Taiwan blocca le esportazioni in Russia: cosa puoi fare con 25Mhz?
Un Amiga 4000, modello di punta dell’icona serie Commodore Amiga, aveva giusto un processore da 25Mhz, come molti Powerbook e iBook degli anni ’90.
Persino il primo modello di Playstation aveva un R3000 da 33/38 Mhz. Parliamo quindi di velocità e prestazioni superate di trent’anni.
Qualcosa che letteralmente è tutto quello che Taiwan è disposta a vendere ad una Russia che si avvicina ad una crisi dei semiconduttori da far impallidire la nostra.
Abbiamo già visto nei capitoli precedenti come in Russia non sia più possibile procurarsi processori Intel e AMD, e il produttore cinese identificato per un potenziale “rimpiazzo” abbia messo in chiaro di non voler esportare il suo prodotto.
Prodotto peraltro tragicamente subottimale, in grado di garantire un decimo delle prestazioni di un processore Intel di fascia bassa.
E la situazione sta rapidamente degenerando
Sia pur non bloccando le esportazioni in toto, Taiwan ha deciso di imporre alla Russia e Bielorussia limiti tali da riportare le lancette della tecnologia indietro di generazioni.
Microprocessori e circuiti integrati per l’esportazione non potranno avere alcuna delle seguenti caratteristiche: a. performance superiore ai 5 Gigaflops o superiore o una ALU con accesso a 32 bit o superiori, b. un clock superiore ai 25Mhz, 3. più di un bus dati o una porta seriale in grado di provvedere comunicazion esterna tra microcircuiti in parallelo ad un transfer di 2,5MB/s
Non solo: Taiwan non consentirà l’esportazione verso Russia e Bielorussia di apparati in grado di produrre anche solo astrattamente tecnologia superiore a tali specifiche.
Ciò mette i bastoni tra le ruote al “Piano B” di una Russia che aveva già provato senza successo a comprare dalla Cina i Zhaoxin’s KaiXian KX-6640MA.
Ovvero il piano di lanciare la costruzione massiccia degli Elbrus-8C con la produzione interna di Mikron, processori definiti come insufficienti per velocità, dal numero di core insufficiente e usati in soluzioni server manchevoli per memoria e prestazioni.
Se per portare server basati su Elbrus al livello della “concorrenza occidentale” quel minimo che basta per renderli utilizzabili (letteralmente, i test di Sberbank si concludono con un sobrio “almeno esiste”) probabilmente ci vorranno anni se non decenni, il blocco all’importazione dei macchinari necessari renderà tale obiettivo ancora più difficile.
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