Prima della fibra di vetro e del polipropilene: la Trabant, l’auto di cotone

di Shadow Ranger |

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Prima della fibra di vetro e del polipropilene: la Trabant, l’auto di cotone Bufale.net

La Trabant per molti è stata il simbolo di un’epoca, per i tedeschi della Repubblica Democratica Tedesca l’unica automobile possibile. E concettualmente era più simile a vetture moderne come la Smart (collaborazione tra la Swatch e la Mercedes per creare una vettura con scocca in metallo e pannelli in polipropilene) e moderni veicoli con pannelli in fibra di vetro.

Si trattava infatti di una vettura creata con una struttura metallica e pannelli in un innovativo materiale (per l’epoca) chiamato Duroplast, fusione di cotone e resina.

Prima della fibra di vetro e del polipropilene: la Trabant, l’auto di cotone

Dopo la divisione delle due Germanie Automobilwerk Zwickau, fabbrica della Germani dell’Est, si trovò ad ereditare gli stabilimenti di quella che nell’Ovest sarebbe diventata la AUDI, inizialmente producendo berline con modelli copiati da Auto Union e DKW (le citate ditte “proto-AUDI”). La conversione su gomma del popolo della Germania dell’Est andava però a rilento, e solo la nomenclatura (notabili e impiegati pubblici) potevano permettersi il lusso di una automobile.

Serviva così del Lusso Accessibile: in Italia in quegli anni cominciammo ad avere le 500 e le 600: la risposta della Germania in quota Sovietica fu diversa. Si decise per un’auto costruita intorno ad un motore bicilindrico con trazione anteriore di derivazione motociclistica, dalla fantastica clindrata di 500cc, alimentato a miscela a 72 ottani in grado di arrivare da 0 a 100 Km/h in una nube di smog e 21 secondi.

Trabant 601, fonte Autoscout

Trabant 601, fonte Autoscout

Il cruscotto? Optional: la velocità la misuravi ad occhio, per sapere quanta benzina ti era rimasta potevi usare una pratica astina come quella che ora usiaamo per valutare l’olio sulle nostre automobili. Solo modelli successivi ebbero un cambio sincronizzato: per i primi anni dovevi imparare a fare “la doppietta” come con la 500 per usare un cambio a quattro marce, ovvero sincronizzare manualmente la velocità dei dischi della frizione.

Ma quello che rendeva la Trabant speciale era la sua carrozzeria: la scelta del motore bicilindrico derivava dalla scarsità di materiali metallici, e quindi un po’ come la SMART su una struttura di metallo erano innestati pannelli plastici.

Le meraviglie del Duroplast

Resina tenuta assieme da fibre di cotone veniva “stampata” in forma di carrozzeria, e prendeva il pomposo nome di Duroplast. In realtà, al contrario dei moderni pannelli di fibra di vetro e dei pannelli di polipropilene della SMART, il Duroplast (usato anche nella AWZ P70 Zwickau) era resistente al tempo ed ai rovesci atmosferici ma non agli urti, spaccandosi in caso di sinistri più impegnativi, ed era un incubo da riciclare, finendo come materiaale edile, mischiato al cemento.

Il Duroplast era leggero ancorché poco resistente, e nonostante la sua semplicità costruttiva, Automobilwerk Zwickau non poteva permettersi di costruire una Trabant (o “Trabi” per ogni richiedente).

La Trabant fu una delle poche macchine al mondo, le altre non a caso in URSS, per cui il mercato dell’usato aveva prezzi più altri del nuovo.

Comprare una Trabant usata era un ottimo modo per accorciare le lunghissime liste di attesa, e il venditore ne approfittava: nel film Goodbye Lenin una donna sofferente di amnesia e riportata mentalmente agli anni dell’URSS trova sorprendente poter comprare un’auto con “solo tre anni di attesa”.

Il mercato dell’usato diventava di fatto un mercato concorrenziale.

Ci furono altri modelli della Trabant con minime differenze: la cilindrata fu portata a 600cc, e finalmente apparvero un cruscotto e predisposizione radio.

Nel 1991, con la Caduta del Muro, si provò a creare una Trabant con parti Volkswagen, ma a quel punto l’epopea dell’auto economica era finita.

Anni dopo sarebbero arrivati polipropilene e fibra di vetro, e nessuno avrebbe più ricordato il Duroplast salvo collezionisti e appassionati.

 

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