Ci sono comunque domande che, fatte all’indomani di una lezione nota, denotano nello scolaro poca volontà nell’apprendere e cercare da solo risposte che gli sono state fornite, se non un rigetto completo dell’apprendimento “formale” ed una ricerca degli “alternative facts” più alla moda come sostituto della sana, cara, vecchia, ricerca in libreria.
Il portale Aprite gli Occhi ci offre infatti una domanda che vorrebbe essere provocatoria, ma la cui risposta è del tutto lapalissiana
Come mai i rifugiati non scappano qui?
“Tent City” Arabia Saudita. Vuota. Musulmana. Ha corrente elettrica, fognature, aria condizionata e può ospitare 3 milioni di rifugiati.Qualcuno ci sa dare una risposta?
P.S. Parliamo di Arabia Saudita, non degli USA (non confondete)
Se come si legge nei commenti, la domanda è presa di peso da Breitbart, noto aggregatore di notizie di estrema destra, è ovvio che la fake news, o l’alternative fact, stiano bussando forte alla porta.
Infatti non esiste alcuna “Tent City”. Non nel senso insinuato da Breitbart.
Esiste in una forma diversa, di cui parleremo brevemente.
Siamo costretti quindi a richiamare, preliminarmente, un nostro precente articolo, dove lettori poco accorti, vedendo un cartello stradale per la Mecca hanno sentenziato che in Arabia Saudita “esistono strade secondarie per i cristiani”.
In realtà l’intera Arabia Saudita, ci si perdoni il paragone ardito, è un enorme collettore a tema per i pellegrini di tutto l’Islam, coinvolti nel Pellegrinaggio obbligatorio alla Mecca (il c.d. “Pellegrinaggio Maggiore”), nei pellegrinaggi facoltativi (“Pellegrinaggio minore”) e nella ziyāra a Medina, pellegrinaggio sulla tomba di Maometto.
La “Tent City” è in realtà Mina, una città divenuta accampamento semipermanente destinato ai numerosi pellegrini che ogni anno sovraffollano la Mecca, in ogni momento (in particolare durante il “pellegrinaggio maggiore”, così tanto da imporre limiti all’accesso a chi avesse già adempiuto tale rito e, in generale, un “numero chiuso” per l’accesso).
La cosiddetta “Tent City”, Mina, è una “valvola di sfogo” dove i pellegrini possono, per somme dai 500 ai 7000$ (prezzi non esattamente “popolari”), pernottare in una tenda munita di ogni confort, in strutture che la stessa Arabia Saudita sopporta a stento a cagione dei problemi di sicurezza che una simile soluzione comporta, oltre che una plateale violazione dello spirito religioso del pellegrinaggio.
Chiedersi perché i Sauditi non tengano i profughi a Mina, sostanzialmente, è come chiedersi perché gli USA non risolvano il problema degli Homeless trasferendo tutti i senza tetto al Festival di Burning Man o l’Italia non risolva i problemi abitativi mediante il campeggio.
Significa trascurare l’intera ragione storica di esistenza di Mina.
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