Ci segnalano i nostri contatti un audio shock in Friuli, che ovviamente non vi mostreremo. Un audio vergognoso, che riguarda la storia dei tre ragazzi dispersi a causa dell’alluvione.
Tre ragazzi ritratti nei momenti prima di essere portati via dalla massa d’acqua, con una voce che li deride perché “urlano come femminucce”.
Ci rifiutiamo di ritenere che diffondere quel video sia giornalismo. Ci rifiutamo di ritenere opportuno girare quel video con quel commento. Ci rifiutiamo di concedere qualsiasi attenuante a chi l’ha diffuso.
L’umanità è sostanzialmente empatia: mettersi nei panni del prossimo.
Quale umanità può insistere in chi deride un ragazzo spaventato, che combatte per la sua vita? E chi diffonde il video come un sordido feticcio? E chi lo esibisce alla curiosità plebea per un pugno di like?
Non vi mostreremo quel video, rifiutiamo di mettere immagini in questo testo, non vi diremo dove trovarlo.
Non è la prima volta che viene chiesto anche al fact checking il “video dell’orrore”, non è la prima volta che ve lo neghiamo.
La responsabilità della diffusione dei “video dell’orrore”, dei video shock, della morte e della violenza estetizzati in derisione, riso e passatempi per gente sfaccendata e annoiata non ricade solo su chi crea, ma anche su chi condivide.
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