Le armi NATO a Kremenchuk e altre fake news sul centro commerciale dimostrano qualcosa di inquietante.
Come spesso molta della propaganda delle “fontirusse” siano fake news di ambito complottista promosse sul campo e rivestite di una patina di ufficialità.
Avevamo già visto in passato come intere strutture di informazione e fact checking filo-Cremlino in realtà non esistono. In alcuni casi i presunti giornalisti e debunker sono fantasmi creati con la computer graphic. Veri e propri ologrammi del complotto con storie personali da film d’azione.
In alcuni casi presunti “portali di fact checking” in realtà sono stati identificati da colleghi come del tutto non aderenti agli standard di verifica ed analisi. In altre parole, semplici ripetitori della propaganda.
Leggere sul bombardamento di Kremenchuck le stesse fake news riciclate delle armi NATO e rivedere contenuti che avevamo già visto su Twitter ci ha confermato il fenomeno.
Una delle fake news “elevate” al rango di fonti russe è questa.
C’era un “magazzino di armi NATO a Kremenchuk”, l’esercito russo l’ha distrutto e “un danno collaterale” è stato il centro commerciale “che tanto era vuoto”.
I colleghi di BBC si sono occupati della cosa, con dovizia di particolari e raccogliendo informazioni in loco.
I rilievi della BBC, corroborati da fonti girate dirette (da cui un video pubblicato sui social) dimostrano l’esistenza di almeno due missili.
Il primo ha colpito il centro commerciale di Amstor, il secondo una fabbrica vicina.
Fabbrica che, contrariamente a quanto indicato da “fonti russe”, non contiene armi o uomini occidentali.
Si tratta di una fabbrica locale che produce macchinari industriali per asfaltare le strade.
Dato questo confermato da Svitlana Rybalko, dei servizi di emergenza statali. La quale ha aggiunto che nel territorio della fabbrica edile insiste anche una serra per la coltivazione di cocomeri.
Questa è una fake news presa direttamente dalla rete e nobilitata, di cui ci siamo occupati ampiamente proprio oggi.
Potrete rileggerla qui, ed è basata sulla presunta apparizione social di una screenshot di Google Maps.
Screenshot che si discute se sia alterata, o relativa a una chiusura precedente. Nel nostro articolo comunque troverete screenshot di Google Maps attuali che provano l’apertura.
Nonché uno scontrino emesso proprio nel giorno della presunta chiusura, relativa all’acquisto di un giocattolo.
I colleghi della BBC citati hanno avuto modo di raccogliere ulteriori prove dell’apertura e dell’attività del centro commerciale, il che ci porta all’ultima grottesca fake news.
La teoria per cui ogni azione di guerra tale da indignare l’opinione pubblica sia una false flag ritorna spesso nelle “fonti russe”.
È successo coi cadaveri di Bucha, accusati di essere attori o di essere stati “piantati dagli Ucraini”.
Ma anche con i bombardamenti di Mariupol, dove non a caso è tornata la fake news del “presunto deposito di armi”.
Va da sè che, sottoposti a fact checking i punti precedenti dell’esposizione, anche la teoria della false flag crolla da sola.
Ma è inquietante vedere come tutte le fake news sull’argomento abbiano radice, e svolgimento, comuni.
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