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GUIDA UTILE Il Referendum trivelle del 17 aprile 2016 – Bufale.net

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Alcuni punti da precisare

Ecco quanto riportato da Saverio Tommasi in un suo post del 5 marzo 2016, il quale riporta le parole di Rossella Muroni di Legambiente:

Il 17 aprile vota SI’ al REFERENDUM per decidere se il mare è meglio pulito o con il divieto di balneazione.
Tutto il petrolio presente sotto il mare italiano basterebbe al nostro Paese per sole 7 settimane mentre già oggi produciamo più del 40% di energia da fonti rinnovabili. E che se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare Sì, perché così le attività petrolifere in mare entro le 12 miglia andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni”
Rossella Muroni, presidente di Legambiente
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In merito alla prima affermazione, bisogna citare quanto riportato dal Sole24Ore in merito al petrolio italiano in generale:

Le riserve certe dei giacimenti italiani sono pari a 126 milioni di tonnellate (cioè dieci anni di consumi al tasso attuale di estrazione) ma le stime dicono che sotto i nostri piedi abbiamo un tesoro di almeno 700 milioni di tonnellate e forse molto molto di più però, finché è bloccata la ricerca, non si può sapere quanto. In Italia consumiamo circa 58 milioni di tonnellate di petrolio l’anno (in aumento): se usassimo tutte le risorse nazionali immaginate l’Italia potrebbe avere totale autonomia per 13 anni senza importare nemmeno una goccia di greggio.

I comitati che sostengono il voto “si” parlano spesso di petrolio, citandolo quasi esclusivamente in vista di probabili danni ambientali dovuti a probabili incidenti. Tuttavia tra i giacimenti in questione ci sono anche quelli dell’estrazione del metano.

A questo mi ricollego al punto quattro pubblicato da Greenpeace:

CI GUADAGNANO SOLO I PETROLIERI

Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. E i petrolieri ringraziano.

Come dichiarato nel capitolo relativo alle motivazioni per votare “no”, dalle trivellazioni non ci guadagnano soltanto i petrolieri, ma anche i cittadini italiani dipendenti delle aziende italiane direttamente o indirettamente coinvolte. Ecco uno dei commenti critici pubblicati nel post di Tommasi:

Non vorrei dire, ma da dipendente di una fabbrica che produce tubi per estrazioni di petrolio e metano so che c’erano in progetto con la Shell di produrre tubi per l’estrazione di METANO. Non di petrolio. E se la Shell ci abbandona, perdiamo il lavoro. Saverio Tommasi perchè credi alle puttanate che pubblicano su NoTriv? Estrazione di petrolio? Oltre a ciò, se passa l’emendamento, i giacimenti attivi verranno chiusi quando ci sarà il rinnovo alla scadenza della concessione. In questo modo, tutti i soldi spesi per trivellare i giacimenti di metano, saranno stati soldi buttati via. Perderanno il lavoro i dipendenti di fabbriche che lavorano per la produzione di trivelle, tubi per l’estrazione, aziende che producono tecnologia adibita alla trivellazione, dipendenti delle piattaforme e delle raffinerie o delle centrali di smistamento, e non solo loro. Dovremo importare da altri TUTTO il carburante, in un periodo in cui NON possiamo permettercelo. Ci verrà a costare talmente tanto che dovremo pagare persino ai distributori bianchi dei prezzi proibitivi. Sai quanta gente rimarrà a casa senza lavoro, Saverio Tommasi?

Torno al punto cinque pubblicato da Greenpeace:

LA RICCHEZZA DEL NOSTRO PAESE NON È IL PETROLIO

Il 17 aprile puoi scegliere: lasciare che i nostri mari diventino un far west di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo, oppure far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura.

Riporto ora una parte dell’articolo del Sole24Ore del 6 novembre 2014 dal titolo “La Croazia trivella l’Adriatico, l’Italia è ferma“:

L’Italia ha da sempre trivellato l’Adriatico, dove abbiamo più di 1.300 pozzi e decine di piattaforme soprattutto davanti al turistificio emiliano-romagnolo, dove non sono emersi in decenni problemi con pesca e turismo, la Croazia non ha mai perforato il mare dalmata, se non in modo sporadico.

 

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