Lo schiaffo al cavaliere era l’ultimo insulto che egli potesse tollerare senza rispondere?
Avrete visto più o meno tutti Le Crociate – Kingdom of Heaven di Ridley Scott. Film che ha popolarizzato il mito della Colee: lo schiaffo al cavaliere era l’ultimo insulto che egli potesse tollerare senza rispondere.
Quindi, nel momento di nominare un cavaliere, egli veniva vigorosamente schiaffeggiato dal sovrano restando immobile, e gli veniva ricordato che chiunque altro avesse osato toccarlo nella vita avrebbe dovuto morire dolorosamente in battaglia.
Ma era così? La vertà è che non lo sappiamo.
Lo schiaffo al cavaliere era l’ultimo insulto che egli potesse tollerare senza rispondere?
Tutto quello che sappiamo è che diventare cavaliere non era così facile come procurarsi spada, scudo, cavallo e partire all’avventura.

Lo schiaffo al cavaliere era l’ultimo insulto che egli potesse tollerare senza rispondere? – Scena da Le Crociate
Le armi costavano bei soldi, e l’apprendimento partiva presto: si cominciava da bambini, diventando paggi, destinati ad un primo addestramento ed a compiti di rilevanza minore, praticamente commissioni.
Alla boa dei 14 anni circa si diventava scudieri: si poteva seguire un cavaliere in battaglia portandogli le armi necessarie e provvedendo alla manutenzione delle stesse, e si veniva istruiti sui modi necessari per servire a corte, passando quindi dalla scherma alla conoscenza del latino, dalla conoscenza dei principi della cavalleria alla capacità di riconoscere emblemi e blasoni.
A questo punto, interveniva la cerimonia: uno scudiero o un soldato poteva essere promosso sul campo se aveva dimostrato peculiare abilità ed efficienza, oppure promosso in una cermonia che culminava con la colèe: un tocco di spada o uno schiaffo.
Il problema è che non sappiamo esattamente perché lo schiaffo: il cinema ha popolarizzato l’immagine della bellissima (e prosperosa) dama di corte che colpisce il cavaliere con la spada e/o il monarca che tira un ceffone da frattura orbitale alla faccia del povero cavaliere sfidandolo a non accettare sberle da sconosciuti.

Quadro di Edmund Blair Leighton
Assai più probabilmente era un gesto che significava che il giuramento doveva essere il momento di massima attenzione e non erano concesse distrazioni: del resto essere cavalieri era una cosa seria destinata ad evolversi in parte del sistema nobiliare.
Lo schiaffo non era quindi un invito al cavaliere a vendicarsi degli oltraggi, ma un mezzo, come il tocco di spada, di ricordargli che il giuramento era il momento culmine della cerimonia e poteva tranquillamente dimenticarsi di tutto il resto, tranne che di quel momento.
Altra possibile spiegazione vede nel gesto fisico del tocco la “trasmissione del potere”: l’autorità del sovrano si trasmette al suo servo nel momento in cui esso viene toccato (con la mano o la spada) e il tocco agisce da benedizione per condividere tale potere.
Del resto, anche nella Cresima Cristiana fino agli anni ’70 la benedizione era amministrata con un buffetto, e al soldato di Cristo veniva trasmessa la sua qualità in modo fisico.
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