Uno strano poster è apparso nelle manifestazioni del “Giorno della Vittoria”, quello dell’eroe di guerra Petro Dziuba. Semberà una cosa normale, ma è un pesantissimo autogol della propaganda russa.
Il “Giorno della Vittoria”, nove maggio, è tradizionalmente la celebrazione della vittoria sul nazismo. Nella dialettica e nella storia Russa è anche la celebrazione dei trionfi sovietici e del loro ruolo nella Seconda Guerra Mondiale.
Nella volgata neoPutinista avrebbe dovuto diventare un “nuovo giorno della Vittoria”, nel quale la Russia avrebbe schiacciato sotto il tallone i “pericolosi nazisti Ucraini” e i nemici nazisti della NATO e delle nazioni “ostili”. Dove per ostili si intende solidali con l’Ucraina e disposte alle sanzioni verso Mosca, naturalmente.
Ipoteticamente, proprio quel nove maggio si sarebbe sperato di celebrare usando come set una Mariupol distrutta, “denazificata” per annientamento totale dell’esercito Ucraino.
E nel materiale della celebrazione appare l’eroe di guerra Petro Dziuba.
Con un piccolo problema: oggi Dziuba sarebbe stato accusato di nazismo in quanto Ucraino, e probabilmente la sua casa sarebbe stata annientata dalle bombe come lo è stata la sua tomba.
Parliamo infatti di Petro Dziuba, aviatore, pilota militare ed eroe della Seconda Guerra Mondiale.
Nato in Ucraina, a Konstantinovka, nella regione di Donetsk. Luogo dove la sua casa era ancora in piedi fino ad essere stata distrutta dalle bombe russe durante il conflitto attuale.
Ma si sa, la storia e la tragedia colpiscono sempre due volte. La prima volta, nella loro veste di tragedia. La seconda come grottesca farsa: ovviamente i resti mortali di Dziuba non erano più nella sua casa.
L’aviatore era stato sepolto nel cimitero di una città che conosciamo purtroppo benissimo dalla cronaca: una certa Kharkiv.
Quella Kharkiv, per la cronaca. Quella dove il sopravvissuto dell’Olocausto Boris Romachenko è morto sotto le bombe. Ma anche quella dove un missile inesploso ha colpito un’abitazione civile, dove un’insegnante è stata estratta dalle macerie col volto sfatto ed insanguinato per poi essere ripetutamente calunniata dalla propaganda e dalla quale si registrano drammatiche fughe di civili.
Mettiamola così: se il concetto post-Sovietico di celebrare un eroe di guerra è ridurne casa e il luogo dell’eterno riposo ad un cumulo di macerie bombardate, preferiremmo morire invisi ai festeggianti.
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