Editoriale

I saccheggi di Torino a Gucci durante manifestazione e proteste non per forza opera di commercianti

Tiene banco stamane la storia dei saccheggi di Torino, un occasione della manifestazione e delle proteste avvenute ieri sera non solo in questa città, ma nelle principali metropoli italiane. In particolare, è diventato virale nelle ultime ore il video che ci mostra alcuni ragazzi rompere le vetrine di un negozio Gucci, portando via parte della merce esposta. Un episodio senza ombra di dubbio da condannare, che ha gettato non poche ombre sulle reali motivazioni di coloro che stanno facendo “rumore” in seguito ai recenti DPCM.

I responsabili dei saccheggi di Torino a Gucci durante le proteste

Un po’ come avvenuto a Napoli venerdì scorso, stando all’approfondimento che abbiamo condiviso con voi in tempo reale, è fondamentale anche in questa circostanza contestualizzare al meglio quanto avvenuto nel capoluogo piemontese. L’errore più comune che si fa in questi casi è quello di etichettare una determinata categoria di persone come responsabile di tristi fatti di cronaca. Ebbene, la storia dei saccheggi di Torino non rappresenta certo un’eccezione sotto questo punto di vista.

In tanti, sui social, condannano proprio i commercianti per quanto avvenuto, ma è opportuno ricordare che ci siano ancora delle indagini in corso per individuare i responsabili. E che alla manifestazione non abbiano partecipato solo i commercianti, oltre a coloro che si sentono fortemente penalizzati dal recente DPCM del governo. In particolare, riteniamo utile riportarvi un primo report pubblicato da La Stampa, secondo cui circa dieci persone sono state immediatamente fermate ed individuate.

In attesa di capire se verranno ufficialmente associati ai saccheggi di Torino, la fonte ritiene che si tratti prevalentemente di ultras di Juve e Torino, ma soprattutto che nessuno tra i fermati risulti titolare di un’attività. Insomma, ad oggi le proteste hanno fatto emergere non solo gravi infrazioni, ma anche “teste calde” che, almeno sulla carta, non hanno nulla a che vedere contro chi si sente realmente colpito dal decreto del 25 ottobre. Vi terremo aggiornati.

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