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Twitter Blue resuscita i morti (e certifica anche i troll)

Kobe Bryant, Chadwick Boseman, Shinzo Abe: tre persone diverse, prova della taumaturgica virtù per cui Twitter Blu resuscita i morti. O forse qualcosa non funziona nel colorato mondo delle nuove spunte blu voluto da Elon Musk.

Non solo Elon Musk si è ritrovato nell’imbarazzante situazione di dover elargire spunte blu a chi le ha rifiutate rigettandogliele addosso, ma ora un Twitter spopolato di “certificati” si ritrova a resuscitare i morti, o quantomeno consentire loro di certificare il loro account “e numero di telefono valido” con un pagamento impossibile.

Twitter Blue resuscita i morti (e certifica anche i troll)

A meno che di postulare che all’altro mondo esistano i POS e funzionino meglio che da noi. A meno che di postulare che, come per la regalia a Stephen King, il magnate Sudafricano abbia semplicemente elargito spunte blu a famosi troppo deceduti per lamentarsi.

Twitter Blue resuscita i morti (e certifica anche i troll)

Il famoso cestista morto nel 2020 in un incidente di elicottero, l’attore morto di cancro sempre nel 2020 e il politico giapponese vittima di un grave attentato si scoprono post-mortem detentori della Spunta Blu sempre meno oggetto del desiderio e sempre più ingombrante orpello.

Siamo in un ecosistema in cui pagare la Spunta Blu non ha più senso come certificazione, ma solo per le “funzioni extra”, come i post lunghi e formattabili e i video estesi.

Ed in un mondo in cui in uno sfoggio di bellicosità uguale e contraria esistono persone pronte a bloccare indiscriminatamente le “spunte blu” come marchio del nemico.

E nel quale non solo Stephen King, ma l’attore Ian McKellen e persino il Memoriale di Auschwitz sono costretti a precisare di non aver pagato, voluto o desiderato le spunte blu e che esse sono solo “apparse”.

Al momento, comprare una spunta blu per la credibilità è l’equivalente del cercare persone in salute nel centro di un incidente stradale.

Gli ulteriori guai delle spunte blu

Il nuovo sistema delle spunte blu avrebbe dovuto ipoteticamente porre fine per sempre ai troll e dare credibilità maggiorata ai “certificati”, tutti persone a questo punto chiaramente in grado di recarsi in banca ed ottenere una carta di credito e quindi esistente.

Ha di fatto azzerato la credibilità della certificazione (vedi i movimenti di “blocco delle spunte blu”) e aperto la possibilità al primo troll di passaggio di comprarsi la credibilità stessa usando gli account certificati per diffondere ogni genere di disinformazione.

Anche il tentativo di introdurre la “spunta oro”, dal prezzo superiore al migliaio di euro (riducibile in casi particolari) e la possibilità di certificare in autonomia dipendenti di imprese e organizzazioni ha portato a tragicomici risultati come la “certificazione” di un falso account Disney pieno di insulti di vario tipo.

Sembra che la soluzione preferita da Elon Musk per ogni problema sia tirargli addosso del denaro finché non va via: ma questo non ha funzionato.

Non ha funzionato con l’agenzia giornalistica NPR, che dopo aver ricevuto una spunta blu non desiderata ha deciso di smettere di postare su Twitter perché la stessa la certifica come “affiliata a stati e governi”.

Non funziona, è evidente, in alcuno dei casi citati.

Ma del resto, se i morti possono votare Trump, potranno pure dare soldi a Elon Musk, no?

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