Iniziative come Stop Killing Games hanno posto l’accento sulla differenza tra possesso, detenzione e proprietà di un videogame. Posso comprare un videogame, ma di fatto io compro una licenza all’uso del videogame stesso.
Ubisoft vi obbliga a distruggere le copie dei vostri videogames? Non solo Ubisoft
Sistemi di protezione da copia includono infatti che anche per giocare online devo avere una connessione ad internet valida. Tra i vari aggiornamenti ci sono oltre alla patch di qualità le corpose patch del day one: se non aggiorni non giochi, e per giocare devi scaricare la corposa patch iniziale (nel caso di Switch 2, anche per la console).
Ma menre il mondo si chiede di chi sia un videogioco Ubisoft ha fornito una risposta: apparantemente, secondo gli accordi di licenza, una volta che un gioco ha terminato lo sviluppo vitale, l’utente sarebbe tenuto a distruggere i media fisici in suo possesso che lo contengono.
Qualunque cosa esso voglia dire.
I giocatori di vecchia data sono abituati al concetto di posssesso del gioco. Hai comprato Donkey Kong nel 1983 per Atari 2600 (VCS, “L’Atari” per eccellenza) per molti.
A meno che tu abbia buttato il tuo Atari, in attesa dell’arrivo di Donkey Kong Banananza per Switch 2 sei perfettamente in grado di inserire la tua cartuccia e giocare, nel 2025 esattamente come nel 1983.
Probabilmente, anzi sicuramente, per giocare a Bananza dovrai avere una connessione Internet attiva per scaricare delle patch, correzioni del primo giorno.
Usciranno senz’altro DLC, livelli aggiuntivi da scaricare nella memoria della console.
Se tra altri 42 anni vorrai giocare a Banananza, non ti basterà avere quindi conservato religiosamente la cartuccia.
E sei anche di fronte ad uno dei titoli più “all’antica” presenti sul mercato: se tu avessi comprato Cyberpunk 2077 per Switch 2 non avresti una cartuccia con un gioco ma una passkey che ti autorizza a scaricare un gioco.
Se tra 42 anni il gioco non sarà più scaricabile, la tua passkey sarà un orpello.
Per non parlare di titoli che richiedono la connessione online per essere giocati, o titoli offerti come “licenza”, autorizzazione a giocare finché essi saranno in commercio.
Sostanzialmente non compri più la scatola con un gioco, ma compri una licenza, sia essa una passkey, il diritto a scaricare un gioco da uno shop online, o una cartuccia o un supporto ottico contenenti un gioco che però andrà “perfezionato” scaricando dei contenuti.
Puoi giocare finché il detentore dei diritti del gioco te lo consente, puoi collezionare tutte le scatole che vuoi, ma non sarà mai come quando, quaranta anni fa, compravi un gioco e potevi giocarlo immutato oggi, domani o tra cent’anni.
Ritirati dal commercio, ecco che le tue belle confezioni diventano solo scatole.
Quando non ti viene chiesto di distruggerne il contenuto.
Non è solo Ubisoft a dirlo, e la pratica mai applicata perché di fatto impossibile da verificare non è raccomandata solo da Ubisoft. C’è chi si è divertito a collezionare condizioni e termini di uso con simili condizioni.
Che sono state reperite in Final Fantasy 7 Remastered di Square-Enix, Behavior Interactive autori di Dead By Daylight, giochi Capcom dal 2007 in poi almeno, SEGA e Bethesda, autori di Fallout, Skyrim e Oblivion.
Esempi di licenze “distruttive”
In un mondo di “edizioni limited” dal costo anche elevato, basti pensare all’edizione limited di Fallout 76 dal valore di euro 200 al lancio con mappa di gioco, casco militare e gadget, l’idea di spaccare DVD e cartucce nell’orto mutilando il valore collezionistico del bene fa storcere il naso, e probabilmente si parla di un eccesso di zelo per dirti “eh, comunque non puoi più usare un gioco che ha smesso di esistere”.
E non è solo Ubisoft a dirlo: ma non sempre ciò che è giusto è anche etico e morale.
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