Ci abbiamo pensato bene e, complici alcune segnalazioni che ci sono arrivate proprio in queste ore, abbiamo deciso di etichettare come “editoriale” il nostro articolo di oggi a proposito delle dimissioni di Samantha Cristoforetti come astronauta. Da alcuni giorni a questa parte, infatti, su Facebook circola nuovamente la catena che evidenzia una vera e propria discriminazione di genere nei suoi confronti, con il nostro Paese che avrebbe spinto al massimo una nuova missione nello spazio affidata ad un uomo, vale a dire Walter Villadei. Penalizzando in questo modo Samantha, nonostante quest’ultima avesse referenze migliori.
Vista l’ondata di ricondivisioni del post in questione, è fondamentale riprendere anche ad agosto la vicenda delle dimissioni di Samantha Cristoforetti. L’astronauta, infatti, a fine 2019 ha ufficializzato la propria decisione, ma è sufficiente risalire ad un suo tweet ufficiale di quelle settimane per chiarire alcuni aspetti molto importanti. In primo luogo, non sta cambiando mestiere, visto che da quel momento ha continuato ad essere un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea. Ed è importante evidenziare che da sempre l’agenzia paghi il suo stipendio.
Dopo aver rassegnato le proprie dimissioni, poi, Samantha Cristoforetti ha dichiarato di aver ricevuto il “massimo supporto da parte della delegazione italiana alla Ministeriale ESA”, mentre la catena Facebook citata si concentra sulla sola volontà di dar vita ad un’altra missione con Villadei”. Non è un caso che la diretta interessata, pur evidenziando “il proprio disaccordo con alcune situazioni”, aggiunge anche di “non aver motivo concreto di lamentare alcuna discriminazione”.
Lo stesso Presidente ASI, Giorgio Saccoccia, ha poi affermato di non aver mai ricevuto pressioni per Villadei, come riportato a suo tempo da Next Quotidiano. Le conclusioni su questa vicenda sono chiare, come abbiamo ribadito mesi fa: la verità assoluta sulle dimissioni di Samantha Cristoforetti non possiamo averla al momento, con la diretta interessa (che resta astronauta) pronta a ridimensionare l’accaduto e a farci considerare quantomeno forzate alcune conclusioni alle quali si giunge con il messaggio virale su Facebook.
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