Approfondimento

“Montoje! Saint-Denis!”: lo schiaffo a Macron e l’urlo caro a monarchici, sovranisti e suprematisti

“Montoje! Saint-Denis!” è l’urlo che abbiamo accostato allo schiaffo a Macron. Non un attentato come siamo abituati a pensarlo nell’immaginario popolare, e fortunatamente non con lo stesso carico di vittime. Comunque, un gesto forte.

Un gesto forte che fino a questo momento non aveva spiegazioni, ma anche grazie all’aiuto di un nostro lettore che ci ha invitato a meditare su quelle parole, ha una pista.

Pista che sposta di campo l’attacco del giovane, dall’anarchismo al nazional-anarchismo.

Perché ovviamente l’anarchia esistendo al di fuori della logica partitica, può essere anche tutt’altro che un monolite, e avere al suo interno anche elementi di suprematismo, nazionalismo, alt-right e, in questo caso, anche monarchia.

“Montoje! Saint-Denis!” ieri

I cineamatori tra di voi avranno riconosciuto l’urlo “Montoje! Saint-Denis!” come l’originale che, nel doppiaggio italiano del film “I Visitatori”, è stato tradotto e semplificato nella sua sola seconda parte: “Che io deceda se recedo!” (in originale “Montjoie Saint Denis​, que trépasse si je faiblis !”).

La scena del film “I Visitatori”

Ovvero l’urlo di battaglia di “Goffredo l’Ardito”, un cavaliere del 1200 francese inviato nel 1993 per un incantesimo da uno stregone sbadato.

Nonostante abbiamo più volte visto come nella galassia di Alt-Right le citazioni cinematografiche e della cultura popolare tengano banco, la frase dello schiaffeggiatore di Macron non deriva direttamente dal “Che io deceda se recedo” di Goffredo l’Ardito, ma da una fonte che entrambi hanno in comune.

Un urlo di battaglia monarchico, risalente proprio al 1200, che il film comico “I Visitatori” ha senz’altro contribuito a popolarizzare, sia pur in una forma grottesca e divertente, ma che esisteva ben prima, e continua ad esistere anche dopo.

Parliamo infatti di un grido di battaglia tipico degli eserciti reali francesi, si sospetta Capetingio, ma le sue prime origini storicamente accertate vengono fatte risalire alla battaglia di Bouvines tra Filippo II e Ottone IV, con ovvio riferimento allo stendardo del Santo Patrono dei Re Francesi.

E di un motto legato alla grande epica francese, come il mito di Orlando.

In vigore come grido di guerra fino al XVI secolo, fu inseguito tenuto in vita dai nostalgici della monarchia, e in caldo per gli spettatori del film “I Visitatori”.

Lo scritto etimologico da noi citato è infatti stato pubblicato da una importante rivista del settore proprio nel 1993, a ridosso della popolarità ottenuta grazie al goffo Goffredo l’Ardito.

“Montoje! Saint-Denis!”, oggi

Oggi infatti parliamo di un motto sovente usato, oltre che dai cinefili incalliti (anche se adombrato dalla seconda parte, “Che io deceda se recedo!”…), da gruppi di estrema destra legati alle antiche tradizioni monarchiche e suprematiste.

Che, ovviamente, si rifanno all’età epica del mito di Orlando e dei Cavalieri di Francia e la costruzione epica di una Francia “Sovrana” e nemica del “Macronismo” più che all’immagine del Goffredo cavaliere fuori dal tempo.

Già nel 2018 infatti l’uso dell’inno di battaglia monarchico fu riscontrato in alcuni messaggi di militanti del movimento politico sovranista, euroscettico e nazionalista Action Francaise, indignati per la presunta profanazione di una chiesa (poi rivelatasi essere una fake news).

In questa presumibile veste è stato usato dai due arrestati, i cittadini francesi D.T. e A.C.

Sugli arrestati

Ancora poco è noto del duo (e anche in questo caso, il fatto che anche il protagonista dei Visitatori nella finzione cinematografica è apparso col fido scudiero al suo fianco è solo un caso), a parte una serie di elementi che collimano con la pista monarchico-nazionalista.

D.T. è stato riscontrato essere legato a gruppi di estrema destra, sottoscritto ad un canale YouTube che insegnava, sia pur in forma “giocosa” come aggredire i propri avversari politici, follower di social della galassia alt-right sovranista e amante di rievocazioni storiche e miti cavallerizzi.

Le indagini su D.T. e A.C. hanno portato al reperimento di armi e l’onnipresente copia del Mein Kampf.

I due rischiano fino a tre anni di galera e 45.000 euro di sanzioni.

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