Cosa sappiamo del giovane hacker 15enne, e quel molto che non sappiamo

Si fa presto, molto presto a dire “il giovane hacker 15enne” che devia le navi nel Mediterraneo e cambia i suoi voti. Del resto il celebre film Wargames comincia proprio così: un annoiato giovane hacker cerca di cambiare i voti a scuola e rubare i videogiochi più belli e innovativi dalle grandi case di informatica, e finisce a scatenare una “Guerra termonucleare globale” insegnando ad un supercomputer la verità dell’amore.
Ma in realtà la vita vera non nè così.
Cosa sappiamo del giovane hacker 15enne, e quel molto che non sappiamo
Secondo la storia arrivata alla stampa in mattinata, un giovane 15enne, all’insaputa dei suoi genitori avrebbe usato le sue potenti conoscenze per “cambiare i voti a scuola ed entrare nel sistema di controllo di petroliere e navi”.
Ma la realtà dei fatti non è sempre così luminosa e luccicante. E gli hacker non sono le figure dei film e dei telefilim, con le dita sempre sulla tastiera e il PowerGlove Nintendo sulla mano pronti a compiere diverse magie.

Cosa sappiamo del giovane hacker 15enne, e quel molto che non sappiamo – Scena di Wargames
Appare per prima la smentita del Ministero, per cui “non risultano accessi o violazioni nei sistemi informativi”. Più nello specifico, come riferito in una nota di questa mattina, “l’episodio segnalato, di cui sono in corso approfondimenti con le autorità competenti, ha riguardato molto probabilmente un accesso non autorizzato al registro elettronico che, si ricorda, non è uno strumento gestito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. È importante sottolineare che ciascuna scuola è autonoma nella scelta e nella contrattualizzazione dei registri elettronici con le aziende specializzate che, sul territorio, erogano questo servizio”.
È quindi la stessa logica vista per il precedente hacker del ministero: possiamo comodamente dichiarare hacker qualcuno che per avventura ha avuto visione delle password di qualcosa, ma questo non lo rende una figura romantica e geniale.
Un ragazzino trova le password del registro elettronico e le usa. È un hacker? Tecnicamente parlando sì. Non soggiace però all’immagine romantica del “Piccolo grande mago dei computer”.
Quantomeno, sarebbe come dichiarare un topo di appartamento che, trovata una chiave incustodita, decida di entrare nella casa nel cui giardino l’ha trovata il nuovo erede di Houdinì e David Copperfield in grado di aprire ogni serratura.
Possiamo quindi ipotizzare comodamente la figura di un hacker in grado di fare molte cose: ma non certo nel modo che la stampa ama descrivere, quel modo romantico.
Se persino Kevin Mitnick, “Il Condor”, decano di tutti gli hacker prosaicamente frugava nei cassonetti e telefonava “con l’accento svedese” alle ditte suo bersaglio millantando di essere un dipendente bisognoso di dati, l’esito in questo caso è già scritto.
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