Editoriale

Attacco degli Hacker Russi a siti italiani: il punto della situazione

Continua in queste ore un attacco degli hacker russi del collettivo Killnet a diversi siti Italiani. Al momento è offline il sito del Consiglio Superiore della Magistratura, con altri siti che riportano gravi rallentamenti.

La formula prescelta è il DDoS, “Distributed Denial of Service”. Sostanzialmente un numero ingente di computer, direttamente o “zombificati” per mezzo di virus informatici che ne hanno preso il parziale controllo, si collegano contemporaneamente ad un sito o un portale.

I toni usati dai comunicati sono gli stessi che abbiamo visto nel comunicato relativo all’attacco (poi rinnegato) ad Eurovision, nonché nel comunicato di ritrattazione.

Toni lontani anni luce da quelli del collettivo Anonymous. Mentre gli hacker “internazionali” sembrano prediligere un linguaggio sarcastico, basato sul colpire prima e deridere dopo un avversario con toni sferzanti e sardonici, rivolgendosi agli altri con toni fermi ma duri, compatibili con l’immagine da White Hat (il “cappello bianco dello sceriffo”), i toni di Killnet e Legion sono non solo da Black Hat, ma quelli che incontreremmo sfidando un ragazzino “tossico” in un gioco online e sconfiggendolo in malo modo.

Comunicati aggressivi a base di “Server ammazzati”, “potenza di fuoco”, “liquidare il nemico”, “messaggio del comandante supremo” e altri toni che fanno pensare ad un adolescente che idolatra l’Armata Rossa così tanto da “giocare alla guerra” più che a un collettivo hacker.

Non signifca che gli hacker russi vadano presi sotto gamba.

Ma va tenuto presente quanto dichiarato in intervista da Corrado Giustozzi, responsabile della CyberSecurity ad Eurovision.

Il Caso Eurovision

L’intervista è davvero interessante, e fa giustizia su colui che ha davvero portato a casa il risultato di salvare l’Eurovision.

Di fatto infliggendo alla propaganda Russa una ferita che ancora si stanno leccando, tra le reazioni scomposte della stampa e della popolazione locale e il fatto che anche nei comunicati degli “hacker russi” ritornino costanti richiami a quel momento.

L’idea sostanzialmente è che parlare di Killnet e Legion come “il braccio armato del Cremlino” sia una sviata interpretazione del fenomeno

“La mia impressione è che sia un’organizzazione abbastanza lasca. È sicuramente autonoma. E credo di poter dire con altrettanta certezza che non è il braccio armato cyber del Cremlino”.

Un attacco DDoS, per quanto grave, non è “la potenza di fuoco di uno stato”. Va visto “come tirare i sassi sulle vetrine, ma non si tratta di attacchi sofisticati”.

Per un qualsiasi motivo non siamo quindi dinanzi al Cremlino, ma siamo davanti ad un collettivo che agisce in nome di.

Non un esercito militarmente organizzato, ma “un’intifada virtuale” che dal linguaggio ci sembra di infervorati ragazzi armati di sassi e pronti a sfondare vetrine finché non si raggiungerà un loro obiettivo.

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