Il Fatto Quotidiano riporta un’affermazione attribuita a Sergio Vessicchio, giornalista già sospeso dall’Ordine dei Giornalisti in Campania nel mese di marzo, che questa volta si è di nuovo pronunciato sul calcio femminile: «Il calcio femminile è un covo di lesbiche».
Il 25 marzo 2019, infatti, Vessicchio commentava in diretta la presenza di arbitri donna nel mondo del calcio: «Prego la regia di seguire l’assistente donna, è una cosa inguardabile. È uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro ed è una barzelletta della Federazione, questa».
Sospeso dall’Ordine, nelle ultime ore Sergio Vessicchio è tornato all’attacco con un articolo pubblicato su Agropoli News nel quale definisce il calcio femminile un covo di lesbiche e rincara la dose nel testo:
Una donna che gioca a calcio è rispettabilmente, nella maggior parte dei casi, una lesbica. E come l’uomo che gioca con le bambole o che fa il ballerino, nella maggior parte delle ipotesi è rispettabilmente un omo. Tutto nel rispetto del pensiero, degli orientamenti e delle affinità o propensioni. Queste regole hanno le loro eccezioni.
Dal punto di vista del pensiero è un calcio dove si annidano le lesbiche, dove il lesbo trova la sua esaltazione e dove il lebismo trova il suo naturale covo. E’ chiaro che le mascoline vogliono giocare a calcio, è un fatto naturale. E’ un istinto. Quindi non ci dobbiamo meravigliare se si baciano in bocca durante le partite, se sembrano uomini, se hanno i muscoli somiglianti a quelli dei maschi, se quando esultano diventano più brutte e cavernose dei maschi.
[abbiamo provato a correggere alcuni gravi errori ortografici e di punteggiatura, ndr]
Il suo pensiero, poi è ben espresso sul suo profilo twitter:
Ancora, Sergio Vessicchio insulta con veemenza chi contesta il suo modo di esprimersi e di scrivere:
Tutto vero, quindi: Sergio Vessicchio scrive che il calcio femminile è un covo di lesbiche, e anche se usa a più riprese (e anche un po’ a caso) l’avverbio di modo “rispettabilmente”, emerge un certo disprezzo.
Per le donne e per gli omosessuali.
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