Fact Checking

No, non è vero che la presentatrice Polacca ha fatto il saluto romano all’Eurovision

Non è vero che la presentatrice Polacca ha fatto il saluto romano all’Eurovision. Non è vero che chiunque abbia fatto il saluto romano all’Eurovision.

Basterebbe la visione della finale dell’Eurovision, disponibile ad esempio su RaiPlay per capirlo.

Ma capirlo richiederebbe appunto aver visto l’Eurovision Song Contest. C’è qualcuno che non ha potuto vedere la competizione: la stragrande maggioranza del popolo Russo.

C’è qualcuno che ha tutto l’interesse a dare al popolo russo l’idea dell’Eurovision come un covo di nazisti malvagi. Grossomodo la stessa elite culturale e propaganda Russa di cui abbiamo parlato.

Quelli che, come evidenziato nel nostro precedente articolo, hanno definito dinanzi al popolo l’Eurovision come un gruppo di fenomeni da baraccone, invocato i missili nucleari su Torino, definito la vittoria Ucraina un sottoprodotto della Cancel Culture e Black Lives Matter, nonché un “vile attentato” alla Nazione Russa.

E che approfittando di non poter essere smentiti, divulgano la “non notizia” per cui la presentatrice Polacca ha fatto il saluto romano all’Eurovision

No, non è vero che la presentatrice Polacca ha fatto il saluto romano all’Eurovision

La bizzarra accusa prevede che

La conduttrice Polacca, annunciando i voti del suo paese all’Eurovision, ha concluso la sua esibizione gridando “Ucraina” tenendo la mano destra protesa in un gesto simile al saluto nazista

“Il gesto simile al saluto nazista” è, come si può vedere dalle riprese, un cenno di saluto agitando la mano destra.

Il senso è ovvio: un saluto “fermato” in una screen diventa un “saluto nazista”.

La propaganda del Cremlino funziona esattamente così: se pronunci la parola “Ucraina” sei Nazista, se “fai uno sgarro” a Putin sei nazista. Se le tue azioni favoriscono un ucraino diventi nazista, se fai parte della NATO sei un nazista, se leggi questo articolo probabilmente sei un nazista.

Per essere un “nazista” basta stare antipatico ai “denazificatori”, sostanzialmente.

Specialmente quella Polonia particolarmente invisa alla Duma e oggetto di strali e attenzioni giornalistiche che la dipingono come “in cima alla lista dei denazificabili”.

In una versione moderna del “Lupo e l’agnello” dove l’agnello viene accusato di intorbidare l’acqua e di nazismo.

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