Siamo così abituati a ritenere che i disturbi alimentari colpiscano solo le donne da non vedere che in realtà sono un male insidioso che colpisce tutti e perché nell’attuale società colpisce le donne e le ragazze con un fattore secondo l’ISS calcolabile tra 9:1 e 4:1
Non è vero che l’anoressia colpisce solo le donne (ma perché lo percepiamo)
Per capirlo, bisogna partire dal concetto stesso di disturbo alimentare, cosa che comprende sia l’anoressia che la bulimia.
Il disturbo alimentare non è una semplice alterazione del rapporto col cibo, ma del rapporto tra la propria autostima, immagine corporea e il cibo stesso. Nell’anoressia vede “grassi”, inadeguati e si tenta di mortificare se stessi inseguendo un ideale di perfezione che si sente fuori controllo.
Nella bulimia si alternano momenti in cui si trova sollievo nel cibo a momenti in cui ci si costringe al vomito o all’uso di lassativi per cercare di purgarsi, fisicamente e metaforicamente, del peccato compiuto, mentre nel “binge eating” ci si ingozza costantemente sentendo che l’unico piacere rimasto in una vita fuori controllo, infernale e piena di negatività è rimasto il cibo.
In tutti i casi un profondo senso di inadeguatezza si trasla nel corpo e nel rapporto col cibo: ci si sente inadeguati, quindi ci si vede inadeguati e si cerca di “porvi rimedio” nell’unico modo sul quale si percepisce una forma di controllo in un’esistenza che controllo sembra non avere più.
La sproporzione tra uomini e donne che crea l’illusione che gli uomini siano “immuni” nasce dall’enorme pressione sociale posta sulla donna, alla quale sin dall’adolescenza viene richiesta un’immagine fisica perfetta, modellata sulle aspettative e sulle fantasie maschili.
Unita alla forte pressione sociale del gruppo stesso, tra figure femminili che hanno interiorizzato tali distorsioni e figure maschili che le incoraggiano, si genera una mistura esplosiva dove a tutti i possibili “trigger”, dal trauma ai fattori personali, si aggiunge una distorta percezione dell’ideale di magrezza ed un concetto di fisicità da “carta patinata” più che da vita reale.
L’approccio terapeutico al disturbo alimentare non potrà che essere multidisciplinare: se la psicologia può affrontarne le radici, altre branche della medicina dovranno raccoglierne i cocci, ovvero i devastanti effetti del disturbo alimentare sulla salute fisica che possono causare alterazioni ormonali, problemi di fertilità, alterazioni cardiologiche, osteoporosi, anemia, squilibrio elettrolitico e depressione
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