Disinformazione

“Muore Francesco, 46 anni, suicida. Gli avevano tolto il figlio per disagi economici. E i 40 euro giornalieri ai migranti?”

Bene, bravi, bis. Ancora una volta i nostri cuori si frantumano nel ricordare la triste e dolorosa storia di Francesco Di Leo, 43 anni, che si era dato fuoco nell’atrio del Tribunale dei Minori  di Ancona pochi giorni dopo il provvedimento che aveva portato all’allontanamento del figlio dalla casa famigliare. Ne avevamo parlato in un articolo del 2015.

Muore Francesco 46 anni. Si era dato fuoco in tribunale quando avevano deciso di togliergli il figlio per i gravi disagi economici.. Chissà con i 40 euro giornalieri destinati ai migranti lo Stato Italiano avrebbe potuto aiutarl… no???

Vergogna!

L’insieme di benaltrismo e disinformazione era stato trattato anche dai colleghi di Butac, ma siamo qui per rinfrescarvi la memoria. Il fatto agghiacciante ritorna a più riprese, ma non per rispetto della memoria di una tale tragedia: gli analfabeti funzionali, infatti, rigurgitano questa versione semplificata e a odor di indignazione razzista di tanto in tanto, aspergendo i social network di una disinformazione che è tipica dei mendicanti del web.

L’allontanamento del bambino

Come riportavamo nel nostro precedente articolo, tra gli schianti di benaltrismo comparsi in rete si collocava anche un intervento su Facebook di Matteo Salvini, che il 3 agosto 2015 aveva scritto:

È morto Francesco, 43 anni, di origini pugliesi e residente a Pesaro.
Si era dato fuoco nel Tribunale dei Minori delle Marche, dopo la decisione di portare via il bimbo ai genitori in difficoltà economiche.
Una preghiera per lui, un abbraccio al bimbo.
Mi fa schifo uno Stato che non ha soldi per aiutare gli italiani, ma trova milioni di euro per mantenere migliaia di clandestini.

Il 31 luglio 2015 Il Messaggero, erroneamente, aveva scritto che i giudici avevano deciso di affidare il figlio di Di Leo ad un’altra famiglia, ma l’Ansa aveva riportato le parole del presidente del Tribunale Vincenzo Capezza“Il provvedimento non inserisce il minore in un’altra famiglia, ma lo colloca in protezione in una struttura, in attesa delle necessarie valutazioni rispetto ai genitori e al nucleo familiare allargato per verificare le risorse interne alla famiglia e predisporre un progetto che prima di tutto utilizzi quelle risorse”.

Dopo un periodo di detenzione per reati di droga, infatti, Francesco Di Leo era stato affidato in prova ai servizi sociali e a seguito di un tentativo di suicidio.

La situazione economica era solamente un elemento in più in base al quale i giudici minorili intendevano prendere il provvedimento, che tuttavia non era ancora definitivo. La madre Maria Jolanta Juszczac lavorava, ma erano subentrate difficoltà economiche dal momento che Francesco, ex buttafuori, non riusciva a trovare una stabilità lavorativa. Le tensioni dovute al denaro spesso degeneravano in litigi, e soprattutto erano dovute a certe situazioni sbagliate che avevano fortemente leso l’equilibrio psichico del giovane padre originario di Bari, un equilibrio che aveva ricevuto un ulteriore colpo dal momento in cui un suo amico si era tolto la vita dandosi fuoco, anche lui.

Il suicidio

Come ribadisce Ansa, Francesco e la compagna Maria Jolanta erano in attesa di un’udienza: “Dovevano partecipare all’udienza di contestazione dell’azione esercitata dal pm, in cui avrebbero potuto esporre le loro ragioni, fissata tra qualche giorno”. Tuttavia, in quello steso 31 luglio Francesco scrisse su Facebook: “Addio amore di papà”, allarmando i suoi parenti che avevano subito allertato il 113 dopo aver letto il post. Purtroppo gli agenti erano arrivati troppo tardi: Francesco si era recato in scooter ad Ancona con due bottiglie di benzina.

Il resto è un racconto del dolore che vogliamo risparmiarvi, ci limitiamo a ricordare che Francesco morì l’1 agosto 2015 presso gli Ospedali Riuniti di Ancona.

Perché disinformazione?

Presentare oggi un post del genere, oltre a compiere un chiaro gesto di sciacallaggio sulle tragedie, significa non aver inteso che poche righe di una tragedia dai retroscena più complessi, probabilmente troppo impegnativi per poterci ricavare un meme veritiero. Il mendicante di oggi, dunque, ritorna su una storia violando la memoria di Francesco.

Il tribunale dei Minori non avrebbe affidato il figlio a un’altra famiglia e soprattutto il provvedimento non era ancora definitivo. I problemi economici erano soltanto una parte dei problemi, in quanto Francesco era già noto ai servizi sociali e per alcuni precedenti per droga e per un tentativo di suicidio.

I 40 euro ai migranti? Ripassate bene e con calma a questo indirizzo.

Lasciate in pace i morti. Almeno finché è Natale.

 

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