Non c’è due senza tre 500 pagine bufala piene di contenuti d’odio sono state scoperte dall’organizzazione Avaaz.
I nostri lettori più attenti ricorderanno la prima campagna di Avaaz contro pagine bufala create per deviare il consenso elettorale, e il secondo annuncio di una blacklist di pagine bufala.
Ma non c’è due senza tre sul serio: ed Avaaz, proseguendo la sua opera meritoria di lotta alla fake news che tanti pruriti e mugugni provoca a chi di fake news, sostanzialmente, ci campa.
I nostri primi due articoli sono stati accolti con le accuse più campate in aria, svarioni di probabili lettori delle 500 pagine bufala di cui parleremo pronti a spergiurare che era in corso un attacco alla democrazia, inclini a proporre improbabili denunziaquerele per il loro preteso quanto inesistente diritto ad avere uno spazio virtuale da infettare con menzogne.
Il Guardian ci riporta i risultati dell’analisi
Un’analisi basata su 500 pagine e gruppi trovati in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Polonia e Spagna, creati a tavolino per favorire partiti di estrema destra, oppure community per radunarne gli utenti e fare proselitismo contrario ai termini ed al regolamento di Facebook.
Sostanzialmente, persone che prima violano ripetutamente le regole, e poi, colti in fallo e con le manine nella marmellata, piangono perché la giusta sanzione ricevuta gli pare contro un regolamento esistente solo nella loro mente.
Le strategie delle 500 pagine bufala, che da sole raccoglievano anche più utenti dei potenziali votanti, erano diversificate e diverse: in Francia trionfavano le pagine relative alla diffusione del suprematismo bianco, in Germania vanno forte i Negazionisti dell’Olocausto e le pagine legate all’estrema destra.
In Italia dobbiamo farci sempre riconoscere: si parla perlopiù di pagine dell’Amen e dei Buongiornissimi che, raggiunta massa critica, hanno riconvertito se stesse, diffondendo contenuti suprematisti, populisti e politicamente orientati, passando in scioltezza dalle foto di bambini e disabili ai memes contro immigrati e minoranze.
Il collettivo Avaaz, gruppo di giornalisti indipendenti che si regge su donazioni individuali, sta quindi compiendo un’importante opera di controllo e del tutto slegata da ogni possibile “padrone”.
Possiamo quindi affermare senza ombra di dubbio che ogni accusa infondata nei confronti di Avaaz sia solamente un tentativo di screditare una loro opera indipendente e meritoria e che speriamo prosegua fino a rendere noi stessi ormai obsoleti.
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