Continuano le condivisioni compulsive di vecchi articoli in cui sovranisti e nazionalisti accusano di doppiogiochismo la sinistra liberale e progressista. “Biasimate Matteo Salvini di essere razzista, ma quando i razzisti eravate voi non vi hanno mai processati!” Così potrebbe suonare l’accusa del fronte blu-verde al fronte del #restiamoumani, #portiaperti e #facciamorete. Perché si usano due pesi e due misure: se la Guardia di Finanza vuole difendere i confini dalla Sea Watch di Carola Rackete non può, mentre Giorgio Napolitano e Romano Prodi, solo perché sono “dalla parte giusta”, hanno potuto farlo.
È il caso di un vecchio articolo del FirenzePost, che sta (di nuovo) facendo il giro della rete, soprattutto nelle pagine di appoggio a Matteo Salvini. I meme e gli articoli di ‘giornale’ sulla rilettura dell’argomento si sprecano.
Intanto, che quel blocco navale attuato da Romano Prodi e Giorgio Napolitano nel 1997 fosse legittimo è una bufala già smontata. Già alla sua nascita, l’operazione Bandiere Bianche non fu propriamente benedetta dall’ONU. Inoltre, a seguito dei fatti del 28 marzo del 1997, venne indetta un’indagine da una commissione parlamentare. Quel blocco navale concordato con l’Albania, che impediva alle loro navi di attraccare sulle coste adriatiche dell’Italia, aveva provocato 52 vittime. Cosa che non è avvenuta nello scontro tra la Sea Watch e la motovedetta della finanza. Ma a prescindere dagli effetti, se ci fosse stato un illecito da parte della Sea Watch sarebbe stato sacrosanto che venisse perseguito per legge. E questo sarà la giustizia a dimostrarlo.
Ora, c’è un’arma assolutamente potente da rivolgere contro il benaltrismo che impregna il caso della Katër i Radës è “il contesto”. Si parlava di una nave rubata da un gruppo criminale (cosa non avvenuta, evidentemente, nel caso della Sea Watch), e colpita durante una manovra di avvicinamento. I sopravvissuti furono raccolti, identificati e ricoverati.
Non funzionerà mai, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, o ricordare. Tuttavia, vale sempre la pena tentare. Nel 1997 i territori dell’ex-Juguslavia, dopo la morte di Tito, stavano attraversando la seconda fase di un sanguinoso conflitto, rimasto alla storia come Guerra del Kosovo. Tra il 1996 e il 1999 in Albania regnavano l’anarchia e il terrorismo. Di lì a poco saremmo entrati in guerra con la NATO.
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