GUIDA UTILE La clausola di salvaguardia e l’aumento dell’IVA – bufale.net

Non ci stupirà mai abbastanza la completa disinformazione del cittadino medio su quello che dovrebbe riguardare la sua stessa educazione civica. Sono anni ormai che ad ogni campagna elettorale ci viene chiesto qualcosa tipo

È una buffala che aumenta l’IVA?

E sono anni che rispondiamo allo stesso modo partendo dal concetto stesso di bufala e di Legge di Bilancio, senza ottenere alcun risultato apprezzabile.

Partiamo dalle basi: parlare di bufala relativamente alle clausole di salvaguardia significa non aver mai letto anche solo una sinossi della Legge di Bilancio da anni, e riteniamo che no, scusarvi del fatto che il legalese sia difficile non è ammissibile nel XXImo secolo dove un qualsiasi manuale in libreria o una chiacchierata col commercialista potrebbe spiegarvi ogni cosa.

Sostanzialmente, dal 2011 in avanti il nostro governo, preso tra la necessità di mantere i conti Italiani stabili agli occhi dei nostri (numerosi) debitori ed evitare le conseguenze di una politica di austerità troppo forte ha deciso di introdurre nella Legge di Bilancio, la legge con la quale, come il nome stesso suggerisce, si stabilisce come reperire ed utilizzare il denaro necessario al mantenimento del nostro Stato, una clausola di salvaguardia.

Per i meno colti, possiamo chiamarla una promessa, ovvero un “sacro giuro”. Qualcosa che al netto del legalese che tanto vi urtica suona come

Vi promettiamo solennemente, anzi ve lo giuriamo proprio, che manterremo il deficit ed il debito pubblico più bassi che possiamo. Se non ci credete, promettiamo che aumenteremo l’IVA ed useremo quei soldi per ripianare il debito, vi sta bene?

E l’operazione, andò in porto: l’Unione Europea ne fu persuasa e ci lasciò manovra, prendendo la nostra promessa per buona, tranne nel 2013 quando l’aliquota salì all’attuale 22% perché non eravamo riusciti a “rientrare” nel deficit mantendo le nostre promesse.

Da allora, semplicemente, di anno in anno inseriamo una clausola di stabilità, una “garanzia” (echeggiante la mitica Spada di Damocle) già presente nel nostro ordinamento dalla scorsa legge di Stabilità (un tempo nota come Finanziaria): se, e solo se gli interventi di Spending Review (ovvero l’analisi dei capitoli di spesa dei singoli ministeri, nell’ambito dei programmi delle attività da attuare, al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro, fonte Linkiesta) si rivelassero inesistenti o fallimentari, le somme di denaro necessarie al “risanamento dei conti” in ambito Europeo ed interno sarebbero prese da un aumento dell’IVA.

E, di anno in anno, rimandiamo la stessa clausola all’anno dopo.

Il che comporta che vi sia una Legge di Bilancio abbastanza solida: qualora ciò non avvenisse, non vi sarebbe rinvio possibile e l’IVA dovrebbe salire.

A Dicembre 2017 avevamo previsto per tutto il 2018 un ulteriore rinvio: ma esso va rinnovato per il 2019, cosa che richiede l’intervento del Governo. Altrimenti, si innescherebbe un aumento fino al 25% per l’aliquota ordinaria ed al 13% per quella agevolata nei prossimi due anni.

Sostanzialmente, essendo l’aumento della partita IVA una sorta di garanzia impropria per stimolarci ad assicurare la solidità dei nostri conti, ove gli stessi fossero lasciati al declino ed all’abbandono, dovrebbe salire perché non abbiamo mai rimosso tale garanzia dal nostro orizzonte giuridico, ma ogni anno la spingiamo un poco più in là.

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