Se parliamo del Ministro Speranza non vaccinato non ne usciamo più. Una frase semplice, che racchiude il problema più grande che arriva da chi avanza tesi complottiste in Italia. Quel modo di pensare e di parlare per cui si ha ragione a prescindere, fino a prova contraria, come se fosse la difesa a dover dimostrare qualcosa. Ancora oggi, a settembre, qualcuno ipotizza che il ministro abbia trattato gli italiani come cavie, evitando la somministrazione di quello che continua ad essere definito “siero sperimentale”. La notizia risale a giugno, quando Bassetti polemizzò in tal senso, ma molti hanno tirato fuori questa storia come se fosse attuale.
Una storia che va avanti da quasi tre mesi. Non è un caso che a metà giugno, anche sulle nostre pagine, siamo stati costretti a portare alla vostra attenzione un chiarimento sul Ministro Speranza non vaccinato. Il diretto interessato, semplicemente, ha aspettato il proprio turno, senza saltare la coda. E così la vaccinazione è avvenuta in piena estate. In teoria, alcuni scatti social riguardanti l’evento in questione avrebbero dovuto mettere la parola fine alla vicenda, ma così non è stato.
Da un lato abbiamo chi non si sia ancora documentato, parlando appunto del Ministro Speranza non vaccinato, dall’altro chi si arrampica sugli specchi una volta preso atto della foto. Vedere per credere i commenti che si trovano sotto lo specifico articolo pubblico a suo tempo da Gds. Tra coloro che lo criticano per non essersi recato in un centro vaccinale e chi ritiene che gli abbiano iniettato acqua, si arriva ad una conclusione molto semplice e banale.
In sostanza, i complottisti hanno ragione a prescindere. Se c’è uno scatto che smentisce la tesi sul Ministro Speranza non vaccinato, si passa allo step successivo. Nessuno può sapere cosa gli sia stato iniettato, così come i tanti vocali NoVax che circolano su WhatsApp saranno sempre di dubbia origine. Altro esempio riguarda le presunte correlazioni temporali tra somministrazione del vaccino e decessi, visto che nessuno ha tra le mani i documenti sulle autopsie. Il punto in comune è sempre lo stesso: chi accusa deve dimostrare. Non l’opposto.
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