Sono nate prima le bustine del tè usa e getta o riciclabili?

di Shadow Ranger |

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Sono nate prima le bustine del tè usa e getta o riciclabili? La prima bustina del tè usa e getta nacque per puro caso, e non era prevista per scopo alimentare.

Sono nate prima le bustine del tè usa e getta o riciclabili?

Sono nate prima le bustine del tè usa e getta o riciclabili?

E per di più il suo creatore la scoprì ben sette anni dopo la prima bustina riciclabile, non è noto se traendo ispirazione o per convergenze evolutive.

Ma andiamo con ordine.

Le bustine per il té usa e getta non sono nate per l’uso alimentare (ma lo sono diventate)

La prima bustina per il thé, modernamente riciclabile, nacque nel 1901 su brevetto di due donne: Roberta C. Lawson e Mary Mclaren, stanche del fatto che gli amanti del té di tutto il mondo dovessero combattere con la dose di té giusta ogni volta.

Il brevetto Lawson

Il brevetto Lawson

Il brevetto prevedeva bustine di stoffa permeabile con dei laccetti che potessero essere riempite “con la giusta quantità”. I bevitori di tè continuarono a ignorare il brevetto, preferendo il rituale di inserire la giusta quantità nella teiera prima di servire o l’uso degli infusori metallici “a ovetto”.

Nel 1908 il mercante di té Thomas Sullivan cominciò a spedire campioncini del suo prodotto in bustine di seta.

Il pubblico, abituato agli infusori metallici decise che Sullivan, come Lawson e Mclaren, stesse suggerendo di usare le bustine usa e getta come campioni per l’assaggio versando direttamente l’acqua bollente sulle stesse.

Questa volta l’involontaria resurrezione del brevetto Lawson ebbe così tanto successo che quando Sullivan tornò a distribuire i campioni di tè nel modo usuale il pubblico si lamentò richiedendo le “buste da infusione Sullivan”.

Le bustine Lipton

Le bustine Lipton

Sullivan a questo punto cedette, popolarizzando l’idea: Thomas Lipton perfezionò l’idea con le sue flo-tru bags, che introdussero finalmente i tratti moderni della bustina, ovvero un cordino per estrarla senza scottarsi, istruzioni stampate sul pennacchio e sulla confezione e materiali economici ma senza colle a sciupare il sapore.

Gli anni ’20 e ’30 avevano infatti introdotto un progresso industriale sufficiente per imbustare grandi quantità di té in poco tempo.

La bustina per il té divenne sinonimo di té: ironicamente, le bustine riutilizzabili o caricabili in casa, gli ovetti infusori lavabili e altri mezzi ora ritenuti ecologici e desiderabili in molte case sono stati per almeno un secolo e mezzo sorpassati dalla bustina.

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