Le scimmie conoscono il valore del denaro?

In natura si è cercato di osservare qualcosa di simile al baratto umano: cercando tra i primati si è osservato ad esempio che il miglior cacciatore, nonché quello più incline alla condivisione tra gli scimpanzé riesce a riprodursi più facilmente ed avere una vita più facile nel branco.
Trattasi di do ut des, ma nei confini del naturale: chi è più adatto a sopravvivere, passa i suoi geni, e l’abilità di un branco passa dal più abile dei suoi esemplari e non dagli esemplari inetti ad arrivare all’età riproduttiva.
Ma introducendo un concetto artificiale come il danaro, vale la stessa cosa? Apparentemente sì
Le scimmie conoscono il valore del denaro?
Questo almeno è il risultato di un esperimento del 2005: ci teniamo comunque a ricordare che un esperimento scientifico tende a dare preziosi indizi su come funziona il mondo, ma la scienza è materia viva e in costante evoluzione.
Nell’esperimento di Keith Chen i soggetti erano un gruppo di cebi cappuccini, le adorabili scimmiette apparse, ad esempio, nella saga di film Ace Ventura nella forma di Spike, l’astuto scimmotto del brillante ma svitato Detective degli Animali Ace Ventura l’Acchiappa-animali.

Un Cebo Cappuccino – Di Steven G. Johnson – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4372947
In un contesto di laboratorio è comune insegnare a cavie semplici atteggiamenti: fai qualcosa per ottenere qualcosa. Ai cebi cappuiccini è stato insegnato che raccogliendo dei gettoni e portandoli allo scienziato, egli avrebbe fornito del cibo.
A questo punto della storia non siamo a niente di che: anche a casa puoi insegnare ad un cane a portarti le pantofole, il giornale o un giocattolo a comando offrendo biscotti in cambio, e questo non consente di affermare che il cane abbia adottato la pantofola come nuova valuta.
Nel caso degli scimmiotti però si andò oltre.
L’esperimento
Il Dottor Chen aveva già in passato testato il concetto di altruismo su un altro tipo di scimmietta, il Tamarino Edipo, dando a due scimmiette accesso ad una leva cadauno che causava l’arrivo di piccoli premietti (cibi apprezzati) nella gabbia dell’altro, scoprendo non con un certa ovvietà che anche tra le scimmie l’altruismo veniva premiato e la pigrizia no: le scimmiette capivano la correlazione tra la leva e le marshmallows e tendevano a ricambiare il favore con una scimmietta generosa e comportarsi in modo aggressivo con una scimmietta pigra o avida.
L’esperimento del 2005 non prevedeva però leve e altruismo, ma gettoni. Scintillanti, con un buco nel mezzo, istruendo le scimmiette a raccoglierli e portarli allo scienziato per avere gelatine e acini d’uva.
Le scimmiette ovviamente si sono lasciate addestrare. Chen a questo punto ha cambiato il valore delle gelatine e degli acini: quando le gelatine “costavano meno”, ovvero con un singolo gettone lo scienziato dava due gelatine e non una, le scimmiette preferivano depositare i gettoni nel luogo dove avrebbero avuto gelatine e non acini, e viceversa.
Le scimmiette avevano quindi secondo Chen imparato il concetto di baratto e di valore: Chen passò allora al gioco d’azzardo ed all’investimento.
In un esperimento diede ad una scimmietta un acino d’uva e, dopo il lancio di una monetina, gliene dava un altro o le lasciava l’acino originale a seconda del risultato. Nel secondo dava alla scimmietta due acini d’uva per il suo gettone, salvo poi decidere col lancio se toglierle il secondo acino o lasciarlo.
La scimmietta rifiutava di “comprare” uva nel secondo caso, anche se il risultato era lo stesso, si sentiva infastidita dall’idea di perdere qualcosa.
Allora le scimmie conoscono il valore del denaro?
La risposta è un ni: conoscono il concetto di “avidità”, nel senso del desiderio naturale di possedere risorse per vivere in abbondanza, ma da qui a parlare del concetto di danaro, è troppo.
In alcuni casi delle scimmiette hanno confuso i gettoni con tondelli di cetriolo, dimostrando che più che il concetto di denaro avevano memorizzato la correlazione “Porto cosa tonda a umano / umano dà cibo”.

Antiche monete orientali – By User 冷玉 on zh.wikipedia – Originally from zh.wikipedia; description page is (was) here07:06 2004?10?24? ?? 640×480 (34,318??) (?????????????? 2004-10-24), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=803951
Raramente le scimmiette risparmiavano: non è esistita in tutto il gruppo di sette scimmotti una “banca delle scimmie”. Le scimmie di tanto in tanto si facevano avanzare un paio di gettoni, ma quando al ricercatore caddero gettoni nella stanzetta attigua alla stanza da21mq dove le scimmiette vivevano, destinata ai soli esperimenti, lo scimmiotto oggetto di esame cercò di scappare con la cassa portando la sua ricchezza nella “stanza casa” costringendo i ricercatori a elargire gelatine e uva alle scimmiette per riavere indietro i gettoni.
In quel caso Chen vide anche, come nel caso citato ad inizio, una scimmietta offrire prestazioni sessuali allo scimmiotto con più gettoni, per poi usare i gettoni per il cibo.
Sostanzialmente introducendo un elemento “estraneo” nel do ut des naturale.
La fantasia supera la realtà: Zio Paperone e la Dollarallergia
In realtà curiosamente l’esperimento echeggia una storia del 1954 di Carl Barks, celebratissimo autore di storie di Zio Paperone, chiamata “Zio Paperone e la dollarallergia”.
Ovviamente non si tratta di un caso di programmazione predittiva, la teoria del complotto tipica per cui fantomatiche elite che governano segretamente il mondo inseriscono i loro complotti nel cinema, nel teatro, nell’animazione e nei prodotti di intrattenimento per ingannare il popolo e sbeffeggiare i complottisti, bensì della riflessione di una persona brillante quale era il fumettista e pittore Carl Barks.
Nella storia il ricchissmo affarista Paperon De’ Paperoni contrae una rara allergia ai dollari, incrocio tra un esaurimento nervoso e una allergia, metafora del burn-out.

Scena da Zio Paperone e la Dollarallergia
I suoi medici gli propongono di riposare in un posto dove nessuno cercherà di importunarlo per le sue ricchezze o proporgli affari: Paperone si incammina alla ricerca di un posto nel mondo dove non esiste denaro, trovandolo tra i pacifici abitanti di Tralla-là, città sull’Himalaya ispirata alla mitica Shangr-La.
Paperone aveva portato però con sé le bottigliette di calmante che usava per placare le crisi di nervi provocate dal suo esaurimento, e gli abitanti della pacifica città vengono attratti dai tappi scintillanti facendoli diventare prima oggetto del desiderio da barattare e poi la loro nuova valuta, costringendo Paperone e i suoi nipoti (Paperino, Qui, Quo e Qua) a lasciare per sempre il paese dopo aver fallito il tentativo di portare milioni di tappi nel paese per privarli di valore mediante un’inflazione artificiale.
Il capovillaggio decide di esiliare la famiglia dei Paperi per aver portato insieme al denaro i guai del mondo moderno, ma riconosce nei tre paperotti un cuore puro ed incorrotto che non soffrirà mai dell’avidità del mondo degli adulti.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.