È arrivata in Italia la moda dei Coronaparty. Ed è arrivata proprio a Bolzano, provincia dove abbiamo visto l’incremento dei contagi, anche al netto della quarta ondata, si fa più corposo.
All’effetto nopass e novax si unisce anche l’effetto Coronaparty, a questi strettamente legato a doppio filo.
L’allarme proviene da Patrick Franzoni, vice Coordinatore dell’Unità COVID della provincia, che individua due tipologie di clienti della bizzarra pratica
«Da un lato ragazzi in età scolare, magari spinti da genitori no vax, che cercano contatti con i positivi per sviluppare l’infezione nella convinzione che si tratti solo di un’influenza che non provoca problemi particolari. Dall’altro , persone più adulte che vivono nelle nostre valli, splendide ma dove i numeri delle vaccinazioni sono un pochino deludenti».
La situazione riecheggia tristemente quanto avvenuto in casi simili intorno al mondo, come in Canada.
Le vittime dei Coronaparty non sono solamente i contagiati, convinti di cavarsela “con una semplice influenza” e destinati ad arricchire i numeri delle Terapie Intensive e delle vittime del Long COVID, i postumi anche gravi della malattia. Ma sono anche i fragili e gli anziani, magari quelle persone che, regolarmente vaccinate, hanno avuto la sventura di imbattersi nei novax del Coronaparty nel periodo in cui erano in attesa della dose booster.
“Il mio reparto è quasi sempre pieno, abbiamo un grande turn-over con la maggioranza dei pazienti che non è vaccinata. Direi, l’80% non ha nemmeno una dose, un 20% invece è vaccinata”. A dirlo in una intervista a Free.it è Elke Maria Erne, primario del reparto Malattie infettive dell’ospedale di Bolzano. La Erne ha poi precisato che si tratta “essenzialmente persone fragili e over 70 che si sono infettati tra le seconda e la terza dose. Praticamente sono entrati in contatto con il virus in quella fascia di tempo in cui la protezione del vaccino è diminuita ma non avevano ancora fatto la dose booster. Purtroppo l’alto numero di No vax ha contribuito a infettare questo tipo di pazienti”.
Riferisce alla stampa la dottoressa Elke Maria Erne, confermando l’esistenza di una pandemia dei non vaccinati che però coinvolge e travolge anche i fragili tra i vaccinati.
Negandogli l’accesso alle terapie intensive, esponendoli costantemente al contagio prima che possano accedere al booster.
Rovinando la vita di tutti.
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