Shadow's Play

C’era una volta Clippy, il “tragico fraintendimento” padre di tutti i digital assistant

C’era una volta Clippy, il “tragico fraintendimento” padre di tutti i digital assistant: Clippy a dire il vero non fu il primo della sua categoria, non fu il migliore, non fu un successo, è un qualcosa dimenticato dalle nuove generazioni, odiato dalle vecchie, frutto del più tragicomico dei fraintendimenti.

Ma andiamo con ordine.

Gli antenati di Clippy: dalle prime “protointelligenze artificiali” a Bob

Abbiamo già parlato in un lungo articolo cui si rimanda dei tempi in cui l’essere umano inseguiva il sogno dell’intelligenza artificiale prima di averla davvero.

Già nel 1966, dopo secoli di automi costruiti per cercare di replicare movenze umane e dopo che Turing aveva teorizzato un programma così perfetto da essere indistinguibile da un essere umano,  arrivò il primo chatbot “moderno” della storia.

Si chiamava Eliza. E ancora si chiama, dato che è possibile accedervi ancora in molti modi.

Eliza fu scritto nel 1966 da Joseph Weizenbaum, un informatico tedesco sedicente “Eretico della Tecnologia” che applicò un metodo linguistico ad uno stereotipato modello di un terapista rogersiano.

La “cornice narrativa” di una pseudoterapeuta virtuale assai stereotipata consentiva a Eliza di riciclare le frasi dette dall’utente. Dicendo ad Eliza “Oggi ho mal di testa” ad esempio Eliza ti risponderebbe con “Davvero? Ti fa male la testa?”, per proseguire con frasi tipo “Hai un atteggiamento positivo, vuoi parlarne?”.

Esempio di domanda posta ad Eliza su Retrocampus

Di fatto Eliza prendeva frasi inserite come input nel suo sistema, cercava parole chiave e le trasformava in output: come la parodia di uno psicoterapeuta trasformava domande in altre domande, nell’unico contesto in cui non solo è credibile, ma è anche considerato accettabile ed educato “rispondere ad una domanda con una domanda”.

Eliza non era in grado di vera interazione: in unaa sorta di judo verbale ti ritrorceva contro quello che le dicevi. Era come cercare di parlare con una interlocutrice assai distratta, per scoprire che dietro i suoi “ma davvero? Ma dai, continua! È interessante quello che mi dici!” c’era solo il vuoto cosmico e per quel che la riguarda anziché parlare del funerale di tuo padre stavi parlando del velociraptor che ti è entrato dalla finestra per mangiare i tuoi cereali.

Un programma assai simile ad Eliza apparve nel 1991 assieme alle schede audio Soundblaster, chiamato “Dr. Sbaitso”. Il Dottore univa i trucchetti linguistici di Eliza alla capacità delle schede audio di produrre voci umane “convincenti”, ancorché gracchianti e prive di intonazione.

La casa di Little Computer People

Come Eliza, il dottor Sbaitso poteva essere costretto a ripetersi, ma poteva essere mandato in crash costringendolo a dire parolacce e bestemmiare: essendo determinate parole non comprese nel suo programma, avrebbe portato ad un “parity Error”.

Un altro esemplare di creaturina virtuale di cui abbiamo parlato era il tenero omino di Little Computer People di Activision (1985), gioco in stile veteroTamagotchi in cui dovevi prenderti cura di un buffo ometto e il suo dolce cagnolino domestico in una grande casa che secondo la finzione “era sempre stata nascosta nel tuo computer” dove le due tenere creature virtuali aspettavano il tuo aiuto per avere cibo, dischi da ascoltare, libri da leggere ed un amico con cui discorrere, ogni giorno inviando “lettere” composte da frasi preimpostate ma che potevano essere combinate a seconda degli eventi di gioco per ottenere una lettera di ringraziamento da parte di un omino felice e il suo giocoso cucciolo o una accorata e triste richiesta di aiuto da parte di un omino trascurato che chiedeva cibo ed attenzioni per sé ed il suo piccolo amico a quattro zampe.

Il che portò dritti a Microsoft Bob, nel 1995.

Arriva Bob

Nonostante l’era degli Home Computer, da Apple II a Commodore avesse portato i computer nelle case di tutti, questi erano ancora percepiti come oggetti alieni ostili. Nonostante i riusciti tentativi di Steve Jobs e Susan Kare di portare nel mondo dell’informatica interfacce grafiche con un linguaggio di segni e immagini chiaro per tutti, il computer non era ancora un oggetto per tutti e il digital divide era ancora fortissimo.

Oggi deridiamo la figura “del boomer che non riesce a fare lo SPID”, negli anni ’90 avevamo la gag di Homer Simpson convinto che il computer si usasse parlando nel mouse e chiedendogli di “ammazzare il vicino di casa”.

Anche Bob non era un’idea nuova, ma prendeva in prestito da programmi come Jane per Apple II, Commodore 64 e 128 e Magic Desk per il solo Commodore 64 nel 1983.

Sostanzialmente i tre programmi si basavano su una premessa: se per l’utente medio era troppo difficile capire che l’icona del floppy disk rappresenta il salvataggio, l’icona del cestino un file da buttare e il desktop una scrivania gli avrebbero messo davanti una scrivania disegnata male con una macchina da scrivere e altri oggetti per rappresentare word processor, fogli di calcolo e rubriche telefoniche, in un ambiente deliziosamente disordinato.

Il mondo di Microsoft Bob

Microsoft Bob andò ulteriormente oltre: una improponibile collaborazione tra Melinda Gates e l’Università di Stanford, su premesse assurdamente sbagliate, arricchì l’ambiente di una serie di stanze da decorare e da Rover, un cagnolino parlante che avrebbe illustrato le funzioni su una base puramente statistica e algoritmica.

Se ad esempio decidevi di cliccare sul foglio di carta significava che volevi aprire il Word Processor, e Rover (oppure altri assistenti tra cui uno Shakespeare disegnato malissimo, un ratto parlante e un gargoyle) ti avrebbe spiegato come fare.

Bob riuscì nell’intento di lasciarsi dietro una serie di orrori trascendentali degni di Lovecraft: l’universalmente odiato Comic Sans Serif deriva da un tentativo di dare un font a Bob, e fu scartato persino per l’uso in quella galleria degli orrori che fu Bob.

Il precedente: la scrivania di Magic Desk

Secondo l’idea di Microsoft l’utente agee medio avrebbe abbandonato l’interfaccia grafica di Windows 3.11 per dedicarsi a tempo pieno a Bob, tutti avrebbbero amato decorare la loro casa virtuale e ricevere suggerimenti da un cane parlante e le software house avrebbero fatto la fila per aggiungere nuovi programmi/arredi per Bob.

Microsoft era convinta che questo sarebbe accaduto, e condusse dei test in cui un gruppo di utenti inesperti dichiararono che, potendo scegliere tra leggere i manuali e avere una simpatica figuretta a cartoni animati spiegare loro le funzioni avrebbero scelto la figuretta.

Ovviamente tutto questo non accadde, e Bob sparì in un anno, il suo successo rimandato al duemilacredici.

Bob divenne uno dei venticinque fallimenti software più noti della storia e fu definito da Steve Ballmer in persona come uno di quei momenti in cui dovresti capire di avere avuto veramente una brutta idea e fermarti.

A questo punto della storia arriva l’orribile fraintedimento di cui parliamo.

E alla fine arriva Clippy

Nel 199 due ricercatori dell’Università di Cambridge, Reeves e Nass scrisseero “The Media Equation: How People Treat Computers, Television, and New Media Like Real People and Places”, rendendosi responsabili di un autentico crimine contro il genere degli utenti di computer.

Il dinamico duo decise, su futili basi, che il boomer medio non urla, bestemmia e impreca davanti al computer perché frustrato dall’incapacità di usarlo ma perché in qualche parte dei suoi recessi mentali usare mouse e tastiera attiva le stesse parti della mente responsabili per l’empatia e la frustrazione e quindi questi scoppi di ira dimostrano che il computer viene trattato come un essere umano e il modo psicologicamente corretto di limare quella frustrazione è dare al computer un volto e la capacità di conversare con l’utente guidandolo passo passo.

Idea che, come molti studi basati su premesse erronee e fraintendimenti, era brillante sulla carta ma deteriore nei fatti. Postulando infatti che l’uso di un computer causi frustrazione e rancore come interagire con un essere umano riottoso, la soluzione proposta da Cambridge fu creare un essere artificiale da rendere oggetto di quell’odio e frustrazione e che rivolgendosi all’essere umano stimolasse quel sordo rancore che nei fatti ha reso Clippy la mascotte più odiata dal genere umano.

Clippy il malefico

Sostanzialmente, una bambola voodoo quasi senziente verso cui lanciare l’odio rivolto alla macchina.

Clippy fu disegnato da Kevan Attemberry, un noto disegnatore di illustrazioni per bambini, che aveva già lavorato su Bob creando Rover e le altre mascotte, ed aveva il nome originale di Clippit, diventato poi prima confidenzialmente e poi ufficialmente Clippy. L’idea era quella alla base del “sentimento kawaii” moderno, l’idea, altrettanto sviata e sbalestrata, che se la mascotte avesse avuto un aspetto gradevole, tenerello e ispirato agli amati personaggi dei libri per l’infanzia l’odio feroce che l’utente provava per il computer si sarebbe magicamente trasformato in amore.

Kevan Attemberry, il padre di Clippy

Nonostante Attemberry avesse alle spalle ben due università ed ereditasse il favore di Belinda Gates (moglie di Bill dal 1994) per Bob, gli stessi programmatori Microsoft odiarono sin dall’inizio Clippy, il cui nome di sviluppo interno fu TFC, That Fuc*ing Clown, ovvero quello strafo**uto clown.

Si ripresentarono nuovamente i problemi di Bob e Rover, ma con una aggravante: ritenendo del tutto erroneamente che il problema delle mascotte di Bob non fosse il semplice fatto di esistere, ma che la tecnologia non fosse matura, Clippy fu armato di un uso aggressivo degli algoritmi Baynesiani per il machine learning.

In un’epoca precedente le AI, si semplificherà molto per capirsi, Clippy usava le stesse inferenze statistiche che, evolute e sviluppate, sarebbero entrate nel processo di ragionamento delle AI.

I mille problemi di Clippy, la legione di assistenti

Immaginate ora di star scrivere una lettera. State scrivendo quindi “Caro amico mio”. Statisticamente parlando ogni lettera comincia con “caro amico mio”. Quindi Clippy percepisce che avete scritto “caro amico mio” e pem!

“Stai scrivendo una lettera? Vuoi consigli per scrivere una lettera? Vuoi sapere come formattare una lettera? Posso formattare il tuo testo perché sia una lettera?”

Trasformando quindi un qualcosa che avrebbe dovuto essere utile in una sequela di interruzioni. Uno strumento nato per stimolare la produttività di fatto la riduceva, diventando fonte di frustrazione, errori e perdita di tempo per scacciare l’importuna graffetta.

Graffetta che secondo un articolo pubblicato dal New York Times nel 1997 continuava a tornare come uno zombie: lo stesso Bill Gates detestava il concetto alla base di Clippy.

Infatti Clippy aveva la capacità di inferenza statistica ma non poteva mantenere dati in memoria: ogni volta che attivavi Clippy per lui eri un utente alla prima esperienza con Office e per lui eri uno sconosciuto.

Alcuni degli amici di Clippy, più Bonzi, altro odiato assistente ma di terze parti fonte https://www.producthunt.com/products/office-assistants

Avrebbe potuto “spiegarti come scrivere una lettera” mille volte, e l’avrebbe rifatto la volta 1001. Avresti potuto essere un grafomane in grado di scrivere lettere perfette bendato e individuando a tastoni la posizione dei tasti, e per Clippy saresti stato un boomer che batte sulla tastiera usando solo due dita con un ritmo di battitura di una lettera ogni venti minuti e incapace di formattare un testo base. E ovviamente, tutto questo avrebbe aumentato l’estrema frustrazione, unito al fatto che Attemberry aveva creato Clippy per essere adorabile basandosi sulle sue competenze di illustratore per l’infanzia ma Clippy sarebbe stato fruito da adulti.

Il campione di utenti che aveva lodato Microsoft Bob lo aveva fatto partendo da un test di uso limitato e dal grado di utente al di sotto del livello base, ma non tenendo conto del fatto che lui sarebbe col tempo migliorato, quantomeno per abitudine e per gli effetti dell’uso ripetuto dello stesso programma e Clippy no, sarebbe rimasto sempre lo stesso, ignaro dei tuoi progressi e pronto a rispiegarti ogni volta come scrivere una lettera, inserire una foto in un testo o aggiungere delle clipart.

E senza la facoltà di discernere davvero: “statisticamente parlando” sia scrivere in un testo “come da foto di cui al successivo paragrafo” che “come da foto contenuta nelle precedenti comunicazioni” avrebbe manifestato Clippy pronto a rispiegarti ancora ed ancora come allegare una foto e proporti di aprire l’apposito menù.

L’odio per Clippy fu tale da oscurare il fatto che egli non era solo: l’utente avrebbe potuto sostituirlo con una serie di personaggi. Lo Shakespeare disegnato male ripescato da Bob ad esempio, tornato assieme alla pallina rimbalzante Dot, il delfino Kairu, un logo parlante di Office, il cucciolo eroe Power Pup e il gattino animato Scribble, il robot Hoverbot e il mappamondo Madre Natura ad esempio, ma il fastidio totalizzante per Clippy impediva di vedere i suoi partner.

Saeko-sensei, altra alternativa a Clippy

Ulteriori versioni aggiunsero il robot F1, il gattino Links, il cane Rocky, il Mago Merlino, l’assistente per MacOS Bosgrove e l’assistente per il mercato nipponico Saeko-sensei (Maestra Saeko, dove Saeko peraltro è un nome parlante che vul dire “Fanciulla furba”), una attraente maestrina disegnata in stile anime anni ’90 pronta ad aiutarsi a spiegarti le cose a colpi di faccette adorabili e gesti da hostess di aereoper questo finita in diversi siti di illustrazioni erotiche (attenzione: NSFW) perché in Giappone e tra i nerd le cose vanno così.

Una intera legione di personaggi protetti dall’odio del pubblico perché esso si totalizzava contro il povero Clippy: lo attivavi, ci avevi a che fare, lo odiavi, lo ignoravi, non interpellavi mai i suoi amici.

Con Microsoft Office 2003 Clippy e i suoi amici furono mandati ufficialmente in pensione.

Cosa accadde dopo

Rover fu riesumato da Microsoft Bob per diventare l’assistente di ricerca in Windows XP, munito di una backstory in cui il viaggio nel tempo aveva danneggiato i programmi che gli consentivano di parlare la lingua umana, ma avrebbe aiutato l’utente cercando documenti ed abbaiando per segnalarli, con una serie di progetti poi scartati per renderlo l’assistente di ricerca sempre più evoluto nelle versioni successive dei sistemi operativi della casa madre.

Sparirà infatti nelle versioni successive, con alcune delle sue funzioni assorbite da Cortana (il nuovo sistema di assistenza digitale presente in Windows 10 e 11 Pre-Copilot, basato sull’affascinante intelligenza artificiale apparsa nella saga di videogames Halo).

Clippy non avrà così fortuna: il suo stesso autore lo rinnegherà espungendolo dal suo curriculum finché la “fame di retro” non lo convincerà a ritornare a menzionarlo come curiosità.

Clippy il disoccupato

Con l’arrivo di Office XP (ultima versione dove Clippy era presente, ma facoltativo) Microsoft lanciò una serie di spot in cui sostanzialmente Clippy veniva “licenziato” dalla casa madre adducendo che ora i prodotti Microsoft erano diventati così semplici da non avere più bisogno della sua presenza e di quella dei suoi amici.

Nel gioco Ribbon Hero 2: Clippy’s Second Chance del 2011 un Clippy ormai definitivamente ritirato diventerà eroe dei videogames, per poi diventare un idolo della cultura popolare retro e, recentemente, un simbolo della critica verso Microsoft stessa.

Un tragico fraintendimento, un errore di valutazione e percorso, l’assistente che nessuno voleva è diventato ora il simbolo dell’invadenza del mondo dei “personal assistant” e di quel vintage rivalutato solo con le lenti rosa del ricordo.

Condividi
Pubblicato da

Articoli recenti

No, questi non sono immigrati che protestano contro il Natale a Bruxelles

Ci segnalano i nostri contatti un post che dovrebbe raffigurare immigrati che protestano contro il Natale a Bruxelles. Il post…

3 giorni fa

Quando un segnale proveniente dal cosmo diventa una scoperta epocale nei titoli (ma non nella realtà)

Quando si leggono titoli come "dopo 100 anni potremmo averla finalmente vista" riferiti alla materia oscura, è legittimo nutrire qualche…

3 giorni fa

La cometa 3I/ATLAS: perché Loeb sbaglia ad attaccare la NASA

La comunità scientifica assiste incredula alla deriva retorica di Avi Loeb, astrofisico di Harvard che ha trasformato il dibattito sulla…

3 giorni fa

Il sedano è un alimento a calorie negative?

Chiunque abbia mai cercato consigli per dimagrire online potrebbe essersi imbattuto nella teoria dei "cibi a calorie negative".  L'idea è…

3 giorni fa

E così siete caduti nella burla di Nuela imprenditore alimentare (delle carote?)

Sanremo 2026 si avvicina a grandi passi, ed è tempo di burle come in un moderno Carnevale, il più grande…

3 giorni fa

Preghiere per far crescere le piante. La storia dell’uomo che sussurrava ai fagioli.

Scienza e religione difficilmente vanno d’accordo, ma ci sono stati casi in cui, timidamente, hanno cercato di darsi la mano.…

4 giorni fa