Sta facendo discutere tantissimo il modus operandi di un poliziotto di Vicenza, che in queste ore ha bloccato per il collo un ragazzino di colore dopo il rifiuto di quest’ultimo di mostrargli i documenti. Immediate anche le reazioni politiche, a partire da quelle di Fratelli d’Italia e di Salvini, con quest’ultimo di recente già al centro di alcune critiche a causa della mascherina con messaggio “memento audere semper”. Da molti associato alla propaganda fascista. Proviamo dunque a ricostruire i fatti, affinché ci sia la corretta informazione in attesa del processo di oggi.
Il primo ad esporsi pubblicamente sul caso del poliziotto di Vicenza e sul presunto abuso di potere da parte delle Forze dell’Ordine nei confronti di un ragazzino di colore è stato proprio Matteo Salvini. Attraverso un tweet pubblicato nella tarda serata di lunedì, infatti, il leader della Lega ha espresso chiaramente il proprio pensiero sulla vicenda, dopo aver riproposto ai suoi seguaci l’ormai famoso video del fermo “vigoroso” ai danni del ragazzo:
“Vicenza, deride gli agenti, rifiuta l’identificazione e gli amici filmano. Se un poliziotto ti chiede i documenti o ti impone l’ALT in macchina, se non hai nulla da temere tu gli fai vedere i documenti o ti fermi. Punto”.
La precisazione da fare in questo caso consiste nel fatto che le immagini mostrano sì la resistenza del ragazzo nel mostrare i documenti al poliziotto di Vicenza, ma non si nota la derisione del giovane verso le Forze dell’Ordine. Questo, almeno quello che ci dice il filmato. Giornalettismo, poi, ci riporta la presa di posizione ancora più “sbilanciata” dell’assessore regionale Elena Donazzan, di Fratelli d’Italia:
“Solidarietà agli agenti della Polizia di Stato che a Vicenza, dopo aver richiesto ad un ragazzino di fornire i propri documenti, si sono visti accerchiare con fare minaccioso da una banda di suoi coetanei al fine di impedirne l’identificazione”.
La polemica, qui, verte sul discorso di “accerchiamento”, in quanto nel video si ascolta anche la voce di una ragazza che chiama il giovane per nome (“Danny”, lasciando intendere che ci forse una certa confidenza tra loro), invitandolo a fornire i documenti al poliziotto di Vicenza per evitare guai peggiori. Insomma, il contesto di chi stava attorno ai due non sembra così teso come è stato riportato da Donazzan. Le prossime notizie con il processo per direttissima atteso in giornata.
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