Editoriale

Le tante contestazioni sul Jova Beach Party tra lavoro e greenwashing

Le tante contestazioni sul Jova Beach Party tra lavoro e greenwashing sono il dramma dell’estate. Nel senso che ormai è ubiquo, l’estiva telenovela sulla bocca tutti.

Cosa sia il Jova Beach Party ormai lo sanno anche i sassi. Un megaconcerto estivo, un happening, una grande festa sulla spiaggia.

Un formato forse atteso e desiderato, forse anacronistico e superato (come viene rimproverato al cantante Lorenzo Cherubini da una lettera aperta). In ogni caso, sulla bocca di tutti.

Le polemiche sull’ambiente

Il Jova Beach Party è finito nell’occhio degli ambientalisti, con diverse associazioni scese in campo per dimostrare che “le spiagge non sono discoteche” esigendo rispetto per l’ambiente e temendo per la fauna e la flora locale, con diffide alle amministrazioni locali e lettere al Ministero della Transizione Ecologica.

Come quella dell’ENPA, che lamenta

“ci sono animali che vedono distrutti i siti di riproduzione e sosta. Giovani uccelli e cuccioli selvatici che muoiono, privati delle cure parentali. Tagli di alberi e siepi, lavori nelle spiagge che compromettono l’ecosistema dunale. Il grande e fragoroso disturbo causato dalla musica ad alto volume”.

La risposta del cantante è arrivata anche in questo ambito: relativamente al Live di Marina di Ravenna una nota stampa lo ha dichiarato

un grande evento che dura un giorno intero, progettato tenendo conto degli obiettivi di sostenibilità, non solo rispettando leggi e regolamenti ma andando molto oltre, realizzando in ogni modo possibile una visione del mondo che tenga insieme lo spirito del rock’n’roll e l’attenzione per l’ambiente senza usare parole a caso, ma facendo le cose meglio che si può!”.

Ed effettivamente, si registrano tra i giovani accorsi per i concerti del cantante iniziative alla luce dell’ecosostenibilità, del riciclo e dell’educazione ambientale.

Troppo? Troppo poco? Un comunicato social di Cherubini è molto caustico al riguardo

Jova Beach Party non è un progetto di greenwashing – che è una parola che non mi piace perché è una parola finta, un hashtag. Ci sono tutti gli strumenti legali e amministrativi per verificare che tutto viene fatto bene. Voi econazisti che non siete altro continuate ad attirare attenzione su di voi usando la nostra forza, io vi dico che questo è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente

Ma alla fine piove sempre sul bagnato, ed alle contestazioni ambientalistiche si aggiungono quelle sulla manodopera.

Le tante contestazioni sul Jova Beach Party tra lavoro e greenwashing

Arriviamo così alla notizia, anch’essa tra quelle commentate dal cantante, del fermo di quattro ditte per manodopera illecita.

Irregolarità nell’assunzione che l’agenzia che organizza il tour ha definito “inadempienze formali”, negando in modo assoluto l’accusa di promuovere o usare il lavoro nero ma l’Ispettorato del Lavoro insiste essere necessarie per far emergere la regolarizzazione e la cultura della legalità nel lavoro.

Parliamo di 17 lavoratori, italiani e stranieri, la cui posizione ha comportato la sospensione delle ditte dal lavoro. Posizione immediatamente sanata come conferma Bruno Giordano, capo degli Ispettori del Lavoro, ai microfoni di La Repubblica.

Aggiungendo anche lui una risposta allo sfogo del cantante, non meno diretta.

Parlare vagamente di irregolarità è fuorviante: dove c’è lavoro non contrattualizzato non ci sono i diritti. E poi mi è dispiaciuto sentire riferimenti a vendette, a killeraggi mediatici… Jovanotti avrebbe fatto meglio a ringraziare i nostri ispettori”.

Continuando con la necessità di ringraziare gli ispettori del lavoro, poiché

“criticare gli ispettori significa attaccare chi è al servizio di tutti i lavoratori e di tutte le aziende. Jovanotti ha perso una grande occasione, visto che quella decina di ispettori ha lavorato proprio a favore della sua attività: in un cantiere come quello del ‘Jova Beach Party’, perché così la legge definisce un’attività che coinvolge centinaia di lavoratori, ci può stare che una ventina di addetti sia irregolare. Sarebbe bastato prenderne atto, ringraziare gli ispettori e, con senso istituzionale rafforzato dalla sua notorietà, aiutare il lavoro di chi giorno e notte si adopera per garantire la sicurezza e la dignità di tutti i lavoratori”.

In ogni caso, andrà a finire che ci ricorderemo di questo Jova Beach Party. Ma temiamo ce ne ricorderemo per le infinite polemiche che ormai ne fanno parte.

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