Animal Crossing: il gioco della Pandemia (ma con una lunga storia)

Nel 2020 accanto al COVID il genere umano scoprì Animal Crossing, saga videoludica approdata in quel periodo per la console Nintendo Switch nel suo attuale ultimo capitolo.
Gioco feelgood, gioco del benessere, simulazione di normalità in un mondo che all’epoca nulla più sembrava avere di normale, ma che nasce proprio a cavallo di quel 2001 che è argine tra il mondo del retrocomputing e il mondo che retro non è, ma vintage.

Animal Crossing: il gioco della Pandemia (ma con una lunga storia)
Fiumi di parole si sono scritti sull’ultimo capitolo della saga: ma non sarebbe una rubrica retro se non partissimo dal primo.
C’era una volta la Foresta degli Animali…
Il primo capitolo della saga di Animal Crossing arriva in un periodo di crisi: non pandemica, ma economica e culturale per Nintendo. Nintendo aveva perso il treno delle console a disco ottico con una serie di cattive decisioni commerciali che portarono SONY a lanciare la PlayStation e Ken Kutaragi, il “padre della PlayStation” a passare da sostenitore di Nintendo a suo rivale.
Nintendo aveva perso le esclusive Square, che rifiutava di fare giochi su un mezzo limitato come le cartucce e passò a SONY col celeberrimo Final Fantasy VII, e il Nintendo 64 non era più l’esplosivo successo che era stato il suo predecessore, il SNES, ma un eterno secondo.
Nel 2001, all’alba dell’arrivo del GameCube, Nintendo decide di far uscire un gioco solo per il mercato giapponese.
Kazuya Eguchi, il programmatore di Animal Forest, non era l’ultimo arrivato nel mondo dei videogiochi. Era la mente dietro un altro gioco di animali antropomorfi, sia pur assai bellicosi: la saga di Star Fox

Eguchi con Aya Kyogoku, direttrice del progetto New Horizons
Con Dōbutsu no Mori (どうぶつの森, Dōbutsu no Mori, lett. “Foresta degli animali” ) però volle creare non un gioco di bellicosi animali marziali pronti a salvare le galassie, ma rivivere l’esperienza di isolamento e straniamento (tenetela da parte, ci ritorneremo) che aveva patito più volte nella vita. La prima volta quando giovane programmatore di belle speranze aveva lasciato il tetto natio per vivere da solo e cominciare la sua vita adulta, la seconda volta quando, ormai adulto e affermato, si rese conto che non avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per spenderlo coi suoi figli e la sua famiglia.
Nintendo gli diede via libera per cercare di popolarizzare il Nintendo 64DD, la nuova fallimentare risposta alla PlayStation, un add-on che avrebbe dovuto competere con la PlayStation usando l’ormai desueto sistema dei floppy disk per espandere le capacità delle cartucce introducendo il concetto di ambienti che potevano essere permanentemente modificati dal giocatore e ospitando giochi più performanti
Il fallimento del 64DD fece in modo che Animal Forest non arrivasse sugli scaffali prima del 2001.
Cosa era Animal Forest, e perché abbiamo rischiato di non avere Animal Crossing
Animal Forest era un gioco ma non era un gioco. Era uno slice of life, gioco senza fine, una simulazione aperta. Un Villager, un abitante del villaggio, un giovanotto all’inizio del gioco si trasferisce in un tipico villaggio giapponese nei boschi, la foresta degli Animali, popolato però da teneri e dolci animaletti antropomorfi
Anche questa è una scelta dovuta al fallimento del 64DD: nelle intenzioni di Nintendo, allontanandosi un po’ dalla visione idillica di Eguchi, Animal Forest avrebbe dovuto essere “Minecraft prima di Minecraft”, con una serie di “boss e dungeon”, i primi da sfidare, i secondi da esplorare, con l’aiuto dei nuovi abitanti del villaggio, animaletti con le loro diverse abitudini (gli animali notturni sarebbero rimasti a dormire nelle loro casine di giorno e viceversa), ma doversi limitare agli stretti confini di una cartuccia costrinse Nintendo a limitarsi, fortunatamente per il franchise tutto, allo slice of life.

La copertina di Dōbutsu no Mori
Nella versione finale si rimase dunque con un inizio tipico di molti capitoli del franchise: il villager, ragazzino o ragazzina appena andato via di casa, viaggia su un treno per le bucoliche campagne giapponesi venendo accostato dal gattino Girolamo (nome italiano preso dalle attuali traduzioni ufficiali), personaggio apparso in tutti i giochi.
Girolamo scopre che il giocatore semplicemente è appena andato via di casa e non ha un posto dove andare e contatta il tanuki (procione antropomorfo) Tom Nook, proprietario di un negozio nella Foresta degli Animali e gli chiede di aiutarlo a trovare una casa al giovanotto.
Tom Nook in tutti i giochi è un personaggio amichevole e paterno, ma con una forte etica sociale tipicamente Giapponese del lavoro: aiuterà quindi il giocatore come richiesto da Girolamo, ma anziché dargli semplicemente una casa gli presterà i soldi per comprarne una, accettando di essere pagato con tanti piccoli “lavoretti”, ovvero accettando di comprare frutta, pesci e fiori dal giocatore e vendergli il necessario per vivere, accettando senza fretta il pagamento del debito.
Nella Foresta il giocatore non è solo: altri teneri animaletti sono suoi concittadini, e la collettività è arricchita da altri animaletti speciali con un loro lavoro, come Blatero il gufo che gestisce un museo naturale, sempre a caccia di fossili da esibire e pesci e insetti da mostrare, Resetti, la talpa che appare per sgridare i giocatori che non salvano il gioco (rovinando così l’esperienza dello slice of life), K.K. Slider, un cagnolino musicista ispirato all’autore delle musiche del gioco che ogni sabato attiverà “i titoli di coda” del gioco suonando una canzone per il giocatore (ovviamente il gioco non finirà lì), la giraffa modista Griffa e altri buffi animali.

Intro di Dobutsu no Mori
Nello stesso gioco fino a quattro giocatori umani potevano avere le loro casette: nell’intenzione di Eguchi questo avrebbe reso possibile, ad esempio, ad una famiglia di avere figli in grado di giocare nel pomeriggio e genitori tornati dal lavoro in grado di visitare la città dei loro figli, restando insieme anche se separati.
Animal Forest era uno dei pochi giochi ad usare il Nintendo Controller Pak, scheda di salvataggio che consentiva di “andare a visitare” i villaggi di altri giocatori tuoi amici “salvando” il tuo personaggio in una sorta di trenino virtuale gestito dallo scimmiotto Ciufciuf: una edizione limitata del gioco aveva un apposito Controller Pak con una lettera del CEO Shigeru Miyamoto che lodava le gioie del “giocare assieme” e “collaborare”, con un riferimento all’iterazione fantasy che il gioco avrebbe potuto essere.
Nelle intenzioni di Nintendo Animal Forest/Dōbutsu no Mori avrebbe dovuto nascere e morire lì.
Era un gioco intriso profondamente di cultura Giapponese: ogni Capodanno era possibile visitare un tempio shintoista e una serie di citazioni erano intraducibili fuori dalla cultura giapponese.
Le cose cambiarono nel corso dell’anno successivo.
Da Animal Forest ad Animal Crossing
Dōbutsu no Mori uscì ad Aprile del 2001: a Dicembre Dōbutsu no Mori+ fu rilasciato come porting/versione estesa per la nuova console Nintendo, il GameCube, con possibilità di spedire a Nintendo un Controller Pak e una scheda di memoria GameCube per traslocare il proprio villaggio nella nuova console, approfittando quindi delle capacità della nuova console, tra cui un orologio interno e maggiori potenzialità di calcolo e grafiche.
Il villaggio si arricchì di nuovi personaggi e funzioni, come un nuovo museo per Blatero e il sindaco del paesello, una gentile tartaruga di nome Tortimer, nonché la capacità di sbloccaare minigiochi con il cavo di connessione da GameCube a GameBoy Advance e l’uso dell’e-reader per sbloccare eventi e invitare animaletti scansionando un codice, antenata della funzione Amiibo che vedremo.
Questa volta Nintendo però si pose il problema dell’estero, incaricando Nate Bihldorff e Rich Amtower di tradurre e localizzare il gioco per la sensibilità occidentale, introducendo nuovi dialoghi e eventi ispirati all’Occidente stesso, come San Valentino, il Giorno della Marmotta, il Pesce d’Aprile e la Festa del Ringraziamento (chiamata nei vari giochi “Festa del Raccolto” o “Festa del Tacchino” con la trasformazione di Cedrone, il tacchino da ospite timoroso di essere mangiato a cuoco di fama mondiale (nel mondo degli animaletti parlanti, almeno) incaricato di ammanire una lussuosa tavolata per i suoi amici.

Arriva Animal Crossing
La serie di modifiche piacque così tanto a Nintendo che non solo fu dato il via libera per l’esportazione, ma Animal Crossing fu ri-ritradotto in Dōbutsu no Mori e+, versione Giapponese con tutte le modifiche introdotte in Animal Crossing e una serie di carte collezionabili per invitare nuovio bestioli con e-Reader, usando il Pozzo dei Desideri, versione occidentale del tempio Shintoista, per manifestare i dati degli animaletti “scaricati” usando le eCard.
Le versioni GameCube del gioco introdussero un’isola gestita dal Kappa Remo, raggiungibile con un GameBoy Advance collegato: se per il passaggio da Nintendo 64 a GameCube era obbligatorio pagare la somma simbolica dell’equivalente in yen di cinque dollari a Nintendo, per il passaggio da Dōbutsu no Mori + a Dōbutsu no Mori e+ è semplicemente possibile caricare il gioco e dire al gattino Girolamo di averlo già incontrato nella passata iterazione del gioco: il gioco trasferirà i dati di salvataggio, salvo alcuni oggetti accumulati dal giocatore, nel nuovo gioco.
Alcuni “Pionieri” ricevettero una “beta avanzata del gioco, praticamente finita” con un mese di anticipo rispetto agli altri.
I 125 Pionieri furono scelti con un concorso nel quale gli veniva semplicemente chiesto di sspiegare in breve perché loro avrebbero dovuto scegliersi. Gli fu detto semplicemente di divertirsi, giocare e creare hype, e dopo un mese avrebbero potuto usare la scheda di salvataggio nel gicoo finito, previa dicussione coi programmatori del gioco per stanare eventuali bug dell’ultimo minuto.
La “beta quasi finita” si rivelò essere perfetta e tecnicamente i 125 pionieri avevano già lo stesso gioco di tutti gli altri.
Da lì in poi, Animal Crossing divenne compagno di ogni release Nintendo.
La seconda generazione
Mentre Animal Forest, nelle vesti di Dòngwù Sēnlín, ebbe un’ultimissima release in Cina per l’iQue, l’improbabile “GameCube in un joypad” venduto in Cina dal 2003 in poi e abbandonato dal 2016 (con la chiusura dei server necessari a scaricare giochi nel 2018) nel 2006, diventando l’ultimo gioco Nintendo venduto in Cina per l’iQue il resto del mondo ebbe una seconda generazione di giochi della saga di Animal Crosssing.
Animal Crossing: Wild World del 2005 (un anno prima di Dòngwù Sēnlín) fu il primo gioco portatile della saga in assoluto, distribuito sul Nintendo DS. Nonostante la portabilità, continuò ad avere il multiplayer voluto dall’autore originale, con quattro giocatori pronti a darsi il cambio nello stesso villaggio e l’arrivo di nuovi animaletti speciali, come Bartolo il piccione barista, Frodolo l’otaria assicuratore truffaldino, Pasqualo il filosofo e Strizzo lo psicologo, tutorial vivente della funzione che consentiva di dare emozioni al giocatore.
Con l’arrivo dell’era digitale il trenino di Ciufciuf divenne anche esso 2.0: non avevi bisogno di recarti fisicamente a casa di un amico per visitare la sua città, ma inserendo dei codici per andare online bastava che le console di entrambi fossero connessse ad Internet.

Chiosco per Nintendo iQue
Nel 2008 Animal Crossing tornò, per l’ultima volta, su una console fissa, stante l’abbandono successivo delle console “solo fisso” nato con le Switch. Lo fece con City Life/Let’s Go to the City, versione del gioco in cui il villaggio si arricchì di un autobus per portare l’abitante in città a godere di negozi, discoteche e beni di lusso, con la possibilità di trasferire dati dal DS, o di usare il DS (come in passato) per recarsi a visitare la città di un amico non connesso ad Internet, unico mezzo ancora possibile dopo la chiusura dei server Wii.
City Folk introdusse nuovi abitanti e la possibilità di scaricare nuovi contenuti
Fu inoltre venduto con un bundle comprendente un microfono da usare per comunicare con gli altri abitanti dei villaggi da visitare.
E per molto tempo, fu l’ultimo gioco della saga, accompagnato da spin-off

Boxart di Let’s Go to the City e New Leaf (prima edizione)
Il mondo di Animal Crossing nella seconda generazione crebbe di lore: Tom Nook si rivelò essere stato un giovane procione idealista che aveva imparato l’importanza del danaro e del saldare i propri debiti cercando di diventare ricco in città prima di riparare nella Foresta degli animali, con due piccoli nipotini adottivi pronti ad aiutarlo.
Nel 2012 una novità riportò la saga sul 3DS, sfruttando le possibilità (pseudo)3D della console: era arrivato New Leaf. Tortimer da questo capitolo in poi smette di essere un sindaco e diventa un pensionato: al suo posto la cagnolina Fuffi ti comunicherà che gli animaletti hanno deciso di renderti loro sindaco a furor di popolo e quindi oltre a lavorare per ripagare Tom Nook dovrai usare i tuoi fondi e capacità per abbellire il villaggio e munirlo di servizi moderni.
Tra le vittime dei “tagli del nuovo sindaco” appare proprio l’arcigno Resetti: l’iraconda talpa che ti sgridava per aver salvato divenne un personaggio opzionale e sbloccabile: allo scopo di non spaventare i bambini “moderni” con i suoi rimproveri, al momento in cui ti viene offerto di sbloccarlo lamenta di essere burbero ma buono, e di essere stato “degradato” perché faceva paura, ma voleva semplicemente asssicurarsi che la tua esperienza di gioco fosse genuina e, dato il consumo di batteria della console portatile, nella sua ultima iterazione da “guardiano dei salvataggi” si dichiarava incline a perdonarti in caso ti fossi dimenticato di caricare la batteria.
Gli spin off
Nel 2006 Animal Crossing ebbe un film animato, solo in Giappone, che ripercorreva le ambientazioni delicate e affettuose della serie di videogiochi seguendo le avventure dell’umana Ai nel villaggio degli animaletti.

Boxart di Happy Home Designer
Nel 2015 un gioco per Nintendo 3DS, Happy Home Designer, diede a Frodolo un lavoro onesto come agente immobiliare e al giocatore il laavoro di diventare consulente di arredo per gli animaletti/abitanti apparsi nei capitoli principali della saga, sostituendo le ormai desuete carte e-Reader con le carte Amiibo, figurine con chip NFC raffiguranti i diversi animaletti da invitare per vendere loro i tuoi servizi.
Il concetto di Amiibo fu incorporato in New Leaf nel 2016, che ricevette un aggiornamento qualità gratuito e una release su cartucce 3DS (esattamente come sta avvenendo ora per molti giochi Switch su Switch 2) e in Amibo Festival per WiiU del 2016, dove diventava possibile usare le carte Amiibo per invitare vari animaletti a giocare con te.
All’improvviso, la pandemia
Se tutt’ora il sottoscritto ha Animal Crossing: New Horizons in digitale nella memoria della Switch c’è un motivo.
Animal Crossing: New Horizons era già nelle idee di Nintendo dai tempi di New Leaf, come il capitolo più ambizioso della saga, anche se non era chiaro coa sarebbe arrivato dopo Wii e Nintendo DS.
Alla fine arrivò la Switch, e nel 2018 fu annunciato il nuovo capitolo della Saga.
Che arrivò a Marzo 2020, in tutto il mondo, durante una pandemia devastante, con una “trama” che per un caso di eterogenesi dei fini non poteva essere più adatta al momento.

L’inizio di una nuova avventura
Fuffi e Nook dopo essersi divisi il mondo della serie ufficiale degli Spin-off ora lavorano assieme, e Tom Nook ora non è più un umile procione rigattiere ancorché ricchissimo, ma propone la vendita di isole deserte ad umani e animaletti pronti a creare la loro civiltà da sogno.
Capirete che nelle città chiuse in lockdown dalla pandemia, avere un’isoletta virtuale senza lockdown e coprifuoco non poteva essere il miglior sales pitch per un Procione immaginario.
Il gattino Girolamo (che ora appare ogni Primo Maggio per proporti un labirinto da esplorare) e lo scimmiotto Ciufciuf sono stati ora sostituiti dai due Dodo piloti gestori di un idrovolante pronto a portarti sulla tua isola dei sogni e scorrazzarti nei cieli per visitare isole di altri giocatori sparsi per il mondo (altra cosa importantissima in Pandemia).
Tutte le novità dei capitoli passati furono incorporate, dall’inizio o nel corso di aggiornamenti successivi, nel gioco.
Le e-Card per invitare nuovi animaletti? Ufficialmente rimpiazzate dalle Amiibo Card, con l’aggiunta della “serie speciale” per avere cinque animaletti speciali in giro per il villaggio, fan delle creature del mondo Sanrio e con casette piene di gadget ispirati a Hello Kitty e co. da condividere con te, o animaletti desiderati come il gatto Raymond.
L’Isola degli Animali per gli utenti del GameBoy Advance? Ora il “Capitano Remo”, che da New Leaf ha una famiglia ed una figlia e un’isolotto dove comprare merce fatta a mano dalla mogliettina, può portarti in giro per isolotti tropicali dove cercare legna e frutta per costruire la tua isola da sogno.

Il tema del viaggio colpiva forte durante la Pandemia
Happy Home Design? Torna come espansione a pagamento per vendere casine delle vacanze ad animaletti in cerca di emozioni.
Ancora una volta sei un sindaco, ancora una volta benvoluto dai tuoi simili animaletti, ancora una volta con un debito da pagare che renderà la tua casa dall’essere una semplice tenda una dimora con più stanze e servizi da comprare, e con Volpolo pronto a venderti quadri falsi, con l’occasionale quadro vero da riconoscere con un po’ di conoscenza delle arti.
Il burbero Resetti? Switch e Switch 2 gestiscono i salvataggi da soli, ora gestisce un suo elicottero privato che userà per riportarti a casa se i tuoi esperimenti di scavo e perfezionamento dell’isola ti hanno lasciato bloccato, con qualche mugugno e invito a stare attenti
Ogni domenica mattina una cinghialetta apparirà per venderti rape con cui giocatore in borsa, una radio ti consentirà di fare esercizi mattutini come tutti i bravi bambini giapponesi usando i Joycon e potrai comprare semenze per creare un tuo piccolo orticello trovando sempre nuovi modi per aiutare animaletti bisognosi di aiuto e compagnia.
Le origini della saga come GdR ibrido “Minecraft prima di Minecraft” ritornano con una nuova dinamica di gioco basata sul crafting, nella quale è possibile costruire oggetti sempre più raffinati per migliorare “la tua vita di colono isolano” e migliorare la tua vita e quella dei tuoi vicini animali.

Il senso di comunità
In più di un modo: ricordate che il lancio avvenne durante la Pandemia, no? Animal Crosssing: New Horizons Divenne un “vaccino mentale”, un esercizio zen.
Un “luogo non luogo” dove la normalità era stata preservata in una piccola capsula del tempo.
Nel 2001 nessuno avrebbe previsto che coppie costrette ad annullare viaggi di nozze e matrimoni pubblici per la Pandemia li avrebbero riprodotti su Animal Crossing, che ci sarebbero stati studi su come le famiglie, riunite in modo fisico e virtuale da un gioco, avrebbero superato lo stress pandemico.

Raccolta di carte Amiibo per invitare nuovi animaletti
Nessuno avrebbe previsto che “l’aereo virtuale” di Dodo Airlines sarebbe stato l’unico modo per visitare un “congiunto” senza limitarsi ad una fredda e asettica telefonata.
Nessuno avrebbe previsto lezioni in DAD su un’isola tropicale di bestioline parlanti.
Eppure Animal Crossing: New Horizon fece il miracolo, diventando il gioco della saga più venduto e il secondo gioco più venduto della prima Switch dopo Mario Kart 8 Deluxe.
Animal Crossing: oggi
Oggi esiste un app per cellulare, Animal Crossing: Pocket Camp, un campeggio virtuale di umani e bestioline. Ci sono ancora fumetti ispirati ad una vita isolana fatta di tornei di pesca, caccia agli insetti (ora gestiti dai figli degli animaletti che nei primi capitoli ospitavano le discipline), foto e passeggiate.
Animal Crossing è “l’anti gioco”, è quello che in fondo è il padre e la madre di tutti i giochi “senza una conclusione”, spaccati di vita il cui scopo è semplicemente lasciarsi andare un po’, chiudendo il mondo fuori dalla porta.
Un fenomeno di costume, con personaggi tracimati in saghe come Mario Kart 8 o Smash Bros., l’eterno tornare ad un idillico mondo di pace e armonia, tra una pandemia ed una guerra.
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