Nessuna Fonte

È infondata la fake news di “Gino Strada il Picchiatore”

Ci segnalano i nostri contatti il ritorno della Catena di S. Antonio di “Gino Strada il Picchiatore”.

Ovvio, era prevedibile sarebbe tornata. Molto prevedibile.

I lutti hanno un brutto vizio: fanno saltare fuori gli haters come i funghi perché i cadaveri, tra le loro brutte qualità, hanno quella di non sapersi difendere da soli.

Con gran coraggio e sprezzo del pericolo (sarcasmo) chi diffondeva fake news in passato, lo rifarà a pochi secondi da una morte tragica certo che l’inevitabile silenzio della salma passerà per ammissione.

Quindi ci ritroviamo a rileggere la bufala di Gino Strada il Picchiatore:

Dedicata a Gino Strada da M*****C*******:

“MOSUL, QUANDO I MIEI FRATELLI DELLA FOLGORE TI PORTAVANO FERITI CIVILI ,BAMBINI COMPRESI E LI FACEVI ASPETTARE FUORI DALL’OSPEDALE, PERCHE’ ERI INTENTO A MEDICARE I RIBELLI PER FARLI TORNARE A COMBATTERE CHE CAZZO CI DI DICI? SE LI DOVEVANO CARICARE SUI BLINDO FARE 70 KM PER PORTARLI NELLA LORO BASE E QUALCUNO NON ARRIVAVA VIVO.. CHE CI DICI CARO CHIAVE INGLESE, SI PERCHE’ TI CHIAMAVAMO COSI CHIAVE INGLESE ALL’UNIVERSITA’, PERCHE’ GIRAVI CON UNA CHIAVE DA 24 SOTTO L’ESCHIMO ERI IL CAPO DEI PICCHIATORI, IL NOSTRO MEDICO NE HA SALVATI 120 DI QUELLI DA TE RIFIUTATI, FACCI IL C ..DEL PIACERE FATTI UN BIGLIETTO DI SOLO ANDATA E NON CI RUBARE PIU SOLDI”

Già l’uso spregiudicato del tutto maiuscolo, la grammatica volutamente carente a mimesi del linguaggio ggentista semplice e ruffiano trasudano una captatio benevolentiae che sfocia nella bufala del giustiziere: chiunque abbia vergato queste ingiuriose parole punta alla pancia della gente, sobilla e fomenta il suo uditorio contro Gino Strada per ottenere quel microshock psicologico che porta l’utente a condividere prima, pensare dopo.

Quando pensare è troppo tardi.

I colleghi di BUTAC arrivarono già per primi sull’analisi, individuando alcuni elementi fondanti su cui anche la nostra analisi preliminare verte: siamo di fronte ad una serie di accuse ben precise e senza alcuna sostanza o costrutto.

Come non funziona l’onere della prova

Immaginate una mattina di essere fermati per la vita da uno sconosciuto che, dopo avervi ostacolato il passo, cominci ad urlare a tutti

Guardate questo bastardo, lui è un assassino bastardo che ha ucciso mio fratello che gli volevo bene in quanto tale! Questo assassino bastardo gira armato perché è un bastardo venite qui a cacciare questo assassino bastardo che il giorno tale ha ucciso mio fratello, il bastardo!

Ed immaginate che nella folla urlante qualcuno si unisca al vociare del perfetto sconosciuto ed urli

Sì assassino bastardo! Dicci dov’eri il giorno tale, brutto assassino!

Non vi è ombra di dubbio che non sareste tenuti a fare altro che chiamare la polizia e querelare per diffamazione chi vi ha dato dell’assassino e chi ha condiviso a gran voce il suo appello, senza dover fornire altre spiegazioni.

Vige infatti in Italia, per fortuna, il principio della presunzione di innocenza, per cui è colui che vuole far valere in giudizio il fatto controverso a doverlo dichiarare come tale.

Sostanzialmente, se qualcuno ti accusa di un reato a caso, e non ha prove in mano, può compere uno tra i seguenti tre reati:

  1. Diffamazione (art. 595 cp) quando tale accusa viene rivolta di fronte ad un vasto uditorio, senza necessità della tua presenza;
  2. Ingiuria (art. 594 cp) quando tale accusa viene rivolta direttamente al soggetto con lo scopo di offenderlo ledendo la sua onorabilità e reputazione;
  3. Calunnia (art. 368 cp) qualora ci si rivolga all’autorità costituita denunciando un reato inesistente, o diffondendo pubblicamente la voce che un determinato soggetto sia colpevole di reati perseguibili di ufficio, quindi idoneamente principiando in capo ad un innocente un procedimento penale ingiusto per mera velleità di ledere con artificio il suo onore.

Di questo appello non sappiamo niente: di sicuro, questo appello è la prima “fonte” in assoluto che denuncia Gino Strada come presunto “capo dei picchiatori”, e non sappiamo neppure se chi ha scritto l’appello sia mai stato all’università con Gino Strada come dichiara.

Cosa ci porta a ritenere il falso

Altresì non vi è alcuna prova di ogni altro dei capi di accusa: per quel che ne sappiamo, questo appello potrebbe non far neppure capo al misterioso M. C. ma potrebbe essere l’apocrifo di qualcuno in vena di diffamazione che ha buttato lì il primo nome che capita autodichiarandosi contemporaneamente Parà della Folgore, Universitario e Testimone, il tutto facendo l’accento Svedese come Fantozzi nel noto sketch.

Altrimenti saprebbe bene che a  Milano c’erano sì movimenti studenteschi, ma Gino Strada non è registrato come parte delle azioni più violente degli stessi

Anche in questo caso, come per il simile caso di Giobbe Covatta, ricordiamo a chi volesse comunque condividere l’appello perché “Potrebbe essere vero” che il rischio minimo è un periodo di reclusione dai sei ai tre anni per diffamazione aggravata dal mezzo.

Rischio anticipato da BUTAC ai suoi tempi, e reso particolarmente odioso perché questa volta si colpisce un cadavere.

E, per “un pugno di likes”, non ne vale la pena.

Smettete di (ri)condividere la bufala di Gino Strada il Picchiatore.

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