiettivo era quello di redirigere l’odio antizarista che serpeggiava negli anni pre-rivoluzione comunista individuando un nemico debole su cui scaricare le frustrazioni del popolo, un nemico da combattere con cui difficilmente si potesse empatizzare: gli ebrei.
Ciò che poi accadde negli anni ‘20 è l’esempio calzante di quanto sia difficile combattere la disinformazione, ieri come oggi.
I protocolli e il Terzo Reich
L’idea di trovare un nemico facilmente attaccabile piacque parecchio al regime nazista, che decise di adottarla per giustificare la disfatta subita nella prima guerra mondiale: l’invincibile Germania non poteva esser stata sconfitta sul campo, doveva esserci stato per forza un complotto ebraico, motivo per cui negli anni del Terzo Reich assistiamo alla ristampa di ben 23 edizioni dei Protocolli, con l’inserimento di interi paragrafi nel curriculum scolastico nazista.
Adolf Hitler ci credeva davvero?
Domanda interessante, cui purtroppo ancora oggi non abbiamo risposta.
Joseph Goebbels, il leader della propaganda nazista, sul suo diario scrisse di sapere che era tutto finto, ma che tuttavia credeva nella verità intrinseca contenuta nei documenti.
“I believe that The Protocols of the Wise Men of Zion are a forgery. . . . [However,] I believe in the intrinsic but not the factual truth of the Protocols.”
La situazione attuale
Finisce la guerra, ma non finisce la leggenda aleggiante attorno ai poteri forti sionisti, che anzi ciclicamente ritorna.
- Negli anni 60 vengono pubblicati oltre 50 libri ispirati dai Protocolli in vari paesi arabi.
- Negli anni ‘80 l’ambasciata iraniana ha distribuito copie dei Protocolli sostenendo che “appartengano alla storia del mondo”.
- In Giappone hanno pubblicato una versione Giapponese con le malefatte degli ebrei rivisitate nel proprio paese.
- In Italia, il parlamentare del Movimento 5 Stelle Elio Lannutti li ha promossi sul suo profilo Twitter dando per scontato che fossero veri.
Questa…che potrebbe sembrare un’inezia…una semplice gaffe da sbeffeggiare…è invece sintomatico di ciò che gira sui gruppi online di complottisti, che ancora oggi prendono largamente spunto scopiazzandoli e citandoli senza neanche sapere di farlo, rendendoli mainstream ed appetibili anche per gli ambienti borderline.
I Protocolli dei Savi di Sion sono perfetti perchè perfettamente sovrapponibili ai vari Illuminati, alla massoneria, per alcuni addirittura ai rettiliani.
Tantissimi avvenimenti di storia contemporanea vengono riletti con la chiave di lettura presente nei protocolli. Un falso di cento anni fa: l’olocausto è stato orchestrato dai sionisti per generare sensi di colpa e creare Israele. L’11 Settembre è stato programmato dai poteri forti ebrei. Gli ebrei controllano le banche e i giornali. Gli ebrei hanno creato a tavolino la finta pandemia: chi, almeno una volta, non ha mai letto una cosa del genere online?
La mia sensazione è che oggi siano di fatti equiparati alla Bibbia o al Corano.
Documenti di cui le masse conoscono ormai giusto il nome…sanno più o meno cosa ci può essere all’interno…sanno che sono poco più che romanzi…sono libri dati per scontati, con insegnamenti dati per scontati…magari ci si ricorda giusto qualche episodio…però sono ormai parte dell’immaginario collettivo.
Ecco, credo che i Protocolli dei Savi di Sion siano un po’ il vangelo del complottista antisemita…un polpettone di congetture, superstizioni, pregiudizi in cui chiunque fa confluire quell’odio, quella rabbia cieca verso un inesistente burattinaio che gli rovina la vita…
I Protocolli dei Savi di Sion sono un documento di cui non ci interessa realmente sapere se sia vero o no. Basterebbe fare una piccolissima googlata. Ma non interessa, perchè il complottismo in fin dei conti è come una religione, una fede, cieca e irrazionale…con il piccolissimo lato negativo che la religione può comunque avere degli insegnamenti positivi…il complottismo no. Solo odio.
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