Editoriale

Il Nord Stream ribolle nel Mar Baltico tra accuse e spy story

Il Nord Stream ribolle nel Mar Baltico, e ribollono anche accuse reciproche degne di una spy story. Se non fosse che i risvolti saranno reali e concreti.

Tutto quello che possiamo empiricamente e scientificamente riscontrare sono due forti esplosioni, tali da essere identificate dai centri di rilevazione sismica

“Non c’è dubbio che si tratti di esplosioni”, ha dichiarato all’emittente Bjorn Lund, docente di sismologia e direttore della rete sismica nazionale svedese, “si vede chiaramente come le onde rimbalzino dal fondo alla superficie. Non c’è dubbio che sia stato uno scoppio”. Una delle esplosioni, aggiunge Stv, ha avuto una magnitudo di 2,3 ed è stata registrata in ben 30 stazioni di misurazione nel Sud della Svezia.

Riporta AGI al riguardo, con tanto di immagini rese disponibili dal Ministero della Difesa Danese di veri e propri “geyser” ribollenti a macchiare la placide acque baltiche

Il Nord Stream ribolle nel Mar Baltico tra accuse e spy story © DANISH DEFENCE / ANADOLU AGENCY / ANADOLU AGENCY VIA AFP

Ovviamente, dal fatto nascono le storie, e le storie diventano accuse, e le accuse sempre più grandi. Anche questo fa parte della c.d. “Guerra Ibrida”, un mondo dove è perfettamente tollerabile anzi accettabile e verosimile che la Duma chieda interrogazioni parlamentari su terroristi Ucraini mutanti che con ogni dose di vaccino acquisiscono nuovi emozionanti superpoteri (tra cui il nazismo) e la TV di stato Russa descriva combattimenti alla Dottor Strange tra Sciamani Russi contro Stregoni Ucraini.

Un chilometro di mare bolle e ci vorrà una settimana perché la situazione torni alla normalità.

Il disastro ambientale e per la navigazione (è escluso che quel tratto sia navigabile finché la situazione non si risolverà) è immane.

Il resto possiamo considerarlo un triste corollario.

Il Nord Stream ribolle nel Mar Baltico tra accuse e spy story

Riparte dunque il balletto di reciproche accuse e traboccante decadenza. La Russia ovviamente accusa il sabotaggio degli “Uomini Occidentali”, nuovo Uomo Nero di questo conflitto, empio Bau Bau che torna sempre come i Mutanti Ucraini come fonte, origine, mandante ed esecutore di ogni malvagità.

Per Kiev il sabotaggio c’è, ma è sabotaggio interno, sabotaggio russo per provocare instabilità energetica e insinuare panico e terrore in Europa prima dell’arrivo dell’inverno quando le necessità di gas saranno maggiori.

Parte quindi del meccanismo bellico che ha visto Putin brandire il gas come un’arma.

Bruxelles continua ad accusare Mosca di cercare pretesti. E di fatto già in passato abbiamo visto la stessa Russia dichiarare di dipendere dai ricambi occidentali per i suoi gasdotti.

In una situazione in cui, tornati alla Guerra Fredda di fatto, entrambi i lati della “nuova Cortina di Ferro” si guardano in cagnesco, ma senza uno sforzo collettivo ogni sogno di cooperazione è destinato a morire.

I tentativi di staccarsi dalla Russia

Come riporta Sole 24 Ore, l’incidente al Nord Stream avviene nel giorno in cui Polonia, Norvegia e Danimarca hanno inaugurato un gasdotto strategico che consentirà a Varsavia di diventare completamente indipendente dalle consegne russe. «Oggi apriamo questo gasdotto che era un sogno polacco», ha affermato il presidente polacco Andrzej Duda in occasione del lancio di Baltic Pipe, che ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

La stessa Italia sta alacremente lavorando per liberarsi dal giogo Russo, con l’Algeria che ormai ha spodestato la Russia tra i maggiori fornitori, come da fonte che mostriamo da Today.it, collazionata coi dati del Ministero

l gas che arriva in Italia dalla Russia non proviene dai Nord Stream, ma dai gasdotti lungo l’Ucraina, quindi la nostra situazione dovrebbe variare poco. Nel singolo. Ma nessuno stato è un’isola, e il prezzo del gas torna a salire. La Germania, che ormai riceve gas solo dal gasdotto Yamal, si ritrova in prima linea nella guerra energetica che ormai diventa attrito e logoramento.

Diventa una questione di cercare indipendenza economica, e farlo in modo che la sfida diventi tra chi può resistere senza il gas Russo e chi senza le importazioni Occidentali si ritrova piombato in un mondo di auto “Euro 0 equivalenti”, senza ricambi per computer e macchinari industriali e con l’industria che rischia contraccolpi nel medio termine.

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