Vi avevamo parlato dell’imminente cambio di nome di Facebook (la società): il nome è arrivato, ed è Meta.
Nelle puntate precedenti Mark Zuckerberg aveva annunciato di avere una grande aspirazione e un grande problema da risolvere per fine mese.
Facebook, il nome della sua azienda, ormai gli stava decisamente stretto. Avere una azienda col nome del tuo prodotto principale ha una certa attrattiva, ma attualmente Facebook (l’azienda) non è più solo Facebook (il social).
Facebook (l’azienda) ormai ha smesso di essere “la ditta che fa il Social Network” da un bel pezzo. Parliamo ora di una impresa statunitense che controlla Facebook, WhatsApp e Instagram, che produce i dispositivi per la realtà virtuale Oculus Rift e offre una serie di servizi ad essi connessi.
Si parla sostanzialmente di un “Metaverse”: un universo di strumenti in mano ad una stessa azienda.
Universo che secondo le interviste aveva bisogno di un nuovo nome, ma che Zuckerberg era in enormi difficoltà nel trovare. Alla fine ha prevalso la praticità, ed una certa mancanza di fantasia.
O quantomeno, Meta è la soluzione alla crisi della nomenclatura evidenziata più immediata da tempi di Coso della Sebino Giochi.
Ovviamente come chiamerai una società che rappresenta un “metaverso”, un insieme di servizi collegati?
La chiami “Meta” e non ne riparli più.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, dal “termine greco che significa oltre”, per celebrare il momento in cui Facebook da semplice progetto di uno studente universitario è diventato l’araldo di un mondo di servizi interconnessi.
E che nella nuova visione di “Meta” diventerà un “Metaverso” dove è possibile usare tutti i servizi collegati e citati per “lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, produrre”.
Ad esempio (con un ovvio riferimento a Oculus Rift) partecipare in presenza virtuale ad eventi, e avere una vita virtuale attiva come quella reale.
Obiettivo perseguibile da una società che di fatto controlla la condivisione di immagini, socialità, messaggeria e realtà virtuale.
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