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DISINFORMAZIONE Ai profughi di Livorno l'hotel con piscina non basta più – Bufale.net


Spesso il lettore, vuoi per pigrizia o per eccessiva fiducia, si ferma solo al titolo di un articolo (che sia pubblicato online o nel cartaceo, poco cambia) o alle prime righe. Questo fa si che i giornalisti o i gestori di certi siti, alla caccia di lettori e condivisioni, riportino titolo distorti o semplicemente citanti solo una parte dell’informazione per generare indignazione e rabbia (utili a rendere virale una notizia).
Anna Maria ci segnala un articolo pubblicato oggi, 27 maggio 2015, dal sito “Piovegovernoladro“. Il titolo dell’articolo da analizzare? “Livorno: ai profughi una stanza d’hotel, piscina, tablet e rimborso spese non bastano più“. Quali sono le possibili reazioni di alcuni lettori? Indignazione, rabbia e invidia verso chi si trova di fatto in piscina a carico degli altri mentre ascolta musica e naviga con il tablet. Se però leggessero il contenuto dell’articolo capirebbero che la motivazione della protesta è un’altra ed è ben diversa.
L’articolo del sito “Piovegovernoladro” non è altro che il copia incolla (con gli stessi errori di battitura) dell’articolo del 25 maggio 2015 de Il Giornale dal titolo “Livorno, i profughi in hotel con piscina: Grazie, ma ci annoiamo“. L’impostazione è di fatto diversa, ma anche in questo caso riporta solo una parte della storia, quella che conviene per rendere la notizia virale.
Ecco come inizia l’articolo de Il Giornale:

Ai profughi una stanza d’hotel, piscina, tablet e rimborso spese non bastano più. Vogliono altro. Insomma l’Italia e l’Europa spendono fiumi di euro per garantire un’accoglienza dignitosa a chi arriva sulle nostre coste invano.
Almeno è questo il quadro che emerge da Livorno dove 13 profughi che qualche giorno fa si erano lamentati per la loro destinazione, chiedendo un albergo con stanze dignitose, adesso, pur essendo stati accontentati si lamentano ancora. L’8 maggio scorso i tredici africani avevano rifiutato una destinazione perchè sprovvista di wi fi, chiedendone una con conssessione internet. Dopo l’impabarzzo in Prefettura, i tredici profughi sono stati trasferiti all’hotel “La Rosa dei venti”, una struttura alberghiera di Pisa provvista anche di Piscina. Ma a quanto pare non è bastato. I profughi continuano a lamentarsi. Il look hip-hop, i 13 profughi stanno a bordo piscina con tanto di cuffie e tablet in mano. Intervistati da un cornista del Tirreno però confessano di non gradire questo tipo di ospitalità: “Ci annoiamo, perché stiamo vivendo lo stesso giorno da un anno e mezzo.

Qualcuno potrebbe dire “che bella vita”, “sempre in vacanza”, che vogliono di più? Arriviamo, finalmente, al vero tema da trattare:

Chiediamo solo che ci diano i documenti che abbiamo chiesto per poter essere liberi di realizzare i nostri sogni in Italia. Ognuno di noi ha dei progetti: c’è chi vorrebbe tornare a studiare e chi cerca un lavoro. Qui, lontani dal centro del paese, siamo in trappola“. E ancora: “Aspettiamo qui perché non sappiamo dove andare. Vorremmo solo che si facesse in fretta e che si trovasse il modo per riempire le nostre giornate. Siamo stanchi e annoiati“.
Per il loro soggiorno, alla “Rosa dei venti” gli africani percepiscono 2,50 euro al giorno dall’associazione Diogene che a sua volta beneficia di un contributo di circa 35 euro per ogni profugo grazie al bando della prefettura. “Ma che ce ne facciamo? Non sono niente a confronto dello stipendio garantito da un lavoro. Siamo in prigione, nessuno viene a sistemare le camere e manca la lavatrice. Mangiamo pasta da mesi. Ringraziamo dell’accoglienza ma vorremmo solo poter essere liberi di scegliere la nostra sorte che sia lo studio o un lavoro“.

Capite quindi che non sono alla ricerca di ulteriori confort o di privilegi, al contrario vogliono lavorare, studiare e realizzarsi. Questa è la notizia vera e propria di questo articolo, il quale titolo doveva essere piuttosto “Profughi: vogliamo studiare e lavorare“.
L’articolo de Il Tirreno, citato da Il Giornale, riporta un video intervento del suo direttore, Omar Monestier, che spiega sinteticamente e correttamente l’argomento proponendo delle soluzioni a riguardo: impegnarli per lavori socialmente utili.
Ripetiamo spesso ai nostri lettori: non fermatevi al titolo, leggete tutto e approfondite.

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