Claudio Baglioni aveva rivoluzionato il regolamento di Sanremo, non prevedendo alcuna distinzione tra Big e Giovani. Una decisione che aveva fatto discutere, ma che aveva il privilegio di mettere insieme il mondo nuovo della musica con uno più datato. Così sul palco dell’Ariston si sono esibiti Achille Lauro, Ultimo e Mahmood insieme a Daniele Silvestri e Loredana Bertè. Il Corriere della Sera titola l’inversione di rotta della direzione del festival di Amadeus: “Sanremo, gare separate: mai più un caso Mahmood“.
Chi ha il coraggio di aprire l’articolo del Corriere della Sera e di non fermarsi al titolo volutamente provocatorio, scoprirebbe che non c’è alcun complotto contro la stampa da parte dei populisti. Proprio come non c’era alcun complotto del PD per far vincere Mahmood nella scorsa edizione del Festival di Sanremo. Anche altre fonti riportano la medesima spiegazione del quotidiano romano circa la decisione di tornare a separare le due gare: sembrano siano state majors e case discografiche in generale a volere che le due competizioni viaggiassero separate. C’è chi vorrebbe convincere il popolo di Twitter che la stampa estera si stia mobilitando in favore del rapper milanese.
Giusto da poco Time ha rilanciato in lingua inglese la polemica sull’arte del rapper classificato secondo all’Eurovision Song Contest. E risale a qualche tempo fa il plauso di un gruppo di jazzisti svizzeri che hanno organizzato una mostra d’arte visuali sulla sua musica. Ma nessuna opinione polemica giunge dall’estero sulla modifica del regolamento del contest comunicato ieri sera. Solo Oikotimes riporta la notizia in maniera neutra, chiedendosi come verrà selezionato il concorrente per l’Eurovision Song Contest. Insomma, quello del Corriere della sera sembrerebbe un titolo da clickbait. Il contenuto dell’articolo, tuttavia, è più informativo di quanto sembri. Resta vero che è impregnato del pregiudizio per cui ‘Mahmood’ sarebbe uno scappato di casa che è riuscito a vincere solo .
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