Bufala

“WeTaxi vuole la liberalizzazione delle licenze”, la bufala corre su WhatsApp

WeTaxi vuole la liberalizzazione delle licenze è quel genere di bufala che ci conferma cose a noi già note. Ad esempio il fatto che WhatsApp sia diventato un covo carbonaro di bufalari seriali convinti di essere impuniti.

Partiamo dal messaggino che ci è stato inoltrato. Notate niente di strano?

WeTaxi vuole la liberalizzazione delle licenze

Ve lo diciamo noi cosa c’è di strano in questo bizzarro ritaglio. E lo diciamo con le parole del Rick di Affari di Famiglia, noto esperto di estimo del Banco dei Pegni più amato dalla TV

Non lo so Rick, a me sembra falso…

Il presunto ritaglio di Reuters è evidentemente un taroccone immondo.

Fatto con le stesse tecniche che hanno portato migliaia di indinniati somaristi a credere allo scontrino del “Centro Inmigrazione Emigrati” (sic!).

Internet è pieno di programmi, sia online che su cellulare, facilmente raggiungibili. Gli dai in pasto la notizia ed un finto quotidiano, e l’app ti restituisce una finta foto di una paginetta di giornale ritagliata e spiegazzata da spammare ovunque.

Naturalmente lo scopo è la semplice burla: ma siamo nel paese in cui per un’intera notte un numero ingente di inqualificabili ha telefonato al cellulare di una donna incinta minacciandola di stupro ed altre violenze se non avesse detto alla Mafia di smettere i suoi crimini, tronfia così di aver sottomesso con la loro virilità Rosy Abate, Regina della Mafia, protagonista di una nota fiction.

In una nazione che crede a tutto, il rito della “foto scattata col cellulare, quindi sicuramente vero” è sacro.

E non importa che Reuters non abbia mai rilasciato una simile agenzia, peraltro redatta in un italiano obrobrioso.

Non importa che non comprendiamo perché il fantomatico e inesistente Satish Rajesh dovrebbe scrivere l’equivalente di un bacio Perugina acchiappalike.

E non importa neppure che sappiamo almeno dal 2018 che

Ma il caso MyTaxi è diverso da quello di Uber. «Non abbiamo mai avuto problemi di tipo normativo», dice Barbara Covili. «La discussione sulla legge 21 del 1992 non ci interessa. Noi ci muoviamo perfettamente nel perimetro delle leggi esistenti, lavorando con tassisti con regolare licenza. E ora la sentenza dell’Antitrust apre il mercato a maggiori possibilità sia per i tassisti, sia per i nostri concorrenti, ma anche per i passeggeri».

E quindi il tema della liberalizzazione delle licenze è indifferente a WeTaxi. Che, ciliegina sulla torta, sarebbe straniera solo se Torino fosse uno Stato Estero.

L’obiettivo è palese: attaccare una compagnia scomoda dietro il presunto anonimato di un finto ritaglio di giornale di un finto giornalista su WhatsApp. Ben riparati da una selva di condivisori, carne da macello per eventuali azioni legali della compagnia.

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