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GUIDA UTILE Quando le fonti sono ingannevoli, inattendibili, satiriche e mirate al clickbait

Il lavoro del fact-checker, del debunker o più popolarmente dello sbufalatore non si riduce al solo obiettivo di riportare la propria indagine al pubblico e offrire una chiave di lettura che sia la più vicina possibile alla realtà. Il fine è anche quello di tentare di educare i fruitori a una coscienza dell’informazione che sia esule da ideologie di fondo, pregiudizi e facili conclusioni.

Nonostante l’apparente perfezione dell’architettura di una notizia di dubbia credibilità, esistono elementi distintivi facilmente individuabili. Si tratta di dettagli che fanno storcere il naso, sollevare un sopracciglio o provocare un’extrasistole. Abbiamo tentato di raccoglierli, semplificarli ed elencarli, ma prima di ciò intendiamo fare chiarezza sui due vocaboli che meglio descrivono il nostro servizio.

Si parla di fact checking quando si opera la verifica dei fatti. Dopo la lettura di una notizia si passa ad un lavoro critico per risalire alla verità sull’informazione acquisita. La ricerca, specie nella nostra epoca, si consuma su Internet confrontando le testate giornalistiche più autorevoli, quelle locali e, quando disponibili, le dichiarazioni ufficiali dei personaggi coinvolti e i documenti disponibili sul caso.

Si parla di debunking, invece, quando ci si impegna a smentire la falsa informazione. Semplicemente.

In quali casi ci troviamo di fronte a fonti sospette?

Il nome del sito che si sta consultando può aiutarci. È necessario prestare attenzione al dominio: i blog, per esempio, non hanno un proprio dominio ma sono ospitati in piattaforme come WordPress, Altervista, Blogspot e tanti altri, e non costituiscono una fonte autorevole di informazione. Dunque, potrebbero esser frutto del libero arbitrio degli autori, con contenuti creati ad hoc o da copia-incolla di stralci di notizie provenienti dal resto del web. Altri siti con dominio proprio, invece, potrebbero avere un nome dal taglio nazionalista o bizzarro (Il patriota o Il Grande Cocomero), parodistico (Il fatto quotidaino, Il corriere della notte) o strettamente mirato (Tutti i crimini degli immigrati).

Il design è fondamentale. Se il template del sito che stiamo visitando è scarso, maldisposto e confusionario ci troviamo di fronte a una fonte di dubbiosa attendibilità.

Qualsiasi sito dovrebbe disporre di un disclaimer o di una pagina in cui si informano i lettori sulla mission. È bene, dunque, leggere le generalità del sito per comprendere su quale tipo di fonte ci stiamo informando.

Le testate ufficiali di solito non fanno uso del maiuscolo se non per citare acronimi. Se il maiuscolo compare in mezzo al titolo e nel corpo del testo, usato e per sottolineare un vocabolo e per rendere più incisivo un intero periodo possiamo esserci imbattuti in un portale dal carattere fazioso, complottista e menzognero. Non è sempre così, si capisce, ma forte è la maggioranza dei casi.

I siti bufalari e soliti alla disinformazione fanno uso di topic e apporti che stuzzicano quanto il lettore medio desidera leggere. Se dopo la lettura di un articolo ci sentiamo più indignati del dovuto verso una categoria, una razza o uno status sociale potremmo trovarci di fronte a un caso di disinformazione. Non mancano casi in cui si inventano notizie su un extracomunitario, associando questo a stupro (di gruppo e non), violenza ed eccessive agevolazioni da parte dello Stato italiano a danno di autoctoni disoccupati. I siti bufalari si concentrano principalmente su questa formula.

Se il titolo è troncato o contiene frasi come “guardate cosa succede”, “sentite che dice”, “condividi prima che lo censurino” abbiamo a che fare con le tipicità del clickbait. Il lettore medio e disattento si incuriosisce e apre l’articolo per leggere il contenuto. Essenzialmente menzognero o fuorviante.

Una fonte inattendibile può essere scritta in un italiano impreciso o addirittura sgrammaticato. Un buon redattore cura il dettaglio, la forma e la sintassi. Può sfuggire qualche refuso – accade nelle migliori testate – ma non deve, per questo, diventare  una continua violenza alla lingua italiana.

Un’immagine con scritte sovrapposte, tipica delle condivisioni sui social network, non è una fonte attendibile e spesso crea equivoci. Le fonti presso le quali informarsi sono sempre le testate ufficiali, gli atti ufficiali e i portali istituzionali.

Ciò che vi chiediamo è di considerare sempre che l’informazione non deve nascere da un’ideologia di base, perché la verità non ha colore, sapore e tantomeno pregiudizio.

Per avere maggiore chiarezza sulle fonti dalle quali, possibilmente, bisognerebbe tenersi distanti vi invitiamo a consultare la nostra Black List che aggiorniamo periodicamente in base alle segnalazioni dei nostri lettori.

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