Precisazioni

UNESCO: “Chi è più istruito aumenta la minaccia alla sostenibilità”

Gira da qualche giorno su twitter un’immagine che dovrebbe suscitare diffidenza solo dalla grafica adottata. Ecco qui l’ennesimo capolavoro del complottismo sovranista. Anche stavolta è stato tirato in ballo l’UNESCO, come quella volta in cui consacrò l’Islam come religione più pacifica del mondo.

E allora per farci inquinare di meno ci vogliono levare il diritto all’istruzione? Non c’è cosa più lontana dalla verità. Abbiamo controllato se quel trafiletto facesse parte effettivamente di questo famigerato ‘Toolkit’ rilasciato dall’UNESCO. Ebbene sì, viene proprio da lì. Ma significa davvero quello che l’utente di Twitter paventa?

L’UNESCO vuole renderci meno “studiati” in nome della sopravvivenza della specie umana?

Una premessa: il trafiletto esiste, e fa parte di un documento di ben 130 pagine (ecco il link), facilmente reperibile sul sito dell’UNESCO. È disponibile in inglese, francese e spagnolo. Ovviamente il contesto da cui è tratto è, neanche a dirlo, leggermente più ampio e complicato di come vuole farlo intendere l’utente allarmista.

«Eh ma quello che conta è il senso», potranno dire i soliti pressapochisti.

Appunto, togliere una frase dal luogo in cui è nata le regala un significato assolutamente diverso. Dunque, armiamoci di pazienza e cerchiamo di individuare la cornice di senso in cui si inserisce la frase incriminata «Una maggiore istruzione aumenta la minaccia di sostenibilità».

«Due dei maggiori problemi nel dialogo internazionale sulla sostenibilità sono la popolazione e il consumo di risorse. L’aumento di popolazione e di uso di risorse si pensa mettano a repentaglio un futuro sostenibile, e l’educazione è legata sia al tasso di fertilità che al consumo di risorse. L’emancipazione femminile riduce il tasso di fertilità e quindi l’aumento di popolazione. […] Ma anche il suo opposto è vero, per la relazione che intercorre tra l’educazione e l’utilizzo di risorse. In genere le persone più istruite, che hanno stipendi più alti, consumano più risorse di persone meno istruite, che tendono ad avere stipendi più bassi. In questo caso, una maggiore istruzione aumenta la minaccia alla sostenibilità».

Eccola! Allora è proprio vero: l’UNESCO vuole l’estinzione delle culture Occidentali e l’ignoranza dell’Uomo Bianco tramite l’emancipazione femminile!

Ovviamente no.

Il documento prosegue così:

«Sfortunatamente, le nazioni più istruite lasciano impronte ecologiche più profonde, avendo il più alto tasso di consumi pro-capite. I consumi portano all’estrazione di risorse e a manifatture in tutto il mondo. I grafici […], per esempio, mostrano come negli USA più dell’80 % della popolazione abbia superato il diploma, e circa il 25% abbia fatto almeno 4 anni di università. Le statistiche inoltre mostrano che l’uso e lo spreco di energia pro-capite negli USA è il più alto nel mondo. Nel caso degli USA, più istruzione non significa più sostenibilità. Chiaramente, che i cittadini raggiungano un alto livello di istruzione non è sufficiente per creare una società sostenibile. La sfida è di elevare i livelli di istruzione senza incrementare la domanda di risorse e di consumi di beni, che accompagnano la produzione di inquinamento».

Eccetera eccetera eccetera. Dunque la soluzione all’inquinamento è la negazione di un diritto fondamentale come quello dell’istruzione? Giammai. Sembra si sia scoperta l’acqua calda nel dire che i cittadini delle moderne democrazie Occidentali inquinino di più degli abitanti del Terzo Mondo. E badate bene, stiamo parlando in generale di singoli individui. Un Nord Americano chiaramente inquina più di un Cinese, che inquina più di un Indiano (link nell’immagine).

Ma l’obiettivo di Strumenti di istruzione per uno sviluppo sostenibile non è quello di azzerare l’istruzione, ma di renderla compatibile con uno sviluppo sostenibile. Ancora una volta potevano essere risparmiate le centinaia di commenti di indignazione sotto una frase il cui significato, estrapolato da contesto, è facilmente manipolabile. Attenzione, sempre.

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