Un nostro contatto su Mastodon ci ha segnalato una presunta “foto dei bambini armeni che mangiano ciliege” chiedendoci una breve analisi. Analisi dalla quale risulta trattasi di AI. E di un filone che ben conosciamo
La foto dei bambini armeni che mangiano ciliege è fatta con AI
Si tratta del filone di “bambini che fanno cose”, da noi già esaminato in passato.
Al principio un modo efficace per sfruttare i naturali sentimenti di affetto e protezione verso i bambini era cercare foto di bambini feriti e sofferenti su Internet e imbastire una storiella clickbait, come ad esempio la storia virale del “bambino eroe crivellato di pallottole dal padre violento/pedofilo”.
I progressi delle AI generative rendono possibile creare immagini personalizzate e a prova di ricerca Internet, dando così origine al filone dei “bambini africani che creano giocattoli monumentali coi rifiuti” o dei bambini nei principali teatri di battaglia vittime delle bombe o intenti in gesti di tenerezza.
Non posso biasimare chi ci casca: la scelta del soggetto è fatta apposta per battere cassa sulla viralità sfruttando le emozioni del lettore.
Una serie di segnali rendono però evidente la falsificazione: almeno finché le AI diffuse al pubblico non raggiungeranno ulteriori stati di evoluzione, obiettivo che potrebbe arrivare prima di quanto si ritiene, le immagini artefatte presentano tutte simili anomalie.
Le anomalie nelle immagini
Possiamo vedere un questa foto una collezione delle aberrazioni grafiche già apparse nella galleria X di “Sasha e Masha”, due presunti e immaginari fratelli/troll russi esistenti sottoforma di immagini generate con AI con mani e bocche deformi, sfondi psichedelici e orecchie dall’aspetto di gomma sciolta.
Le AI si perdono nei dettagli meno reperibili dalle foto in banca dati, quindi presentano occhi dalle iridi discromiche e deformi, mani polidattile o con dita di dimensioni variabili, capelli che si fondono con gli sfondi incerti e visi sin troppo simmetrici e sin troppo uguali.
In questo caso saremmo di fronte, se la foto non fosse in AI, a sette gemelle con dita e occhi deformi: un meme dato dopo le AI dichiara che l’arte in AI dimostra l’esistenza dell’anima per assenza, mostrando come sarebbe un tentativo di ritratto senza quel quid che guida l’artista nel cercare di rendere ogni sua opera unica.
Una AI è un eccellente esecutore, ma come il diavolo, ama perdersi nei dettagli.
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