Editoriale

Gli odiosi post dei complottisti contro i bambini dicono molto su di noi

Gli odiosi post dei complottisti contro i bambini dicono molto su di noi come società. E dicono molto su cosa “il paradosso della tolleranza” ci abbia portato a tollerare.

Gli odiosi post dei complottisti contro i bambini dicono molto su di noi

Prima di credere nel folle relativismo culturale di “Questo è pensiero mio e non mi potete criticare”, di affollare le community notes di X di accorati appelli a non scrivere Community Notes come se la realtà fosse un costrutto flessibile  da patteggiare, guardate l’orrore che vi ha portato.

Gli odiosi post dei complottisti contro i bambini dicono molto su di noi

Capita di vedere un post sponsorizzato dell’UNICEF che parla di bambini. Perché in tutto il mondo sono i bambini a pagare colpe per gli adulti. A Natale dovremmo essere più buoni: ma basta trovarsi un post sponsorizzato che chiede pochi euro per il cibo terapeutico, e salta fuori di tutto.

Il complottista convinto che la fame nel mondo, anzi, il cibo terapeutico sia un complotto dell’onnipresente (e plurimorto) Soros, gente che urla “al burqa” a caso, l’immancabile pasionario/pasionaria fuori tempo massimo che fa campagna elettorale ululando contro un Renzi invisibile e persone pronte a giurare che la morte di migliaia per bambini per fame sia un ottimo modo per ridurre la popolazione mondiale.

Magari dopo aver incolpato Soros del complotto che di fatto loro vorrebbero.

Lascio a voi ogni commento, tenendone uno per me: la “tolleranza per il pensiero altrui” senza se e senza ma ha ufficialmente rotto il ca**o.

Lo ha fatto con le orde di individui corsi come salmoni a farsi bannare perché offesi dal nostro precedente messaggio in cui ricordavamo che prendersela con una nonna che ha la nipote morta perché osa non comparire in pubblico vestita di stracci neri e piangendo a comando per il loro sollazzo è disumano, lo sta facendo ora, lo fa in futuro.

Tu hai il diritto ad esprimere la tua opinione, il resto del mondo ha diritto ad additarla come una brutale e crudele inconferenza.

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