Fact Checking

Cercano “Malore improvviso” su Google e contano il numero di ricerche: analfabetismo funzionale e profezia autoavverante

Cercano “Malore improvviso” su Google e contano il numero di ricerche: analfabetismo funzionale e profezia autoavverante. Questo è il sunto del fact checking di oggi, a metà tra la bufala e la disinformazione aperta.

Perché probabilmente non è una bufala creata a tavolino: non è un attributo della malizia, ma dell’ignoranza. E il dato fornito non è falso: è solo tragicamente sbalestrato, mistificato nella sua interpretazione.

Andiamo con ordine: questa è la foto che ci è stata mostrata.

Cercano “Malore improvviso” su Google e contano il numero di ricerche: analfabetismo funzionale e profezia autoavverante

Ai più acuti tra voi non sfuggirà una cosa: la didascalia di Google è “ricerche alla voce malore improvviso”.

L’indice non riguarda quindi le voci censite da Google legate a “Malore Improvviso”, bensì il numero di persone che, spesso fomentate dalla martellante propaganda novax (nonché dalle intersezioni antieuropeiste della stessa) continuano ossessivamente a cercare “malore improvviso“, “eventi avversi” e altre infondate parole chiave del complotto, per poi esibire fieri il risultato della loro stessa azione.

La prova di passare le giornate a cercare parole chiave che poi finiscono tra le fake news del momento.

Provate a cliccare sulle parole citate nel paragrafo precedente: ne avrete ulteriore prova, tra le tantissime reperibili nella nostra ormai ricca sezione “novax”.

Riassumendo: Tizio dice sui social “Cercate malore improvviso su Google”.

I suoi fans eseguono. Tizio nota che su Google molte più persone del solito hanno cercato “malore improvviso” e dichiara che Google gli ha dato ragione.

Quando si tratta di una pedestre operazione di Google Bombing, per quanto involontaria: mandare ricerche in tendenza cercando parole chiave a prescindere dalla loro veridicità.

Possiamo però ora rovinare il giochino del complottista: abbiamo “malore avverso” ripetuto più volte in questo articolo e nelle sue keyword. Google non potrà che proporre il nostro articolo a chi cerca simili termini. Che si imbatterà quindi nella spiegazione del fenomeno.

Un problema in meno, speriamo.

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